giovedì 28 novembre 2019

L'eroe (2019)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/11/2019 Qui
Tema e genere: L'opera prima di Cristiano Anania con protagonista Salvatore Esposito, racconta la parabola della debolezza umana divisa tra etica e interesse.
Trama: Giorgio è un mediocre ma ambizioso giornalista trentenne. La sua vita cambia bruscamente quando il direttore del giornale decide di trasferirlo in una redazione di provincia. Proprio quando crede di aver trovato la sua nuova dimensione di vita, il direttore del giornale annuncia a Giorgio il suo licenziamento. Solo lo scioccante rapimento per mano di ignoti del nipote del più importante imprenditore locale restituirà a Giorgio il suo lavoro di corrispondente.
Recensione: Bisogna innanzitutto dire che questo ambizioso giallo dalle tinte noir, non convince propriamente del tutto, e poi bisogna dire che quel non del tutto non basta a salvare il film, come non basta la bravura ed il talento di attore di Salvatore Esposito. Quest'ultimo infatti, che si porta il film sulle spalle, è sicuramente efficace nel disegnare per sottrazione un personaggio alquanto enigmatico, chiuso, però non per questo poco comunicativo o noioso, peccato che il film per quanto permeato di idee ed intenzioni anche interessanti, alla fin fine non dona assolutamente nulla allo spettatore, se non confusione, disagio e perplessità di fronte ad un iter narrativo confuso e ben poco strutturato. Di base il problema più grosso di L'eroe è proprio nel manico, nella regia che appesantisce e soffoca una sceneggiatura di per sé non esattamente raffinata o ben strutturata, piena (per carità) di buone intenzioni che però rimangono tali. I personaggi sono tutti alquanto prevedibili, forzati, le situazioni narrative, i dialoghi appaiono sovente illogici e non approfonditi, la stessa messa in scena di per sé assomiglia a certi prodotti televisivi di scarso valore che ammorbano i nostri palinsesti. Il tutto sicuramente viene poi appesantito da una colonna sonora alquanto roboante e che sa di déjà-vu ogni minuto che passa, vanificando il bel montaggio e la fotografia. Il cast si muove quasi sempre con passo malfermo: d'altronde è difficile, da personaggi così scarni, trarre una qualsivoglia performance che ne esalti un contenuto che, in questo caso, manca già di partenza. Abbiamo la giovane bella ed ingenua (Marta Gastini, non nuova a film mediocri, come Bentornato Presidente), la donna di potere severa e mentitrice (Cristina Donadio, direttamente da Gomorra insieme al protagonista), la madre fragile (la Tiziana, Enrica Guidi de I delitti del BarLume), il meridionale pigro (Fabio Ferrari, storico protagonista de I ragazzi della 3ª C), lo scemo del villaggio (Vincenzo Nemolato), il capo malvagio (il sempre bravo Paolo Sassanelli), i carabinieri altezzosi e inefficienti (uno di questi interpretato da Pino Quartullo). Poco o nulla di nuovo sotto il sole.
Regia/Sceneggiatura/Aspetto tecnico/CastCristiano Anania, dopo aver collaborato come assistente con alcuni grandi del cinema, e dopo aver realizzato diversi spot pubblicitari e cortometraggi, giunge al suo primo film, di cui cura sceneggiatura e regia. Chiarissimi sono i modelli a cui fa riferimento per la stesura del suo giallo a tinte noir, contornato da personaggi ambigui e misteriosi. Non è un caso che quella che ci viene illustrata in questo lungometraggio è una vera e propria parabola sulla debolezza umana, sulla difficoltà di far coincidere etica e interessi personali, peccato che seppur lo stile registico sia buono, alcuni buchi nella sceneggiatura non rendano L'eroe un film all'altezza delle ambizioni del suo autore e delle aspettative dei suoi spettatori (e il finale più che far riflettere sembra una paraculata). Lo sviluppo di determinate situazioni è visibilmente superficiale, e il profilo psicologico dei vari personaggi non è adeguatamente approfondito, errore che rischia di abbandonarli alla mercé della più classica stereotipizzazione (e gli attori di più non possono fare). Ma è assolutamente chiaro che essendo un film indipendente e a basso costo, soffre di tutte quelle conseguenze che ne derivano (anche sul lato puramente tecnico). Ovviamente ciò non intacca il valore del regista, che sicuramente farà meglio con il prossimo lavoro.
Commento Finale: Pesa sicuramente nel giudizio finale l'aver ancora una volta ritratto un'Italia già vista, già sentita, quella provinciale, religiosa in modo quasi fanatico e chiusa, che appare sinceramente poco attuale ed adatta ad una qualsiasi narrazione che miri a parlare della tragedia della verità nel mondo dell'informazione moderna. Appare chiaro l'intento metaforico di L'eroe, ma è una metafora strozzata, inespressa, incomprensibile perché frutto di un'operazione ingarbugliata che si perde mano a mano senza scampo, con un finale che lascia alquanto interdetti e spaesati, perché non supportato da una narrazione adeguatamente sviluppata. A conti fatti un film che pretende troppo da sé stesso senza averne alcun tipo di diritto, perché da che mondo è mondo le buone intenzioni e idee di partenza non bastano a fare un buon film.
Consigliato: Per me è no, ma poi tocca sempre a voi l'ultima parola, la decisione.
Voto: 5

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