mercoledì 26 giugno 2019

Nemesi (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/01/2019 Qui - Nemesi (Thriller, Usa 2016): Cosa succede quando uccidi il fratello di una delle più abili chirurghe del pianeta? Che lei ti fa rapire e ti cambia sesso. Questo è quello che accade nei primi venti minuti dell'ultima fatica del regista Walter Hill, vecchia conoscenza del cinema anni '80. Infatti, quando il killer per contratto Frank Kitchen uccide il dissoluto Sebastian Jane, che deve dei soldi alla mala, la sorella della vittima, la Dott.ssa Rachel Jane, chirurgo plastico geniale e body artist, radiata dall'ordine dei medici, medita una vendetta veramente atroce e pedagogica, nelle sue intenzioni, ma Frank non ci pensa proprio a ripartire, non cerca redenzione ma solo vendetta. Dicevo le intenzioni, se quelle di Michelle Rodriguez (con tanto di ridicoli protesi al naso e barbetta finta) tutto sommato riescono, quelle del regista si infrangono immediatamente, anche perché ci vuole una bella dose di sospensione dell'incredulità per star dietro al racconto, che sembra carente proprio in quelli che dovrebbero essere i suoi punti di forza. Difatti, nonostante uno spunto interessante, che viene oltretutto e sostanzialmente ignorato, il film non funziona. Giacché un paio di nudi integrali della protagonista non possono aprire riflessione alcuna sull'impatto emotivo dovuto al cambiamento di sesso, al massimo accennano ad un idea di carnalità che però rimane in superficie, fine a se stessa, un film sulla vendetta, ci tiene il regista a sottolineare questo aspetto, guardandosi bene dal fornire spiegazioni sul cambio di sesso imposto come una punizione. Ed allora, così epurato, il film diventa un banale film sulla vendetta, abbastanza volgare ed inutilmente violento, girato senza un filo di ironia (bel difetto per un "B movie"), una brutta copia di "Jimmy Bobo", tanto per citare un recente lavoro del regista. C'è ben poca azione in Nemesi, i personaggi parlano troppo e spesso a sproposito, il racconto avanza in modo farraginoso e artefatto. Non fosse per Michelle Rodriguez (che concede più corpo, sempre se era il suo davvero, che anima al personaggio, ma con risultati alterni) e per Sigourney Weaver (lei sempre ottima, che vince a mani basse il duello fra star, dimostrando che la classe non è acqua), si sarebbe tentati di mollare il film al suo destino dopo soli 5 minuti. Non lo si fa, ma alla fine i 95 minuti o giù di lì di visione finiscono nel vuoto cosmico. Voto: 4