venerdì 29 novembre 2019

Il viaggio (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/11/2019 Qui
Tema e genere: Film drammatico diretto da Nick Hamm che racconta la genesi dello storico accordo siglato da Ian Paisley e Martin McGuinness che nel 2007 scriverà la parola fine sul sanguinoso conflitto nei territori dell'Irlanda del Nord.
Trama: Nell'ambito di un incontro realmente avvenuto tra l'anziano pastore leader della fazione protestante e quello della parte cattolica, considerato fino a poco prima un vero e proprio terrorista in capo all'IRA, gli sceneggiatori ipotizzano cosa potrebbe essere accaduto tra i due leader se una circostanza fortuita li avesse visti costretti a convivere per qualche tempo in un'unico spazio ristretto. Ecco che dunque un abile stratega al soldo del Primo Ministro inglese inscena la necessità di convogliare per il ritorno a casa del leader protestante in un volo organizzato di fortuna a seguito del blocco dei trasporti aerei causa maltempo. E fa sì che il leader cattolico offra un passaggio all'altro suo "nemico" giurato. Nel viaggio lungo un'ora sono riposte tutte le pur flebili speranze per il raggiungimento dell'intesa.
Recensione: Il film è una divertente commedia, non priva di forzature e ingenuità, magari non particolarmente ricca di sfumature, ma che restituisce in modo efficace l'elemento comico che sta al cuore del dramma. Visti da fuori, anche i conflitti peggiori e più insanabili hanno un che di ridicolo, specie se rimangono fondati su barricate mentali le cui radici affondano ormai largamente nel passato. In genere i protagonisti di tali conflitti non sono capaci di guardare al futuro, e mantengono un'ostinazione incomprensibile a tutti quelli che li circondano (nel nostro caso, preoccupati di far parlare Paisley e McGuinness vediamo i governi irlandese e britannico, e i rispettivi primi ministri). C'è comunque un equivoco che occorre sfatare. Leggendo di questo film prima di vederlo, vi farete l'idea che entrambi i protagonisti, in partenza, si rifiutino di dialogare. Non è così: è Paisley che non vuole dialogare. McGuinness, al contrario, è consapevole della necessità di cooperare con l'avversario. E questo non solo è vero storicamente, ma corrisponde anche all'attitudine politica dei rispettivi partiti almeno a partire da fine anni '90. Di conseguenza il film è concentrato in realtà soprattutto sulla figura di Ian Paisley, che è l'autentico protagonista. E l'interpretazione caricaturale che ne dà il grande Timothy Spall è perfetta nel rendere grottesca (oltre che buffa) la sua testardaggine iniziale, ma anche poi verosimile un processo di "conversione" apparentemente quanto mai improbabile. Perciò, seppure lo spettatore sa come andrà a finire, è dal divario fra esito e premesse che scaturisce sin da subito la curiosità con cui si segue il film. Un film non di certo destinato a entrare negli annali del cinema, e avrebbe potuto anche essere un film migliore in altre mani: del resto lo spunto si prestava a rese differenti. La regia di Hamm è piuttosto piatta, manca di personalità, e resta soprattutto al servizio di una sceneggiatura buona, ma non poi così ambiziosa. Sono limiti tuttavia che non si fatica a perdonare, a un'opera che nonostante sia tutta parlata non annoia e che riesce nel suo intento di base, che è far riflettere, divertendo, sulla piccineria umana (da cui nascono le tragedie), e su quanto rimanga, purtroppo, un fatto eccezionale quel gesto di semplice intelligenza che occorre a superare la meschinità individuale in nome del bene comune.

Regia/Sceneggiatura/Aspetto tecnico/Cast: Trattasi di una tappa storica per l'Irlanda del Nord che Nick Hamm (con la sua regia corretta, troppo) romanza nel solco della miglior commedia britannica, sfruttando due personaggi di carisma ed ego, bloccati forzatamente in un'unica unità di luogo, una vettura immersa in un viaggio, dove i contrattempi vengono forzarti dall'alto per dare il tempo necessario alla concretizzazione di un'apertura ritenuta quasi impossibile. Vedendo il procedimento, non è difficile notare delle forzature, ovviamente concentrate verso la conclusione per condurre al noto risultato finale, ma la sceneggiatura scandisce tempi brillanti che ne sminuiscono l'impatto e il resto è pane per i denti di due attori dal sicuro affidamento, che nei loro sostenuti duetti sembrano aver recitato da sempre insieme. Colm Meaney è rilassato e mostra a chiare lettere la determinazione del suo personaggio di infrangere un muro che sembra inscalfibile, mentre Timothy Spall aderisce al personaggio nel look così come in mossette, con un tipico sorriso trattenuto che è comico di suo, e già solo con un'occhiata, o una posa particolare, anticipa quello che sarà poi il senso della battuta a seguire. Soprattutto grazie a loro, ma anche John Hurt ricava un piccolo delizioso spazio, si racconta una pagina di storia moderna gestendo lo spettacolo in estrema sicurezza, facendo prevalere tonalità serene, senza comunque tralasciare inevitabili intoppi dovuti a divergenze culturali di lunga sedimentazione.
Commento Finale: Uno spettacolo sicuramente accomodante, ma funzionale a trasmettere l'arte del dialogo tra posizioni distanti e quindi successivamente del compromesso (che di questi tempi non fa certo male), che intrattiene grazie a uno script che procede a colpi di fioretto, affidati a due moschettieri d'eccezione.
Consigliato: Sì, ma valutando bene e con accortezza visto l'argomento e tutto.
Voto: 6

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