Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/10/2022 Qui - Dopo Il cittadino illustre, torna la coppia di registi argentini (Mariano Cohn/Gastón Duprat) con una satira meta-filmica posatamente graffiante. Il cinema stesso diventa qui bersaglio di un elegante sfottò che non lascia spazi vuoti, dall'industria (il produttore che neanche sa ciò che andrà a finanziare) agli artisti (i surreali esercizi imposti dalla Penelope Cruz, i fanciulleschi attriti fra il "prestigioso" snob Oscar Martínez e il "popolare" cafone Antonio Banderas), dal lancio del prodotto (la conferenza stampa) al film nella sua essenza (il finale, a sorpresa ma non tanto). La dinamicità non è di casa, ma il cast è sopraffino e l'umorismo trascinante (non mi è dispiaciuto ma non lo riguarderei mai più). Voto: 6
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giovedì 27 ottobre 2022
venerdì 29 novembre 2019
Capitano Koblic (2016)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/11/2019 Qui
Tema e genere: Un thriller drammatico che ha come tema la dittatura argentina tra il 1976 e il 1983.
Trama: Nel 1977, durante la dittatura argentina, un ex pilota della Marina disobbedisce agli ordini e diventa un ricercato. Decide allora di nascondersi in una piccola città del sud, dove la sua presenza catturerà presto l'attenzione di un violento maresciallo senza scrupoli.
Recensione: Il dramma dei desaparecidos è raccontato attraverso una storia a mezza strada tra un noir e un western. Al centro della vicenda un uomo di origine polacche che fugge (giustamente) dall'orrore della dittatura argentina perché rifiutatosi di scaricare persone narcotizzate, ancora vive, in mezzo all'oceano. Ma se il passato potrebbe non fare sconti, anche il presente potrebbe (la meschinità umana, interpretata qui da Oscar Martinez, e non solo, mai svanisce), figuriamoci il futuro. Dopo essersi imposto negli anni Ottanta e Novanta come produttore e sceneggiatore argentino di serie televisive tra i più prolifici, Sebastian Borenzstein si cimenta nella regia cinematografica. Sugli schermi italiani è noto per Cosa piove dal cielo? con cui ottiene il premio Goya, l'equivalente spagnolo degli Oscar. Sullo sfondo di una delle pagine più buie della Storia argentina, Capitano Koblic pur prediligendo la scrittura di genere del noir (anche se in modo leggero), non perde di vista l'importanza della tematica affrontata (anche se tende spesso a divagare dalla suddetta), quella appunto de "I voli della morte". Un crimine di lesa umanità, uno dei modi più aberranti utilizzati per uccidere prigionieri politici e non, come si legge dallo sconcertante incipit del film, un film che, dalla fattura classica, per la scelta di una narrazione lineare, privilegia la caratterizzazione dei personaggi rispetto al ritmo (azzeccata la scelta del cast, in particolare di Ricardo Darìn nei panni della figura positiva del comandante, che rifiuta di aprire il portellone del proprio aereo, prendendosi il tempo di descrivere quel clima di terrore e prevaricazione). Aiuta poi la scelta di un paesaggio desolato e isolato, dove si consumano rapporti di forza sul piano sociale, e quella delle vicende private dei personaggi (la giovane donna, interpretata dalla bella Inma Cuesta, costretta ad accettare una relazione incestuosa), in cui ognuno, a proprio modo, è responsabile del proprio agire. Il risveglio della coscienza di un uomo è il risveglio di una nazione. I personaggi assumono una valenza simbolica e austera in un clima teso e opprimente. Il finale (che offre una speranza alla ribellione) è un lampo di luce. E così il film appassiona (degnamente) ed emoziona (sconcertando a più riprese). Certo, non sempre la sceneggiatura riesce a disegnare personaggi secondari all'altezza, certo, la storia d'amore pare non molto funzionale e persino forzata, certo, si poteva fare meglio, ma film interessante (storicamente e non) è questo.
venerdì 17 maggio 2019
Il cittadino illustre (2016)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/03/2018 Qui - Sorprende e diletta Il cittadino illustre (El ciudadano ilustre), il film di Gastón Duprat e Mariano Cohn del 2016, che ricorre con maestria all'ironia e allo humor sottile per raccontare il dramma di uno scrittore ormai privo di idee e lanciare una sottile critica a una certa società. Un'opera che conferma il valore del cinema argentino (come già visto con l'agghiacciante El Clan), che oltre a raccontare la storia convincente di un uomo smarrito, riesce a far ridere e riflettere grazie alla straordinaria interpretazione di un gruppo di attori ben calibrati (a cominciare ovviamente dal protagonista Oscar Martinez, Coppa Volpi a Venezia come miglior attore), a una sceneggiatura quasi perfetta e a una regia curata dal punto di vista estetico e scenografico. Il cittadino illustre infatti è una pellicola dove l'ironia e la commedia si fondono bene con il cinismo e il dramma, presentando un mix di passioni ed emozioni magari poco originali, ma capaci di coinvolgere lo spettatore in maniera riflessiva e con un pizzico di mistero. Perché in questo film, che vuole raccontare di quanto la fama, la notorietà, l'eccellenza, nasconda insidie e pericoli dettate da invidie, gelosie, bisogni e ricordi da cancellare, realtà e fantasia sono facce della stessa medaglia. D'altronde in questa commedia grottesca (altresì ricca di dettagli significativi) in cui si ironizza sul rapporto tra lo scrittore e la sua opera, dinamiche estreme e ai limiti del paradosso, soprattutto nell'enigmatico finale che sconquassa le nostre salde certezze portandoci a ripercorrere, riflettere e reinterpretare l'intero film, non solo strappano una risata genuina nello spettatore, ma ci fanno discretamente (ed efficacemente) riflettere sul rapporto tra reale ed immaginario (poiché se in Neruda la sovrapposizione di questi elementi non risultava armonico, qui dato che si tratta di una commedia, sì).
lunedì 12 novembre 2018
Storie pazzesche (2014)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 24/01/2016 Qui - Storie pazzesche è un film argentino del 2014, co-prodotto anche da Pedro Almodóvar. E' stato candidato come miglior film in lingua straniera all'87ª edizione degli Academy Awards. Il premio è poi andato a La Grande Bellezza, di cui in parte è simile nei contenuti, un mosaico della contemporaneità dolorosamente realistica. Secondo me però meritava l'Oscar perché francamente è migliore. Vendetta, corruzione, malvagità, tradimento e tante altre meschinità sono gli argomenti del film. Il film è un'antologia di sei cortometraggi uniti dal tema comune della violenza e della vendetta. A partire dal prologo (forse il migliore, fantastico): un uomo decide di vendicarsi di tutti quelli che gli hanno fatto del male riunendoli in un luogo improbabile; un gangster capita per caso nel diner dove lavora la figlia di una delle sue vittime; un diverbio fra automobilisti si trasforma in un massacro; un ingegnere vessato dalle multe trova il modo di vendicarsi; un incidente automobilistico dà il via ad una gara fra avvoltoi; un matrimonio da favola sfocia in un'escalation di insulti e ricatti. Sei storie che potranno apparire inverosimili ed esasperate, ma le cronache quotidiane dei nostri tempi, sulla stampa, in TV, online, raccontano storie ancora più pazzesche. Sei storie indipendenti l'una dall'altra, senza un apparente filo conduttore che le unifichi, ma il filo conduttore, che riunisce vicende tanto diverse, in effetti idealmente esiste. Consiste nella difficoltà di conciliare i diversi comportamenti umani. Il tentativo di far prevalere ragioni personali e, pur avendone a volte sacrosanta, di ragione, non intravedendo altre soluzioni, la scelta orrenda di risolvere tutto con la violenza. Le sofferenze causate da ingiustizie e umiliazioni, il desiderio di rivalsa, seguito dalla vendetta, se non si trovano soluzioni diverse, il contrasto tra l'aspirazione alla giustizia e lo scontro con una selva di regolamenti nei labirinti burocratici. Storie argentine, certamente esasperate, ma forse riproducibili nel resto del mondo. Alle difficoltà del vivere si risponde con la vendetta? Oppure adeguandosi, rassegnati, alla vita così com'è?
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