mercoledì 12 giugno 2019

Barry Seal: Una storia americana (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/10/2018 Qui - Se fottutamente vera era la storia di Gold: La grande truffa, certamente assurda e clamorosa è la storia di questo film, di Barry Seal: Una storia americana (American Made), film del 2017 diretto da Doug Liman con protagonista Tom Cruise. Il film infatti racconta l'incredibile storia vera di Barry Seal, pilota della TWA che negli anni '80 fece una montagna di soldi lavorando come corriere prima per la CIA, poi per il cartello della droga di Pablo Escobar, poi per tutte e due le organizzazioni contemporaneamente e infine diventando collaboratore ufficiale della DEA. Sì lo so, sembra una storia inventata, eppure questa aggrovigliata storia, che in verità è più ingarbugliata di quanto sembri, anche perché di sfumature la suddetta storia è piena, è proprio vera verissima. Difatti Barry Seal, inteso come il protagonista e il suddetto film, è un personaggio realmente esistito che si trovò, senza saperlo (e forse senza volerlo), coinvolto in qualcosa di più grande di lui che di lì a poco avrebbe cambiato le sorti di un continente e di un popolo intero, qualcosa che il regista, attraverso un'estetica profondamente anni '70 (un'estetica ben efficace tramite una discreta realizzazione tecnica della messinscena) ed una regia avvincente, perfettamente in linea con la storia e gli avvenimenti (ritmi frenetici ben scanditi da continue contestualizzazioni storiche raccontano infatti, avvalendosi anche di filmati di repertorio, i fatti accaduti durante quegli anni), riesce benissimo a raccontare. Costruendo per questo un film biografico decisamente atipico, certamente molto pop, molto intelligente, con qualche difetto ma sicuramente tanto, tanto divertente. Un film non certo originale, di taglio abbastanza Scorsesiano, tanto che Barry Seal non è poi tanto dissimile dal Jordan Belfort del lupo di Wall Street, tuttavia il taglio leggermente satirico e la buona regia del regista statunitense insieme alla convincente prova del di divo hollywoodiano (i due tornano a collaborare dopo il bellissimo Edge of Tomorrow), ne fanno un prodotto di tutto rispetto e piacevole da vedere. Un prodotto altresì ricco ed avventuroso che grazie a dei continui colpi di scena rendono difficile il colpo di sonno.
Basandosi difatti sul connubio tra l'ambientazione in America latina e l'impatto fisico e guascone del personaggio fornito da un divo riconoscibile e di primo piano come Tom Cruise (che indiscutibilmente è una delle pochissime "big star" hollywoodiane rimaste), Barry Seal: Una storia americana (una bella storia americana, senza alcun dubbio) è per una buona parte delle sue due ore una commedia d'azione, che racconta (tramite una narrazione didascalica però quasi sempre in tono leggero e dissacratorio, non c'è morale nello sguardo del regista, Barry è semplicemente l'uomo sbagliato nel momento giusto) la storia dal solo punto di vista accattivante del protagonista: la bella vita data dai moltissimi soldi ottenuti in pochissimo tempo. Soldi che, dopo aver lasciato un lavoro sicuro, ma con pochi stimoli, per inseguire appunto un'ideale diverso fatto di esperienze adrenaliniche e ovviamente tanti, tanti soldi, diventeranno un'arma a doppio taglio, dopotutto come si suole dire in questi casi "chi lascia la via vecchia per quella nuova, sa quel che lascia ma non sa quel che trova", e quel che trova Barry nella sua nuova (doppia, tripla) professione saranno per lo più un mare di guai che non compenseranno poi più così di tanto col successo economico delle sue operazioni in incognito (che siano per la CIA o per il cartello di Medellìn dove muoveva in primi passi un giovane e poco panciuto Pablo Escobar), e quindi come sempre accade in questi casi, dopo una scalata senza sosta si arriva all'apice del potere, ma sarà proprio la sua ingenuità (forse avidità) a portarlo ad un crollo inesorabile. Non è un caso che già dal tagline si noti come questo sia un film che rientri a pieno titolo in quel filone cinematografico di ritratti biografici che narrano l'ascesa e la caduta di criminali dal grande carisma che tanto sembrano affascinare il pubblico statunitense e d'oltreoceano (si pensi a Narcos o a The Wolf of Wall Street con cui condivide, come detto, uno stile narrativo molto simile).
Ma in tal senso anche se superficialmente parrebbe proprio ed effettivamente il classico film di un antieroe che persegue il proprio sogno americano stanco di una vita senza stimoli e riconoscimenti, l'ultimo lungometraggio di Doug Liman si addentra invece più in profondità, rivelando una storia di cospirazioni e segreti (seppur esasperata e romanzata a fini di trama) tra le agenzie governative sotto la presidenza di Ronald Reagan e le pericolose organizzazioni criminali dell'America centrale durante gli anni '80. Si susseguono così un crescendo di colpi di scena, svolte narrative e sequenze ad alto tasso adrenalinico che lasciano sempre col fiato sospeso, nell'attesa che il nostro protagonista riesca a divincolarsi dall'ennesima prova di forza richiesta dagli "inusuali" datori di lavoro. Non mancano in questo senso momenti davvero memorabili come l'incontro fortuito con gli "amici" del Cartello di Medellìn o il primo impossibile decollo dalla foresta colombiana per consegnare alcuni pacchi di cocaina, resi ancor più significativi da un Tom Cruise in una delle interpretazioni migliori della sua carriera. Cinico, folle e sprezzante del pericolo il suo Barry Seal pare una perfetta commistione tra il Maverick di Top Gun e l'Ethan Hunt di Mission Impossible e non vi è dubbio alcuno che il divo americano rappresenti il fulcro e il punto di forza di un film che fa del black humor e dell'azione convulsa la sua cifra stilistica. Cifra che fa di questo film un action tragicomico e divertentissimo (anche perché il regista sa come far divertire il pubblico grazie ad una storia raccontata con sfumature sempre diverse, c'è la parte grottesca, c'è la parte sentimentale-drammatica, c'è infine, anche una critica non poi così tanto velata delle politiche messe in atto a quell'epoca dall'amministrazione Regan), un action, da una sceneggiatura brillante di Gary Spinelli, che Doug Liman dirige con un intelligente uso della camera a mano per carpire al meglio la frenesia e la totale pazzia del suo protagonista.
Perché che Doug Liman fosse un regista quantomeno abile nella gestione e nella realizzazione di film tipicamente action lo si era già constatato ai tempi di The Bourne Identity (l'interessante thriller con protagonista Matt Damon che diede inizio alla famosa trilogia su Jason Bourne), con il fantascientifico The Edge of Tomorrow poi, il cineasta statunitense era riuscito ad ottenere un ottimo successo di critica e pubblico, contribuendo inoltre a ridare spessore a un attore come Tom Cruise dopo alcune deludenti prove recitative (ultima quella in La mummia), è però con Barry Seal: Una storia americana (biopic incentrato appunto sulla vita turbolenta di questo celebre aviatore americano) che Liman riesce finalmente a confezionare un film senza eccessive sbavature, proponendo un'opera divertente, appassionante e avvincente che vede nuovamente la star hollywoodiana come protagonista indiscusso. A proposito di ciò, se Tom Cruise, che finalmente appare nei panni di un personaggio di spessore che gli dà la possibilità di esprimere il suo talento come ormai non capitava da parecchi anni, dà vita a un personaggio che ricorda le sue prime e vivaci interpretazioni degli anni '80, il suo è infatti un bel ruolo, non privo di momenti di tensione, di dramma e anche di alcuni siparietti umoristici ben azzeccati, la sua centralità metta troppo sullo sfondo gli altri attori (tra cui il giovane ma già valente Domnhall Gleeson, oppure il quasi onnipresente Jesse Plemons e il promettente Caleb Landry Jones), quando invece potrebbero aggiungere un maggior peso alla narrazione di avvenimenti storici che poco alla volta arrivano alla conoscenza del grande pubblico. E tuttavia, e nonostante inoltre il film non approfondisca mai le ragioni di alcune scelte, ne la psicologia del protagonista (piccolo difetto a cui aggiungere anche una qualità decisamente standard), Barry Seal: Una storia americana funziona e diverte, grazie alla sceneggiatura che racconta del sogno americano, attraverso un uomo cinico, guascone, incosciente, capace di spingersi oltre i suoi limiti anche a costo della propria vita (un po' come gli USA, che pur di conquistare il campo son disposti a passare sopra a molte cose) e che trascina lo spettatore nel mondo dei sogni che si era riuscito a costruire mano a mano. Un mondo dove però il conto tocca sempre e comunque pagare. Voto: 7