venerdì 14 giugno 2019

Movies for Halloween: Terrifier (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/10/2018 Qui - Se qualcuno ha visto "All Hallow's Eve" ricorderà di certo il personaggio di Art il Clown, se non lo si è visti (tra questi ci sono io) di certo lo ricorderà, e di certo non lo dimenticherà, dopo aver visto Terrifier, film del 2016 diretto da Damien Leone. Il suddetto pagliaccio infatti, non fa assolutamente nulla, a parte starsene per i fatti suoi, eppure basta la sua presenza per caricare la scena di una tensione più inquietante dell'intero minutaggio di Pennywise in It (che ha fatto comunque il suo dovere bene). Perché basta l'inizio, quando Art entra in una pizzeria e si siede, non solo per capire la potenza enorme del personaggio, ma anche per mettere a confronto tutti gli altri (tra cui quel misto di Joker/Pagliaccio che fece la fortuna di 31, il film di Rob Zombie che fu uno dei film consigliati l'anno scorso in occasione di Halloween, di cui questo Terrifier ne è l'ulteriore consiglio di quest'anno) e non avere più dubbi su quale sia il più "terrorizzante". Non a caso il punto di forza del film, un film indipendente e artigianale capace di ridare dignità alla figura del killer clown, riportandolo a quella dimensione grottesca di terrore primordiale (un ghigno malefico stampato su quella maschera piena di significati) e un film che è la pregevole rievocazione dell'horror vintage, regressione all'essenza più brutale ed elementare di un genere tornato a farsi beffe di psicologie e raffinatezze, è proprio Art the clown, psicopatico e feroce villian, che agisce senza alcuna motivazione. Non sappiamo niente di lui, anche se devono essergli successe cose orrende, visto il modo in cui si comporta. Per tutta la durata della pellicola assisteremo a un vasto campionario di torture e umiliazioni di vario genere, che soddisferanno appieno anche gli spettatori più sadici. Il sangue scorre a fiumi da teste spaccate, ferite da arma bianca...e da una ragazza tagliata in due. Eppure non c'è da sorprendersi, dopotutto Terrifier è a tutti gli effetti uno slasher in pieno stile anni '80: sporco, esagerato, grondante sangue ed effetti speciali pratici, che sfoggia una serie di efferatezze estreme molto succulente per gli amanti del genere. Il risultato perciò è un film certamente sopra le righe su diversi fronti, con un'impennata soprannaturale nel finire (forse la sola nota stonata) su cui sorvolare, ma è sicuramente un vero horror moderno ed estremo (che aggirando l'aspetto romantico e nostalgico di molti altri prodotti più commerciali ne amplia la carica ferale) davvero eccezionale, perché capace di regalarci alcuni momenti assolutamente degni di nota.
Questo grazie soprattutto al regista, che viene premiato in primis per la scelta di dedicare ad Art the Clown, personaggio già precedente visto in ben due corti (che non ho visto, The 9th circle del 2008 e Terrifier del 2011) e nel lungometraggio ad episodi (che conto di recuperare presto) All Hallow's Eve del 2013 (tre episodi horror ambientati durante la notte di Halloween) dello stesso Damien Leone, un intero lungometraggio, un lungometraggio che è un piacevole incubo pieno di torture, sangue, smembramenti e violenza estrema. In tal senso raccontare la trama del film non ha alcun senso, perché di base una trama non esiste. Volendo si potrebbe riassumere con "ragazze che fanno le splendide la notte di Halloween vengono inseguite e brutalizzate da un killer vestito da pagliaccio". A Terrifier infatti di raccontarci una storia non interessa, vuole solo farci vedere Art il Clown che ammazza e sgozza e spaventa a morte le persone. E ci riesce non bene ma benissimo. Anche grazie al suo notevole (esteticamente sostenuto anche dai cliché della trama e da effetti speciali vecchia maniera) vestito "Grindhouse" anni '80 che indossa, dopotutto il film presenta fotografia satura e patinata, attricette da b-movie che dicono battute idiote e un cattivo stilizzato e bidimensionale del quale non si sa niente se non che è truccato e vestito da clown e che ammazza le persone. Ed è proprio questa mancanza di pretese a rendere Terrifier un film vincente. Perché perdere tempo a spiegare il background dei personaggi quando puoi impiegare quei minuti mostrando una donna legata a testa in giù che viene segata a metà? Infatti all'interno di un panorama horror che si concentra sempre di più sulla psicologia e sul tocco autoriale, Damien Leone va esattamente dalla parte opposta, puntando sul sangue e sulla violenza gratuita, elementi che vengono sempre più lasciati in disparte dai registi horror ma che mai come adesso risultano freschi e d'impatto, soprattutto se inseriti in un contesto accattivante.
Il clown pazzo che gioca al gatto col topo con delle malcapitate (tra l'altro non c'è nessuna final girl, cliché ribaltato a coltellate) vale già da solo il prezzo del biglietto (comunque decisamente sensuale in abito succinto e lingerie Jenna Kanell). Se aggiungiamo il fatto che le scene splatter sono fatte da dio (e qui la mano dell'autore si fa sentire eccome), ecco che ci troviamo di fronte ad uno degli horror (o b-horror, fate voi) più riusciti degli ultimi anni. Un horror che, pur con un ribaltamento di cliché abbastanza sorprendente, pur essendo un devoto e rigoroso omaggio allo slasher anni '80 (non è casuale la dedica finale a Wes Craven, George A. Romero e Tobe Hopper), è uno slasher riuscito e originale proprio perché gli stilemi classici vengono omaggiati senza mai essere derisi, anzi, c'è una scena che prende in giro la saga di Saw platealmente. Oltre al forte elemento splatter, la pellicola è in grado di generare (come detto) un forte senso di inquietudine, generato principalmente dal personaggio di Art: make-up, costume e movenze, nulla è normale o rassicurante in lui. Questo clown psicopatico forse non vi farà saltare sulla sedia, ma di certo accompagnerà i vostri incubi. Questo concentrato maligno stile Michael Myers ma ironicamente perverso come Freddy Kruger, muto, implacabile ed impietoso, dotato di una gestualità fuori dal comune, che è il pezzo forte del menù, ha infatti una marcia in più, merito sia della splendida maschera che indossa che della mimica dell'attore David Howard Thornton, il quale riversa in questa sua interpretazione tutta la sua precedente esperienza come mimo. E tuttavia, il piatto forte di Terrifier è costituito soprattutto dal gore, un massacro di una cafonaggine unica che esplode in tutta la sua violenza nelle immagini della tipa nuda legata a testa in giù e allegramente segata in due, senza bisogno della CGI ma con effetti d'altri tempi che collimano alla perfezione con gli intenti vintage (ma aggiornati al presente) del regista.
Perché, come già detto, è inutile raccontare una storia approfondita e cercare di esplorare il background di questo maniaco, Damien Leone ha in mano altre carte da giocare e al momento opportuno riesce a calare l'asso giusto (la mancanza di grandi pretese infatti fa la differenza, egli lavora benissimo col, poco, materiale di cui dispone cavando sangue dalle rape, gestendo l'esile storia nel migliori dei modi, offrendo scene feroci a profusione e riuscendo a tenere un ritmo indiavolato sino a un finale magari prevedibile ma incisivo), ovvero le azioni sconsiderate di un clown che agisce e uccide senza un vero scopo (non bastasse che sangue a fiumi ed effettacci vecchio stile danno una dimensione ancora più infernale al tutto). Quasi un'ora e mezza di un pagliaccio che tortura le sue vittime nei modi più crudeli, facendo faccette buffe e mostrando qua e là segni piuttosto evidenti di squilibri mentali che vanno oltre la furia omicida, Terrifier è tutto questo, e come detto e personalmente visto, anche molto altro. In tal senso ottima è l'idea di confinarne il raggio d'azione ed eleggere a mattatoio un fatiscente palazzo dove si infilano, loro malgrado, due avvenenti donzelle, prede del nostro pittoresco assassino insieme ad un altro gruppetto di persone capitate in quel luogo più o meno accidentalmente. Questo film infatti, non solo è ben fatto, ma è anche coinvolgente e con una recitazione (del cast comprendente Pooya Mohseni, forse l'unica vera attrice, anche se Jenna Kanell al contrario l'avevo già vista in un altro film, in The Bye Bye Man) di buon livello. Un film, che mi è piaciuto particolarmente perché rifugge il politicamente corretto, che nel cinema horror sta diventando seccante, qui difatti la figura del pagliaccio riprende in mano il suo ambiguo significato originario tra l'ironico e il beffardo, un lato oscuro che ha sempre affascinato il cinema, la letteratura e non solo, davvero imperdibile (anche se per vederlo si è "costretti", in attesa di un doppiaggio che forse mai arriverà, ai sottotitoli) agli amanti del genere. Perché se sorvolerete su un finale un po' "buttato lì", e al contrario apprezzerete la violenza, una buona dose di sadismo e gli effetti speciali ben curati, vi troverete di fronte ad un film (in cui menzione particolare va al prologo, ma non faccio spoiler, godetevelo) davvero notevole, così tanto che vorrete rivedere presto Art The Clown in azione, e per farlo non servirà aspettare un nuovo definitivo capitolo a lui dedicato, basterà semplicemente recuperare il materiale originale e questa pellicola. Voto: 7