Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 14/11/2019 Qui
Tema e genere: Horror soprannaturale basato sui fatti riportati dalla coppia di ricercatori del paranormale Ed e Lorraine Warren, le cui esperienze in precedenza avevano già ispirato film come Amityville Horror e The Haunting in Connecticut.
Trama: Una famiglia si trasferisce in una villa di campagna, scatenando l'ira di oscure presenze: due famosi demonologi si occupano del caso.
Recensione: Partiamo dicendo che i canonici ingredienti da film horror sono tutti ben presenti: casa in campagna isolata, famigliola felice che rimane sconvolta dagli eventi, presenze più o meno demoniache, porte che scricchiolano, strane bambole, persone possedute ed esorcismi. Insomma fino a qui nulla di nuovo. Ciò che fa però funzionare il film è la capacità del regista James Wan di evocare (senza inventarsi nulla) la paura con i vecchi strumenti del mestiere: appunto una famiglia, una presenza demoniaca e una casa che da qualsiasi impressione tranne quella di essere un posto sicuro e accomodante, tipico delle abitazioni degli horror anni '70-'80, ma gestendo bene la suspense. A ciò ci si aggiunga in questa pellicola costruita come si deve (la trama inizialmente procede lenta ma senza intoppi, lo sviluppo di tutta la vicenda è buono rendendosi in grado di suscitare interesse e curiosità nello spettatore), una buona attenzione per i dettagli percettivi, visivi o uditivi che siano (discreta la fotografia di John R. Leonetti, che sguazza nelle ombre ma con la capacità di non farci perdere alcun dettaglio né di affaticarci la vista, ed azzeccate le apocalittiche musiche di Joseph Bishara, discreto inoltre il trucco), anche se poi non fa gridare al miracolo (il che è comunque un demerito relativo). E come se non bastassero, si fa subito forza con un'introduzione efficace dei coniugi Warren, il che conferisce una cospicua dose di credibilità, apre con furbizia ulteriori strade (vedi la bambola "Annabelle", che vedrà poi un "suo" film), insomma ogni mossa ha dietro un suo perché, tangibile o meno all'interno del film. E così sfruttando vagonate di archetipi del genere, dai rumori ai dettagli demoniaci, riesce a creare una buona suspense, anche se a dire il vero poi quando deve esplodere definitivamente paventa qualche balbettio in più. In tal senso risulta emblematica la parte finale (altresì un po' ingenua), infatti quando sopraggiunge il più bello poi quest'ultimo non dura a sufficienza (risoluzione non in linea con la durata del film) per ghiacciare il sangue (anche se il messaggio è positivo). Stimolanti invece i titoli di coda, studiati per accrescere ulteriormente la soggezione, d'altronde nel cinema di James Wan la maestria nell'utilizzo del mezzo va di pari passo con un'idea globale che guarda indietro, riprendendo stilemi collaudati, ed ancor di più avanti per aprirsi sempre più strade. Molto apprezzato dal pubblico, probabilmente più scaltro che completamente riuscito, ha evidenti meriti, qualcosa di meno convincente e può contare su un buon cast che va dal feticcio horror dell'autore (Patrick Wilson, già presente in Insidious) a delle vere donne sopra la media come Vera Farmiga (candidata Premio Oscar nel 2010 con "Oltre le nuvole") e Lili Taylor che sanno conferire ai loro personaggi paure e consapevolezza. Era difficile apportare grosse novità su un tema che è stato ritrattato più e più volte, ma c'è da dire che il regista James Wan (colui che nel 2004 ha creato il primo, e forse unico meritevole di una certa attenzione, della saga di Saw) è del tutto in grado di rendere la pellicola molto interessante (giacché sa come muovere la macchina per creare la suspense giusta in sequenze al cardiopalma). Questo a dimostrazione che in un mondo in cui (quello del cinema) le idee scarseggiano, se il film viene girato da un regista che sa il fatto suo, ne uscirà lo stesso un buon prodotto. Un prodotto di discreta fattura, che decisamente sa spaventare, mantenendo una certa credibilità. Un buon film che tiene attaccati alla poltrona e a un film horror non si può chiedere molto altro. Un buon horror, che a tutti gli appassionati del genere non può di certo mancare.
Regia/Sceneggiatura/Aspetto tecnico/Cast: Il film si inserisce appieno nel filone della case infestate, cui lo stesso James Wan (che anche qui coglie l'occasione per mettere in scena il suo feticismo per le bambole) si era già cimentato nel precedente (e più originale, un po' migliore) Insidious. L'impronta è chiaramente fideistica, tanto che lo si può definire un film religioso (un po' come L'esorcista), ed in base a questo approccio regia e sceneggiatura si sono mosse nell'orchestrazione dell'intreccio (a lieto fine grazie a Dio) e della messinscena (suspense da j-horror, senza truculenze né morti violente) improntata alla suspense. Ormai i fan dell'horror conoscono a menadito le situazioni proposte, ciò non toglie che l'abile Wan riesca ad imbastire momenti di sicuro impatto (altre volte invece tende a ritardare un po' troppo il momento clou). Ciò è possibile anche grazie a personaggi meno stereotipati del solito, fra cui spiccano senz'altro i coniugi Warren (interpretati con convinzione da Patrick Wilson, già presente in Insidious, e Vera Farmiga, quanto mai a suo agio in questa prova nell'horror), sorta di esorcisti laici dalla fede incrollabile ma di umana fragilità. Buono infine l'impianto scenico e fotografico della pellicola, in cui tutto è finalizzato a rendere l'atmosfera e le ambientazione delle pellicole horror datate proprio anni '70, anni in cui è ambientato il film.
Commento Finale: James Wan utilizza tutti gli espedienti classici del cinema dell'orrore per creare un film sulla possessione dove il sangue non scorre praticamente mai. Si tratta di porte che cigolano, armadi che sbattono o ombre nel buio, il risultato poteva essere elementare ma James Wan ha una certa attenzione per i dettagli e dimostra un certo talento nel far inquadrare la casa infestata con i suoi piani lunghi e gli zoom lenti. In finale si tratta quindi di un gradevole ritorno al classico, dove non contano le morti ma solo gli spaventi e soprattutto un buon esempio di horror dove senza banalità si può dimostrare come il bene vincerebbe sul male nella maniera più semplice.
Consigliato: L'evocazione è un film da vedere e rivedere, esempio che con una buona idea e uno stile/omaggio che vira ai film horror che hanno fatto storia, si può costruire un prodotto di intrattenimento degno del nome che porta. Se siete amanti dei film che trattano fenomeni di poltergeist, antiche maledizioni, case infestate e indagatori del paranormale questo film fa sicuramente per voi, ma anche per lo spettatore che storce il naso facilmente che "ha già visto tutto", The Conjuring può regalare ugualmente 112 minuti di intrattenimento senza spremere troppo le meningi.
Voto: 6,5
Trama: Una famiglia si trasferisce in una villa di campagna, scatenando l'ira di oscure presenze: due famosi demonologi si occupano del caso.
Recensione: Partiamo dicendo che i canonici ingredienti da film horror sono tutti ben presenti: casa in campagna isolata, famigliola felice che rimane sconvolta dagli eventi, presenze più o meno demoniache, porte che scricchiolano, strane bambole, persone possedute ed esorcismi. Insomma fino a qui nulla di nuovo. Ciò che fa però funzionare il film è la capacità del regista James Wan di evocare (senza inventarsi nulla) la paura con i vecchi strumenti del mestiere: appunto una famiglia, una presenza demoniaca e una casa che da qualsiasi impressione tranne quella di essere un posto sicuro e accomodante, tipico delle abitazioni degli horror anni '70-'80, ma gestendo bene la suspense. A ciò ci si aggiunga in questa pellicola costruita come si deve (la trama inizialmente procede lenta ma senza intoppi, lo sviluppo di tutta la vicenda è buono rendendosi in grado di suscitare interesse e curiosità nello spettatore), una buona attenzione per i dettagli percettivi, visivi o uditivi che siano (discreta la fotografia di John R. Leonetti, che sguazza nelle ombre ma con la capacità di non farci perdere alcun dettaglio né di affaticarci la vista, ed azzeccate le apocalittiche musiche di Joseph Bishara, discreto inoltre il trucco), anche se poi non fa gridare al miracolo (il che è comunque un demerito relativo). E come se non bastassero, si fa subito forza con un'introduzione efficace dei coniugi Warren, il che conferisce una cospicua dose di credibilità, apre con furbizia ulteriori strade (vedi la bambola "Annabelle", che vedrà poi un "suo" film), insomma ogni mossa ha dietro un suo perché, tangibile o meno all'interno del film. E così sfruttando vagonate di archetipi del genere, dai rumori ai dettagli demoniaci, riesce a creare una buona suspense, anche se a dire il vero poi quando deve esplodere definitivamente paventa qualche balbettio in più. In tal senso risulta emblematica la parte finale (altresì un po' ingenua), infatti quando sopraggiunge il più bello poi quest'ultimo non dura a sufficienza (risoluzione non in linea con la durata del film) per ghiacciare il sangue (anche se il messaggio è positivo). Stimolanti invece i titoli di coda, studiati per accrescere ulteriormente la soggezione, d'altronde nel cinema di James Wan la maestria nell'utilizzo del mezzo va di pari passo con un'idea globale che guarda indietro, riprendendo stilemi collaudati, ed ancor di più avanti per aprirsi sempre più strade. Molto apprezzato dal pubblico, probabilmente più scaltro che completamente riuscito, ha evidenti meriti, qualcosa di meno convincente e può contare su un buon cast che va dal feticcio horror dell'autore (Patrick Wilson, già presente in Insidious) a delle vere donne sopra la media come Vera Farmiga (candidata Premio Oscar nel 2010 con "Oltre le nuvole") e Lili Taylor che sanno conferire ai loro personaggi paure e consapevolezza. Era difficile apportare grosse novità su un tema che è stato ritrattato più e più volte, ma c'è da dire che il regista James Wan (colui che nel 2004 ha creato il primo, e forse unico meritevole di una certa attenzione, della saga di Saw) è del tutto in grado di rendere la pellicola molto interessante (giacché sa come muovere la macchina per creare la suspense giusta in sequenze al cardiopalma). Questo a dimostrazione che in un mondo in cui (quello del cinema) le idee scarseggiano, se il film viene girato da un regista che sa il fatto suo, ne uscirà lo stesso un buon prodotto. Un prodotto di discreta fattura, che decisamente sa spaventare, mantenendo una certa credibilità. Un buon film che tiene attaccati alla poltrona e a un film horror non si può chiedere molto altro. Un buon horror, che a tutti gli appassionati del genere non può di certo mancare.
Regia/Sceneggiatura/Aspetto tecnico/Cast: Il film si inserisce appieno nel filone della case infestate, cui lo stesso James Wan (che anche qui coglie l'occasione per mettere in scena il suo feticismo per le bambole) si era già cimentato nel precedente (e più originale, un po' migliore) Insidious. L'impronta è chiaramente fideistica, tanto che lo si può definire un film religioso (un po' come L'esorcista), ed in base a questo approccio regia e sceneggiatura si sono mosse nell'orchestrazione dell'intreccio (a lieto fine grazie a Dio) e della messinscena (suspense da j-horror, senza truculenze né morti violente) improntata alla suspense. Ormai i fan dell'horror conoscono a menadito le situazioni proposte, ciò non toglie che l'abile Wan riesca ad imbastire momenti di sicuro impatto (altre volte invece tende a ritardare un po' troppo il momento clou). Ciò è possibile anche grazie a personaggi meno stereotipati del solito, fra cui spiccano senz'altro i coniugi Warren (interpretati con convinzione da Patrick Wilson, già presente in Insidious, e Vera Farmiga, quanto mai a suo agio in questa prova nell'horror), sorta di esorcisti laici dalla fede incrollabile ma di umana fragilità. Buono infine l'impianto scenico e fotografico della pellicola, in cui tutto è finalizzato a rendere l'atmosfera e le ambientazione delle pellicole horror datate proprio anni '70, anni in cui è ambientato il film.
Commento Finale: James Wan utilizza tutti gli espedienti classici del cinema dell'orrore per creare un film sulla possessione dove il sangue non scorre praticamente mai. Si tratta di porte che cigolano, armadi che sbattono o ombre nel buio, il risultato poteva essere elementare ma James Wan ha una certa attenzione per i dettagli e dimostra un certo talento nel far inquadrare la casa infestata con i suoi piani lunghi e gli zoom lenti. In finale si tratta quindi di un gradevole ritorno al classico, dove non contano le morti ma solo gli spaventi e soprattutto un buon esempio di horror dove senza banalità si può dimostrare come il bene vincerebbe sul male nella maniera più semplice.
Consigliato: L'evocazione è un film da vedere e rivedere, esempio che con una buona idea e uno stile/omaggio che vira ai film horror che hanno fatto storia, si può costruire un prodotto di intrattenimento degno del nome che porta. Se siete amanti dei film che trattano fenomeni di poltergeist, antiche maledizioni, case infestate e indagatori del paranormale questo film fa sicuramente per voi, ma anche per lo spettatore che storce il naso facilmente che "ha già visto tutto", The Conjuring può regalare ugualmente 112 minuti di intrattenimento senza spremere troppo le meningi.
Voto: 6,5
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