Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/05/2020 Qui - Film carcerario dall'ambientazione accattivante e dalla discreta regia (David Mackenzie, quello dell'intenso Perfect Sense e del polveroso Hell or High Water, gira bene e ci sono anche inquadrature di buona fattura). Il giovane interpretato dal sempre più bravo Jack O'Connell non riesce a controllarsi e ha continui attacchi di violenza, fino a quando non inizia a partecipare alle sedute di un gruppo. Nel mentre deve vedersela con il padre, anch'egli in prigione. Inevitabile che il film ci racconti la "redenzione" del protagonista che però non è quella di chi affronta se stesso per auto-sconfiggere il proprio carattere, ma quella della riconciliazione con il padre (interpretato da Ben Mendelsohn), abbastanza telefonata. E nonostante un indugio fin troppo calcato sulla violenza, che a tratti la fa da padrone quando ci si poteva concentrare di più sulle dinamiche interpersonali, il film riesce comunque ad andare a segno, raccontando il microcosmo del carcere e della mente, ma senza riuscire ad andare veramente a fondo. Voto: 6
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venerdì 29 maggio 2020
venerdì 29 novembre 2019
Il viaggio (2016)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/11/2019 Qui
Tema e genere: Film drammatico diretto da Nick Hamm che racconta la genesi dello storico accordo siglato da Ian Paisley e Martin McGuinness che nel 2007 scriverà la parola fine sul sanguinoso conflitto nei territori dell'Irlanda del Nord.
Trama: Nell'ambito di un incontro realmente avvenuto tra l'anziano pastore leader della fazione protestante e quello della parte cattolica, considerato fino a poco prima un vero e proprio terrorista in capo all'IRA, gli sceneggiatori ipotizzano cosa potrebbe essere accaduto tra i due leader se una circostanza fortuita li avesse visti costretti a convivere per qualche tempo in un unico spazio ristretto. Ecco che dunque un abile stratega al soldo del Primo Ministro inglese inscena la necessità di convogliare per il ritorno a casa del leader protestante in un volo organizzato di fortuna a seguito del blocco dei trasporti aerei causa maltempo. E fa sì che il leader cattolico offra un passaggio all'altro suo "nemico" giurato. Nel viaggio lungo un'ora sono riposte tutte le pur flebili speranze per il raggiungimento dell'intesa.
Recensione: Il film è una divertente commedia, non priva di forzature e ingenuità, magari non particolarmente ricca di sfumature, ma che restituisce in modo efficace l'elemento comico che sta al cuore del dramma. Visti da fuori, anche i conflitti peggiori e più insanabili hanno un che di ridicolo, specie se rimangono fondati su barricate mentali le cui radici affondano ormai largamente nel passato. In genere i protagonisti di tali conflitti non sono capaci di guardare al futuro, e mantengono un'ostinazione incomprensibile a tutti quelli che li circondano (nel nostro caso, preoccupati di far parlare Paisley e McGuinness vediamo i governi irlandese e britannico, e i rispettivi primi ministri). C'è comunque un equivoco che occorre sfatare. Leggendo di questo film prima di vederlo, vi farete l'idea che entrambi i protagonisti, in partenza, si rifiutino di dialogare. Non è così: è Paisley che non vuole dialogare. McGuinness, al contrario, è consapevole della necessità di cooperare con l'avversario. E questo non solo è vero storicamente, ma corrisponde anche all'attitudine politica dei rispettivi partiti almeno a partire da fine anni '90. Di conseguenza il film è concentrato in realtà soprattutto sulla figura di Ian Paisley, che è l'autentico protagonista. E l'interpretazione caricaturale che ne dà il grande Timothy Spall è perfetta nel rendere grottesca (oltre che buffa) la sua testardaggine iniziale, ma anche poi verosimile un processo di "conversione" apparentemente quanto mai improbabile. Perciò, seppure lo spettatore sa come andrà a finire, è dal divario fra esito e premesse che scaturisce sin da subito la curiosità con cui si segue il film. Un film non di certo destinato a entrare negli annali del cinema, e avrebbe potuto anche essere un film migliore in altre mani: del resto lo spunto si prestava a rese differenti. La regia di Hamm è piuttosto piatta, manca di personalità, e resta soprattutto al servizio di una sceneggiatura buona, ma non poi così ambiziosa. Sono limiti tuttavia che non si fatica a perdonare, a un'opera che nonostante sia tutta parlata non annoia e che riesce nel suo intento di base, che è far riflettere, divertendo, sulla piccineria umana (da cui nascono le tragedie), e su quanto rimanga, purtroppo, un fatto eccezionale quel gesto di semplice intelligenza che occorre a superare la meschinità individuale in nome del bene comune.
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sabato 13 luglio 2019
Papillon (2017)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 14/05/2019 Qui - Il remake di un importante classico della storia del cinema è sempre un argomento spigoloso. Spesso i rifacimenti riescono ad entusiasmare al pari degli "originali", contribuiscono ad arricchire un universo discorsivo già noto conferendogli sfumature e chiavi di lettura inedite, ripropongono grandi storie e grandi personaggi ancorandoli all'attualità. Ebbene, nulla di tutto ciò accade nel Papillon (del 2017) del danese Michael Noer, nuova versione dell'omonimo film cult (ma non solo, personalmente un piccolo capolavoro) di Franklin J. Schaffner del 1973, tuttavia il film, che ci racconta le avventure di Henri Charrière, della sua ingiusta prigionia nella colonia penale dell'Isola del Diavolo e di come sia riuscito ad architettare una delle fughe più emozionanti mai raccontate, è girato bene con un buon ritmo, avvincente, un buon prison movie che intrattiene e introduce lo spettatore in un contesto sporco, pericoloso, solitario e ansiogeno. E' insomma un remake sufficientemente valido che non fa esageratamente rimpiangere l'originale. Un remake forse non necessario ma che riesce sotto ogni fronte a livello immersivo, facendo "entrare" lo spettatore e facendolo identificare dentro il carcere dell'Isola del Diavolo. Carcere dove negli anni '30 finisce per un'ingiusta accusa e condannato all'ergastolo, il giovane ladro Henri Charrière soprannominato "Papillon". Spedito nella colonia penale sull'isola nella Guyana francese dovrà trascorre la sua intera pena ai lavori forzati. Qui conosce il milionario Louis Dega, un falsario che accetta di finanziare il piano di evasione progettato da Papillon a patto che lo protegga per tutta l'avventura, cosa non facile dato che gli altri internato sono disposti ad uccidere per qualche spicciolo. Tra i due nasce un sentimento di amicizia e complicità duraturo che li accompagnerà in tutto questo viaggio caratterizzato da rocambolesche fughe e pericoli di ogni genere.
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