Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 25/11/2019 Qui
Tema e genere: Film di fantascienza del 1979 diretto da Andrej Tarkovskij, liberamente tratto dal romanzo Picnic sul ciglio della strada (1971) dei fratelli Arkadij e Boris Strugackij. Come già per Solaris, la pellicola rappresenta una personale interpretazione di Tarkovskij dello scritto originale.
Trama: Un meteorite caduto sulla terra ha prodotto strani fenomeni in una zona, prontamente protetta e recintata dall'esercito. Per entrarci esistono però delle guide clandestine, chiamate "Stalker", capaci di condurre chiunque lo richieda fino alla "camera dei desideri". Uno scrittore, uno scienziato e uno stalker partono verso la misteriosa zona. Ne torneranno profondamente cambiati.
Recensione: Un film di fantascienza che della fantascienza ha tutti i dettagli meno che il ritmo e tanti intermezzi. Più che altro possiamo definirlo un film d'autore, tutto ciò che consegue la categoria penso sia superfluo indicarlo, sostanzialmente si può sintetizzarlo come: non per tutti. In Stalker infatti, Andrej Tarkovskij torna di nuovo ad approfondire le tematiche fondamentali che hanno caratterizzato tutta la sua opera. Il proseguo difatti, più che di fantascienza, lo si può definire thriller, thriller dell'anima: il ricco e superficiale scrittore, il semplice scienziato, il cupo, insondabile, imperscrutabile stalker. Tre personalità opposte messe di fronte, tutti contro tutti. Pian piano tutto verrà fuori, una matriosca di rivelazioni, rivelazioni personali, sul mondo, sulla loro situazione, sul terrore del voler sapere a tutti i costi. Quando tutto sarà finito poi, niente sarà più come prima. Insomma non siamo di fronte ad un film semplice da vedere: la pellicola (presentata al Festival di Cannes nel 1980) dura quasi tre ore, imbottite di lentissime carrellate, dettate da un gusto per l'immagine che si può definire di stampo poetico, che va oltre la storia che il film racconta. E quindi è difficile valutare un film come Stalker. Siamo in presenza di un film che è manifesto della concezione filosofica e religiosa del regista, dove i limiti umani vengono indagati a partire dai propri desideri più nascosti e più intimi. Il viaggio è un viaggio interiore e solo i veri puri possono comprendere il dono della Zona. La metafora si fa film e il contenuto lo travalica, Stalker è troppo un film che vuole dire e perde in parte la sua essenza cinematografica. Trakovskij ci porta in questo viaggio ma non gli interessa il viaggio è troppo impegnato sui dialoghi, sulle sensazioni e alla fine si disinteressa della storia che racconta. E' una scelta perfettamente voluta ma che trasforma la pellicola in un trattato filosofico e qualsiasi interesse cinematografico viene sacrificato sull'altare del contenuto. In Solaris (simile ma diverso, però solo per la concezione più fantascientifica) era presente la forza del cinema, Stalker invece è un film asciutto, minimale, concentrato sui suoi dialoghi e costruito su una lentezza che definire estenuante è un eufemismo. Il film avrebbe potuto concedere qualcosa di più al racconto cinematografico senza far perdere di incisività alla metafora e al messaggio filosofico, rendendo tutto più interessante e coinvolgente. Anche perché il film riesce a trasmettere anche una certa tensione, e questo è un dato notevole considerando che non si tratta di un horror e quindi non ci si aspetta certo di vedere la testa di qualcuno tranciata improvvisamente di netto. Eppure i tempi troppo dilatati, il significato che si riflette prepotentemente nella (bellissima) fotografia ma che non sorregge l'intera vicenda in quanto essenzialmente sprovvista di una benché minima trama, impediscono al film di decollare verso l'empireo dell'arte più bella. Un film che non mi ha convinto, quindi. Non basta girare un film dall'acuto significato esistenziale, con la classe del regista di talento, perché lo "spettacolo" funzioni. Tuttavia, un film da vedere, da riflettere, e seppur lo reputi lungi dal potersi annoverare fra i capolavori (almeno tra i miei), non gli si può negare il valore (e probabilmente i nobili intenti).
Regia/Sceneggiatura/Aspetto tecnico/Cast: Stalker è l'idea di racconto post-apocalittico secondo Andrej Tarkovskij: un'idea, come il cinema dell'autore russo, personalissima e altrettanto facilmente riconoscibile. I temi della guerra atomica, del controllo militare, dello Stato di polizia, della follia come imprescindibile caratteristica umana, dello spaesamento nell'individualismo moderno si fondono in un quadro desolante di natura matrigna, verde selvaggio eppure malato, in un inevitabile (per il regista) incessante gocciolare d'acqua. Tratto dal romanzo di Arkadij e Boris Strugackij intitolato Picnic sul ciglio della strada, con una sceneggiatura da essi stessi scritta insieme a Tarkovskij, il film si muove con esasperante lentezza e relativa maniacale cura dei dettagli attraverso sterminate sequenze basate su dialoghi filosofeggianti dal linguaggio ricercato e totalmente fasullo, artificioso, quanto improduttivi nella sostanza. Se da un lato sono innegabili gli encomi al ben mirato dispendio di mezzi tecnici, all'efficace sfruttamento delle ambientazioni e alla prodigiosa capacità del regista di suggestionare per immagini utilizzando la pellicola essenzialmente in termini pittorici, certo non si può essere altrettanto entusiasti del risultato sul piano della narrazione, macchinosa e spesso inconcludente, quantomeno se si considera l'esiguità della trama spalmata nelle oltre due ore e mezza di durata dell'opera.
Commento Finale: Per dare una spiegazione a film del genere forse bisogna avere una preparazione filosofica non indifferente, per i poveri mortali come me prendo nota di una pellicola molto dialogata con sfondi di natura alternati ad aree dismesse e ambienti degradati e lugubri. Alla fine il tutto affascina e se anche il tempo scorre molto lentamente, data la lunghezza del film e i dialoghi restano criptici e fuori da ogni logica di facile comprensione non me la sento di dare un giudizio negativo, anzi, lasciamogli questa aurea di intellettualità che fa anche tendenza. E poi allo stesso tempo devo evidenziare la coerenza e la maniacale precisione stilistica, ovvero il film è curatissimo in ogni minimo particolare, a partire dalle suggestive scenografie. Potente e originalissima, l'idea avvince ma viene fatta affogare in un mare di sterili dialoghi esistenziali e razionalistici. Nel bene e nel male, un film unico.
Consigliato: E' come per Solaris, anzi, seppur ugualmente da vedere almeno una volta, è più impegnativo.
Voto: 7
Trama: Un meteorite caduto sulla terra ha prodotto strani fenomeni in una zona, prontamente protetta e recintata dall'esercito. Per entrarci esistono però delle guide clandestine, chiamate "Stalker", capaci di condurre chiunque lo richieda fino alla "camera dei desideri". Uno scrittore, uno scienziato e uno stalker partono verso la misteriosa zona. Ne torneranno profondamente cambiati.
Recensione: Un film di fantascienza che della fantascienza ha tutti i dettagli meno che il ritmo e tanti intermezzi. Più che altro possiamo definirlo un film d'autore, tutto ciò che consegue la categoria penso sia superfluo indicarlo, sostanzialmente si può sintetizzarlo come: non per tutti. In Stalker infatti, Andrej Tarkovskij torna di nuovo ad approfondire le tematiche fondamentali che hanno caratterizzato tutta la sua opera. Il proseguo difatti, più che di fantascienza, lo si può definire thriller, thriller dell'anima: il ricco e superficiale scrittore, il semplice scienziato, il cupo, insondabile, imperscrutabile stalker. Tre personalità opposte messe di fronte, tutti contro tutti. Pian piano tutto verrà fuori, una matriosca di rivelazioni, rivelazioni personali, sul mondo, sulla loro situazione, sul terrore del voler sapere a tutti i costi. Quando tutto sarà finito poi, niente sarà più come prima. Insomma non siamo di fronte ad un film semplice da vedere: la pellicola (presentata al Festival di Cannes nel 1980) dura quasi tre ore, imbottite di lentissime carrellate, dettate da un gusto per l'immagine che si può definire di stampo poetico, che va oltre la storia che il film racconta. E quindi è difficile valutare un film come Stalker. Siamo in presenza di un film che è manifesto della concezione filosofica e religiosa del regista, dove i limiti umani vengono indagati a partire dai propri desideri più nascosti e più intimi. Il viaggio è un viaggio interiore e solo i veri puri possono comprendere il dono della Zona. La metafora si fa film e il contenuto lo travalica, Stalker è troppo un film che vuole dire e perde in parte la sua essenza cinematografica. Trakovskij ci porta in questo viaggio ma non gli interessa il viaggio è troppo impegnato sui dialoghi, sulle sensazioni e alla fine si disinteressa della storia che racconta. E' una scelta perfettamente voluta ma che trasforma la pellicola in un trattato filosofico e qualsiasi interesse cinematografico viene sacrificato sull'altare del contenuto. In Solaris (simile ma diverso, però solo per la concezione più fantascientifica) era presente la forza del cinema, Stalker invece è un film asciutto, minimale, concentrato sui suoi dialoghi e costruito su una lentezza che definire estenuante è un eufemismo. Il film avrebbe potuto concedere qualcosa di più al racconto cinematografico senza far perdere di incisività alla metafora e al messaggio filosofico, rendendo tutto più interessante e coinvolgente. Anche perché il film riesce a trasmettere anche una certa tensione, e questo è un dato notevole considerando che non si tratta di un horror e quindi non ci si aspetta certo di vedere la testa di qualcuno tranciata improvvisamente di netto. Eppure i tempi troppo dilatati, il significato che si riflette prepotentemente nella (bellissima) fotografia ma che non sorregge l'intera vicenda in quanto essenzialmente sprovvista di una benché minima trama, impediscono al film di decollare verso l'empireo dell'arte più bella. Un film che non mi ha convinto, quindi. Non basta girare un film dall'acuto significato esistenziale, con la classe del regista di talento, perché lo "spettacolo" funzioni. Tuttavia, un film da vedere, da riflettere, e seppur lo reputi lungi dal potersi annoverare fra i capolavori (almeno tra i miei), non gli si può negare il valore (e probabilmente i nobili intenti).
Regia/Sceneggiatura/Aspetto tecnico/Cast: Stalker è l'idea di racconto post-apocalittico secondo Andrej Tarkovskij: un'idea, come il cinema dell'autore russo, personalissima e altrettanto facilmente riconoscibile. I temi della guerra atomica, del controllo militare, dello Stato di polizia, della follia come imprescindibile caratteristica umana, dello spaesamento nell'individualismo moderno si fondono in un quadro desolante di natura matrigna, verde selvaggio eppure malato, in un inevitabile (per il regista) incessante gocciolare d'acqua. Tratto dal romanzo di Arkadij e Boris Strugackij intitolato Picnic sul ciglio della strada, con una sceneggiatura da essi stessi scritta insieme a Tarkovskij, il film si muove con esasperante lentezza e relativa maniacale cura dei dettagli attraverso sterminate sequenze basate su dialoghi filosofeggianti dal linguaggio ricercato e totalmente fasullo, artificioso, quanto improduttivi nella sostanza. Se da un lato sono innegabili gli encomi al ben mirato dispendio di mezzi tecnici, all'efficace sfruttamento delle ambientazioni e alla prodigiosa capacità del regista di suggestionare per immagini utilizzando la pellicola essenzialmente in termini pittorici, certo non si può essere altrettanto entusiasti del risultato sul piano della narrazione, macchinosa e spesso inconcludente, quantomeno se si considera l'esiguità della trama spalmata nelle oltre due ore e mezza di durata dell'opera.
Commento Finale: Per dare una spiegazione a film del genere forse bisogna avere una preparazione filosofica non indifferente, per i poveri mortali come me prendo nota di una pellicola molto dialogata con sfondi di natura alternati ad aree dismesse e ambienti degradati e lugubri. Alla fine il tutto affascina e se anche il tempo scorre molto lentamente, data la lunghezza del film e i dialoghi restano criptici e fuori da ogni logica di facile comprensione non me la sento di dare un giudizio negativo, anzi, lasciamogli questa aurea di intellettualità che fa anche tendenza. E poi allo stesso tempo devo evidenziare la coerenza e la maniacale precisione stilistica, ovvero il film è curatissimo in ogni minimo particolare, a partire dalle suggestive scenografie. Potente e originalissima, l'idea avvince ma viene fatta affogare in un mare di sterili dialoghi esistenziali e razionalistici. Nel bene e nel male, un film unico.
Consigliato: E' come per Solaris, anzi, seppur ugualmente da vedere almeno una volta, è più impegnativo.
Voto: 7
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