Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/10/2017 Qui - Non c'era film migliore, a mio modesto parere, da postare per questo Halloween 2017 e concludere così la due giorni (il primo appuntamento lo trovate qui) dedicata alla festività preferita dagli amanti dell'horror. 31 infatti, folle e divertente horror del 2016 diretto da Rob Zombie, segna il gradito e gran ritorno, con un horror creato grazie al crowdfunding e quindi libero da qualsiasi censura e qualsiasi interferenza da parte di terzi, in grande stile del regista statunitense, che dopo la visionaria ed estrema pellicola Le streghe di Salem (probabilmente il suo più brutto lavoro e uno dei più brutti horror mai visti da me) sembrava ormai finito. E lo fa tornando alle origini (evocando i suoi lavori migliori), ad uno stile sporco, crudo e vintage che ha caratterizzato la prima parte della sua carriera e che si rifà in modo esplicito e palese al cinema di genere anni '70, con forti riferimenti ad autori come Tobe Hooper. Anche perché la storia, violenta, cruda e senza freni, vede un gruppo di circensi scapestrati venire rapiti, in una zona rurale dell'America anni '70 (più precisamente nella notte di Halloween del 1976, tra le lande desolate e le sterpaglie aride del Texas), da uno strano gruppo di folli (e una strana associazione di potenti), che li rinchiudono in una fabbrica abbandonata, braccati da una serie di killer spietati e ognuno con le sue peculiarità. Lì, intrappolati in un inferno costruito dall'uomo, avranno 12 ore di tempo per sopravvivere al gioco più terrificante mai ideato prima, il gioco chiamato 31. Un gioco al massacro a vari livelli, fatto ad arte per il piacere e il divertimento dei ricconi burattinai che si nascondono dietro questo fatale passatempo. Passatempo che cambierà per sempre il destino dei 5 e l'umore dello spettatore, che si ritroverà catapultato in un divertente e quasi del tutto riuscito splatterone, dal retrogusto grindhouse che non potrà non fare la felicità dell'amante del genere.
31 difatti, piaccia oppure no è una bomba, a partire dalla sceneggiatura scritta in modo perfetto, senza peli sulla lingua, per il tipo di personaggi creati e dalla loro breve ed efficace caratterizzazione, seppur la pellicola vede solamente (e banalmente) i protagonisti impegnati in una lotta per salvare la pelle contro nemici di crescente pericolosità. La pellicola però riesce ad elevarsi dal "gruppone" dei soliti slasher nostalgici grazie al carisma dei nemici, ad una sceneggiatura essenziale ma forte (che costruisce delle buone atmosfere malsane), ad una regia non ispirata al 100% (le scene di combattimento infatti, a causa dell'eccessivo uso della camera a mano e degli zoom sparati in modo velocissimo mancano quasi completamente di gusto estetico) ma sempre funzionale. Giacché Rob Zombie, miscelando fiaba nera e survival horror in un'elementare ma incisiva caccia all'uomo, dove violenza e scene toste (seppur in misura minore rispetto ai precedenti lavori) lasciano il segno, non dimentica nessun aspetto della sua opera, cura in maniera maniacale fotografia, ambientazione, personaggi, scenografie e colonna sonora, mescolando tutto con il marchio riconoscibile della sua impronta, che eleva la qualità del tutto.
Le scene di violenza e sangue infatti abbondano, e sono impressionanti e sanguinolente, come sempre con il regista in questione. Ma la cosa più apprezzabile di 31 sono i personaggi, carismatici e fuori di testa come non mai, e il ritmo altissimo della vicenda, che scorre via senza annoiare nemmeno per un minuto malgrado la scarsa originalità del tutto. Sempre parlando di protagonisti, a spiccare non sono però i personaggi principali (le vittime insomma), la loro caratterizzazione è difatti molto blanda, seppur mi sono parsi un attimino meglio caratterizzati e meno insopportabili rispetto agli standard attuali, si può facilmente prevedere chi sopravvivrà, però sinceramente come cosa non da particolare fastidio, ma gli antagonisti. La parte del leone la fanno infatti soprattutto loro (i villain appunto), assolutamente spettacolari (tutti ben caratterizzati e parecchio difficili da dimenticare), un concentrato di follia e luridume votato al sangue, tra cui spiccano il nano nazista e l'incredibile caratterista Richard Brake, star di un prologo in bianco e nero da cui si possono evincere sin da subito le bellicose intenzioni dell'ex frontman degli White Zombie.
Le scene di violenza e sangue infatti abbondano, e sono impressionanti e sanguinolente, come sempre con il regista in questione. Ma la cosa più apprezzabile di 31 sono i personaggi, carismatici e fuori di testa come non mai, e il ritmo altissimo della vicenda, che scorre via senza annoiare nemmeno per un minuto malgrado la scarsa originalità del tutto. Sempre parlando di protagonisti, a spiccare non sono però i personaggi principali (le vittime insomma), la loro caratterizzazione è difatti molto blanda, seppur mi sono parsi un attimino meglio caratterizzati e meno insopportabili rispetto agli standard attuali, si può facilmente prevedere chi sopravvivrà, però sinceramente come cosa non da particolare fastidio, ma gli antagonisti. La parte del leone la fanno infatti soprattutto loro (i villain appunto), assolutamente spettacolari (tutti ben caratterizzati e parecchio difficili da dimenticare), un concentrato di follia e luridume votato al sangue, tra cui spiccano il nano nazista e l'incredibile caratterista Richard Brake, star di un prologo in bianco e nero da cui si possono evincere sin da subito le bellicose intenzioni dell'ex frontman degli White Zombie.
Lui difatti (Doom-Head, che diventerà col passare del tempo, o forse chissà, un'icona dell'horror moderno), ha il compito di aprire le danze nel film con uno dei monologhi più ispirati che mi sia mai capitato di vedere in questo genere, completamente a suo agio in una trama così folle, interpretazione magistrale. Altro altro aspetto positivo è la scenografia molto curata, anche perché grottesco, ridondante, impietoso e sporco, il mondo di Rob Zombie è costellato da scenografie splendidamente fotografate, improntate alla definizione di un circo degli orrori. Ho adorato infatti la divisione tra quella sorta di inferno dove avvengono i combattimenti e il "paradiso" dove i creatori di questo gioco, con abiti a dir poco pomposi, osservano comodamente dall'alto il bagno di sangue scommettendo sui vincitori. Ovvia critica sociale inzuppata a dovere in un lago di sangue. Come detto però qualcosa comunque non funziona egregiamente, oltre al finale non proprio eccezionale (che certamente ricorda "The Devil's Reject" privo però di quella leggendaria poetica sanguinaria e che quindi potrebbe lasciare un po' spiazzati), la nota più palesemente negativa viene appunto dalla regia.
Come già ripetuto infatti, essa è stranamente confusionaria e incapace di rendere giustizia alle scene più concitate/efferate. Forse un modo per non incorrere nei tagli censori, ma al film la scelta non giova, seppur dopo il fallimentare film precedente ci sta. Anche perché qui, dove si respira un'aria nuovamente rozza, il regista/musicista tira fuori il meglio del suo campionario di crudeltà assortite. Basilare in tal senso il supporto della musica con notevole soundtrack tra gli habitué Lynyrd Skynyrd, divagazioni classiche, imprevisti inserti melodici affidati a Steven Tyler e sorprendenti malinconie alla "California dreaming". Per il resto splatter a fiumi, perversione e follia ad altissimi livelli. Per quanto riguarda gli attori, c'è come sempre (7 volte su 9 pellicole da lui dirette) l'intrigante moglie del regista (che tutto si può dire sui suoi gusti musicali e cinematografici ma non su questo), ovvero la bella Sheri Moon Zombie, come di consueto a suo agio nei ruoli di "cazzuta" eroina volgare ma coraggiosa. Al suo fianco un nugolo di caratteristi ben selezionati, sul quale spicca come detto una versione folle e sanguinaria di Joker che ha le fattezze di Richard Brake, attore gallese qui in grande spolvero.
Non manca un cameo di Malcom McDowell (ma anche di tanti altri, alcuni precedentemente utilizzati in altri film come Meg Foster ed altri no), che torna a lavorare con Zombie dopo le collaborazioni nelle nuove versioni di Halloween dirette dal regista. Nel complesso perciò quest'ultima fatica merita una visione. Un horror molto classico che potrebbe scontentare chi si aspetta dal regista sempre il guizzo geniale, ma che piacerà sicuramente a chi dall'horror non cerca per forza originalità e innovazione. Perché anche se qui Rob Zombie non si evolve ma torna al suo vecchio amore per l'horror più diretto e con pochi fronzoli, in cui si muove sornione con disinvoltura, riappropriandosi di una cifra stilistica ormai riconoscibilissima edificata su inquietudine, psichedelia, cultura pop, brutalità e kitsch, e tutto amalgamandolo alla perfezione, riesce nel suo intento di spiazzare, divertire e coinvolgere senza rinunciare quasi a nulla. Se infatti le storielle di fantasmi e soci vi hanno un po' stufato, 31 (che poteva essere migliore, anche se considerando il budget utilizzato il risultato non è disprezzabile) è l'horror che fa al caso vostro, soprattutto se ad Halloween non sapete che vedere. Voto: 7-