giovedì 20 giugno 2019

L'uomo sul treno: The Commuter (2018)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/11/2018 Qui - Oramai siamo abituati al binomio Liam Neeson/Action Movie e a quanto pare ci stiamo abituando anche al sodalizio artistico che il regista e l'attore hanno iniziato. Sono infatti quattro i film realizzati dal regista Jaume Collet-Serra con il roccioso attore nordirlandese e possiamo individuare un elemento chiave che accomuna ognuno di essi: l'adrenalina. In ognuno di questi film il regista spagnolo (che ha anche diretto il sorprendente survival movie Paradise Beach) sceglie con molta attenzione l'ambientazione e tra interno ed esterno vi è sempre un senso di claustrofobia che inchioda chi guarda i suoi film. Ebbene, è proprio questo il punto forte di questo regista, che con una buona tecnica e tanta intelligenza riesce a dare qualcosa in più a delle storie che, altrimenti, risulterebbero noiose e scontate. L'uomo sul treno: The Commuter (The Commuter), film del 2018 diretto appunto da Jaume Collet-Serra, film che gira intorno (che fa da premessa e da fulcro attorno a cui ruota una trama che ci trascinerà in un turbinio di eventi imprevedibili e di azioni altrettanto inaspettate) alla fatidica domanda: "Fareste una piccola cosa, che avrà delle conseguenze per uno sconosciuto, in cambio di una lauta ricompensa?", è infatti diviso a metà nella mia testa, diviso in due parti, due generi che sembrano stranamente cozzare l'uno con l'altro. Giacché dopo un attenta visione non ho potuto fare altro che lodarne la regia e la buona interpretazione di Liam Neeson per poi, però, criticare negativamente quasi tutto il resto. Il regista infatti gioca molto bene con l'impostazione "classica" del thriller per presentare la storia del film. Tutta la prima parte (a partire dall'ottimo montaggio iniziale, che riesce, in modo originale e convincente, a rendere lo scorrere del tempo uguale giorno dopo giorno) è molto fluida, ben strutturata a far emergere la quotidianità e ripetitività dell'essere pendolari (il titolo originale della pellicola), non solo, getta molto bene le basi anche del "giallo da camera" per antonomasia e in odore di Orient Express e di matrice hitchcockiana: un uomo, un treno, tanti passeggeri tutti sospettati, un (doppio) mistero da risolvere. Lo spettatore scopre pian piano che la situazione si fa sempre meno tranquilla e sempre più tesa, angosciante, (apparentemente) senza via d'uscita. Da una tensione silenziosa, emotiva si passa a un'inquietudine che si vede sullo schermo, tutta messa in scena, forse troppo. Una volta presentato effettivamente il "caso", si passa quindi alla seconda parte.
Michael (il protagonista) ha sempre meno fermate per trovare la soluzione all'enigma con i pochi indizi in suo possesso: ha tempo fino al capolinea per trovare la persona misteriosa di cui non sa nemmeno il sesso, ma solo un nome in codice. Una vera e propria corsa contro i minuti quasi in tempo reale, man mano che l'orologio scorre inesorabile, che però pecca di eccesso. Azione all'ennesima potenza, un deragliamento che pare non avere fine, risoluzioni un po' improbabili condiscono un prodotto che, un prodotto dove l'asticella della soglia di sospensione dell'incredulità viene alzata tanto, alla fine lascia non poco l'amaro in bocca. Anche perché se il protagonista, Liam Neeson, è convincente nella parte di un uomo che ha come unico scopo quello di lavorare duro e di vivere felice con la propria famiglia, e non risulta meno credibile nel momento in cui si trasforma nell'eroe di un film d'azione, ossia quando si trova coinvolto in un'escalation di tensione e sospetti, i personaggi attorno a lui, che sono tutti programmati per fare la stessa identica cosa, ovvero confondere le idee, sono purtroppo come oggetti privi di valore su una credenza piena di polvere, anche se tra questi, da Patrick Wilson a Sam Neill, da Elizabeth McGovern a Jonathan Banks, perfetta è solo Vera Farmiga nell'interpretare la bella sconosciuta che pare comparire dal nulla per porre il quesito che darà il via a tutti gli accadimenti successivi. E tuttavia L'uomo sul treno è un'opera davvero ben confezionata, un thriller psicologico che esalta una sceneggiatura scritta in maniera avvincente che tiene lo spettatore con il fiato sospeso dal primo all'ultimo minuto, grazie a continui cambi di fronte, ad un'azione spettacolare e all'iniziale quesito, un  quesito che mette alla prova la morale del protagonista e provoca in chi guarda un mix d'immedesimazione, scelte, ripensamenti e dubbi etici tale da non permettergli, pur sapendo di avere a che fare con un cattivo, d'identificarlo sino alle battute finali, ma anche grazie all'innato carisma di Liam Neeson, che innalza la qualità di questo "action thriller", privo di raffinatezze narrative e di approfondimenti psicologici, con un finale disordinato e rumoroso, ma nel complesso sicuramente piacevole. Voto: 6+