Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/11/2019 Qui
Tema e genere: Un thriller drammatico che ha come tema la dittatura argentina tra il 1976 e il 1983.
Trama: Nel 1977, durante la dittatura argentina, un ex pilota della Marina disobbedisce agli ordini e diventa un ricercato. Decide allora di nascondersi in una piccola città del sud, dove la sua presenza catturerà presto l'attenzione di un violento maresciallo senza scrupoli.
Recensione: Il dramma dei desaparecidos è raccontato attraverso una storia a mezza strada tra un noir e un western. Al centro della vicenda un uomo di origine polacche che fugge (giustamente) dall'orrore della dittatura argentina perché rifiutatosi di scaricare persone narcotizzate, ancora vive, in mezzo all'oceano. Ma se il passato potrebbe non fare sconti, anche il presente potrebbe (la meschinità umana, interpretata qui da Oscar Martinez, e non solo, mai svanisce), figuriamoci il futuro. Dopo essersi imposto negli anni Ottanta e Novanta come produttore e sceneggiatore argentino di serie televisive tra i più prolifici, Sebastian Borenzstein si cimenta nella regia cinematografica. Sugli schermi italiani è noto per Cosa piove dal cielo? con cui ottiene il premio Goya, l'equivalente spagnolo degli Oscar. Sullo sfondo di una delle pagine più buie della Storia argentina, Capitano Koblic pur prediligendo la scrittura di genere del noir (anche se in modo leggero), non perde di vista l'importanza della tematica affrontata (anche se tende spesso a divagare dalla suddetta), quella appunto de "I voli della morte". Un crimine di lesa umanità, uno dei modi più aberranti utilizzati per uccidere prigionieri politici e non, come si legge dallo sconcertante incipit del film, un film che, dalla fattura classica, per la scelta di una narrazione lineare, privilegia la caratterizzazione dei personaggi rispetto al ritmo (azzeccata la scelta del cast, in particolare di Ricardo Darìn nei panni della figura positiva del comandante, che rifiuta di aprire il portellone del proprio aereo, prendendosi il tempo di descrivere quel clima di terrore e prevaricazione). Aiuta poi la scelta di un paesaggio desolato e isolato, dove si consumano rapporti di forza sul piano sociale, e quella delle vicende private dei personaggi (la giovane donna, interpretata dalla bella Inma Cuesta, costretta ad accettare una relazione incestuosa), in cui ognuno, a proprio modo, è responsabile del proprio agire. Il risveglio della coscienza di un uomo è il risveglio di una nazione. I personaggi assumono una valenza simbolica e austera in un clima teso e opprimente. Il finale (che offre una speranza alla ribellione) è un lampo di luce. E così il film appassiona (degnamente) ed emoziona (sconcertando a più riprese). Certo, non sempre la sceneggiatura riesce a disegnare personaggi secondari all'altezza, certo, la storia d'amore pare non molto funzionale e persino forzata, certo, si poteva fare meglio, ma film interessante (storicamente e non) è questo.
Regia/Sceneggiatura/Aspetto tecnico/Cast: Piccolo film di qualità (media qualità) proveniente dall'interessante Argentina. Il Sudamerica si conferma terra di nuovi cineasti. A fare da supporto due grandi attori. Il primo è il conosciutissimo Ricardo Darìn, icona del cinema della sua nazione, sempre misurato e di spessore, il secondo è il meno conosciuto Oscar Martinez, capace di dare un taglio laido ed inquietante ad un personaggio apparentemente minore. Il regista Sebastian Borenzstein riesce a costruire un'opera serrata con toni che vanno dal noir al western, dando anche un forte riscontro sugli anni più bui della dittatura dei generali. Un film di "genere" (molto ben ambientato e accuratamente ricostruito nei suoi drammatici connotati di cronaca nera più devastante) che sa descrivere un popolo e un periodo storico senza indulgere in sentimentalismi e ricami.
Regia/Sceneggiatura/Aspetto tecnico/Cast: Piccolo film di qualità (media qualità) proveniente dall'interessante Argentina. Il Sudamerica si conferma terra di nuovi cineasti. A fare da supporto due grandi attori. Il primo è il conosciutissimo Ricardo Darìn, icona del cinema della sua nazione, sempre misurato e di spessore, il secondo è il meno conosciuto Oscar Martinez, capace di dare un taglio laido ed inquietante ad un personaggio apparentemente minore. Il regista Sebastian Borenzstein riesce a costruire un'opera serrata con toni che vanno dal noir al western, dando anche un forte riscontro sugli anni più bui della dittatura dei generali. Un film di "genere" (molto ben ambientato e accuratamente ricostruito nei suoi drammatici connotati di cronaca nera più devastante) che sa descrivere un popolo e un periodo storico senza indulgere in sentimentalismi e ricami.
Commento Finale: Un film che strizza forse un po' eccessivamente l'occhio ad un accumulo non sempre credibile di suspense, ma che si lascia guardare, pur senza avvincere veramente (e nonostante alcuni difetti evidenti), ripercorrendo con rigore e valida documentazione uno dei momenti più drammatici e disumani di una dittatura tremenda come e più di ogni altra.
Consigliato: Sullo sfondo della terribile vicenda dei desaparecidos argentini si dipana questa pellicola che non appare memorabile ma comunque vedibile.
Voto: 6
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