mercoledì 8 maggio 2019

I spit on your grave (2010)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 05/12/2018 Qui - Steven R. Monroe si cimenta col remake, o almeno quello che tecnicamente dovrebbe essere il suo remake, di "Non violentate Jennifer", dico dovrebbe perché a visione ultimata ci si accorge che il film di Meir Zarchi è poco più di uno spunto di partenza. Se infatti le vicende appaiono parallele (la storia della scrittrice in erba e pure belloccia che cerca isolamento totale in una casa in mezzo ai boschi per scrivere il suo libro e che invece trova la violenza carnale ad opera di omuncoli del posto, violenza a cui reagirà nel modo più brutale immaginabile) ci sono talmente tante differenze che è impossibile parlare di remake in senso stretto. Diciamo allora che questo I spit on your grave (2010) appare come una libera (ma non efficacissima) reinterpretazione di Non violentate Jennifer, sono difatti introdotti altri personaggi (viene aggiunto, forse imprudentemente, lo sceriffo Storch, incarnazione della legge e della violenza misogina insita nel sistema), la vendetta della protagonista (che acquisisce un peso specifico molto maggiore rispetto alla pellicola originale) si espleta con marchingegni che possono ricordare alla lontana qualcosa dei film della serie Saw ed inoltre nella seconda parte siamo più dalle parti di un torture porn che di un vendetta movie o di un Rape & Revenge come invece era l'originale. Ed è proprio su quest'ultimo punto che le criticità del progetto vengono fuori. Perché certo, il film di Steven R. Monroe ha un'estetica decisamente e giustamente al passo dei tempi, ovvero con una messa in scena molto più curata (quasi patinata, forse troppo), ma manca quell'aura disturbante che contornava il film originale. Le scene di violenza su Jennifer, per quanto terribili, mancano di quella cruda cattiveria che caratterizzava l'originale. Infatti pur essendo comunque questo un film terribile e violento, esso non riesce ad arrivare alla mostruosa brutalità dell'originale, ed inoltre le scene di violenza sessuale seppur pesanti, non riescono a sconvolgere lo spettatore.
Spettatore che noterà perciò di essere in un film lontano anni luce dall'originale che, seppur nella sua povertà e rozzezza (cosa che contraddistingue il genere, qui perduta in favore della "solita" cattiveria patinata da prodotto mainstream), poteva vantare su una maggiore verosimiglianza, fluidità e soprattutto su una "crescita" della protagonista, che qui passa (troppo velocemente) da indifesa ragazza della porta accanto a spietata assassina (come se fosse quella la sua vera occupazione), in modo per nulla credibile e assai forzato. Il film parte bene, anche se la ragazza viene lasciata troppo da parte in favore degli aguzzini (conosciamo meglio loro che lei, tra questi Chad Lindberg, il più "conosciuto"), e così prosegue fino allo stupro di gruppo (che forse nel tentativo di evitare divieti è corta e per niente sconvolgente come nel primo, e considerando che oggi su schermo passa praticamente di tutto, questo fa capire che tipo di shock possa essere stata quella sequenza lunga e raccapricciante per il pubblico di quaranta anni fa), per poi perdersi nella mediocrità, nonché in eccessive lungaggini, portandomi a chiedermi più volte quanto ci volesse per la vendetta. Dieci minuti in meno avrebbero giovato non poco al ritmo. Ma se fin qui le cose andavano benino, quello che dovrebbe essere il punto forte del film si rivela il punto debole. Che strazio le torture, non perché insostenibili, ma perché per nulla credibili. La vendetta è infatti decisamente elaborata, forse pure troppo, e ci sono alcune cose che sono difficili da spiegare, come appunto le uccisioni, spietate ma banali ed un po' di ridicole. Per quanto riguarda le attrici, esteticamente tra Camille Keaton, la protagonista del film originale e Sarah Butler mi sento di preferire la prima che però è attrice molto più mediocre della seconda (che nella versione italiana è doppiata in modo pessimo). Ricapitolando quindi, la prima metà del film è curata e si lascia vedere con interesse, che va scemando man mano che il minutaggio sale, perdendosi in alcuni tempi morti, ma soprattutto, anche se è un remake/reboot ben fatto (anche se non per questo sufficiente a livello qualitativo), non c'è la cattiveria dell'originale. Manca difatti l'essenza del vero Rape & Revenge in questo film che fa parte del filone unicamente perché una tipa viene stuprata e si vendica. Certo, il Rape & Revenge in fin dei conti è questo, ma lasciatelo fare a chi sa davvero farli. La sua epoca è finita, e questa robaccia patinata non fa che dimostrarlo. Una piccola delusione. Voto: 6