Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 03/11/2017 Qui - "Edward mani di forbice", "Il mistero di Sleepy Hollow", "The Nightmare before Christmas" sono solo alcuni dei titoli che ci hanno permesso di poterci addentrare nel meraviglioso mondo cinematografico di Tim Burton e di poterne apprezzare appieno la straordinaria originalità. Grazie anche alle sue straordinarie capacità di animatore, sceneggiatore, disegnatore e scrittore il visionario regista statunitense ha, infatti, costruito un immaginario filmico assai personale che sicuramente occupa un posto d'onore nel cuore di qualunque spettatore (di certo il mio). I suoi lavori sono come belle e raffinate fiabe dalle tinte gotiche e dalle atmosfere dark, in grado di trasportarci in mondi surreali dai quali non vorremmo più uscire. Non a caso questo è quello che accade al protagonista di quest'ultimo suo film del 2016, Miss Peregrine: La casa dei ragazzi speciali (Miss Peregrine's Home for Peculiar Children), che si ritroverà catapultato in una realtà fantastica dalla quale non vorrà più staccarsi. Jake (Asa Butterfield), un ragazzo timido ed impacciato, dopo la morte dell'adorato nonno (Terrence Stamp), seguendo gli indizi che questo gli ha lasciato, cerca di ricostruire la vita passata del nonno che aveva sempre sentito raccontare come fosse una bella favola, popolata da esseri speciali e piena di meravigliose avventure e di cui conserva solo sbiadite fotografie. Quando Jake lascia la Florida ed arriva nel Galles, viene finalmente a sapere che i racconti di suo nonno non erano solamente frutto della sua immaginazione senile e man mano che prosegue nella ricerca della verità verrà a contatto con una realtà inimmaginabile che lo aiuterà soprattutto a conoscere meglio se stesso.
Purtroppo però in questo adattamento cinematografico dell'omonimo best-seller di Ransom Riggs, seppur sia tecnicamente, sia formalmente ottimamente confezionato, uno spettacolo astratto e suggestivo insomma, che nel bene e nel male fuori controllo, coinvolge molto, dato che si è come rapiti da una sorta di magia, sembra mancare appunto la poesia che questa magia dovrebbe trasmettere. Inoltre le emozioni autentiche e intense a cui il regista ci ha abituati quasi non ci sono. Perché anche se Miss Peregrine è comunque un bel film fantasy, non particolarmente straordinario o memorabile, ma solo un buon film sostenuto dall'ottima regia di Tim Burton, con ogni inquadratura che appare studiata fin nei minimi dettagli, e perfettamente inserito nel suo personale immaginario gotico/dark, visivamente e formalmente sempre impeccabile, non tutto convince appieno. Dato che seppur due anni dopo il comunque riuscito Big Eyes, che lo ha visto tornare a un genere più adulto e maturo, Tim Burton batte di nuovo il suo terreno familiare (soprattutto negli ultimi dieci anni), quello del fantasy adolescenziale, non rinunciando ovviamente a quella tinta fosca e dark che lo ha sempre contraddistinto, anche perché si rivedono mostri e creature tranquillamente definibili come "Burtoniane", ovvero graziose bambine che nascondono dietro i boccoli una terribile seconda bocca dai denti aguzzi, gemelli sempre incappucciati perché talmente paurosi da impietrire, creature agghiaccianti come i "vacui" che si nutrono solo degli occhi degli "speciali", ma siamo lontani dai suoi migliori e riuscitissimi lavori.
C'è ancora la capacità visiva del regista di creare mondi fantastici e solari da opporre al grigiore e alla cupezza del reale (dato che il film è una immaginifica favola sulla "diversità" da difendere a tutti costi e proteggere da qualsiasi minaccia esterna che la voglia reprimere), ma in fondo pesca da un immaginario che ha già proposto in altre sue e ben più riuscite pellicole. Miss Peregrine infatti propone il classico scontro fra buoni e cattivi, ma molti dei personaggi proposti rimangono appena abbozzati psicologicamente sacrificandoli sull'altare della narrazione, una narrazione e un soggetto comunque semplice ed anche efficace, con uno sviluppo narrativo discreto e lineare, nonostante altresì la presenza di salti temporali e intrecci a volte non del tutto spiegati, ma non eccezionale. Difatti in quest'opera godibile, piacevole, ai comunque molti pregi (un immaginario culturale affascinante con le sue surreali immagini, le sue toccanti bizzarrie messe in scena, le stupefacenti caratterizzazioni dei bambini speciali, gli attimi inquietanti), si contrappongono anche altrettanti difetti (buchi di sceneggiatura, sequenze frettolose, debolezze narrative, psicologie poco approfondite, etc). Anche perché questo film, che sembra un incrocio tra "X-men" e "Big Fish", dal punto di vista narrativo è tutto e ampiamente già visto. Addirittura la sceneggiatura potrebbe risultare piuttosto macchinosa e confusa agli occhi del pubblico dei più piccoli, ma per fortuna oltre alle indubbie doti registiche di Burton, ad innalzare il livello finale dell'operazione contribuiscono tanti fattori.
Innanzitutto la fotografia, il punto forte del film, davvero bellissima, si passa da immagini fredde, con un tono evidente del blu, a scene coloratissime e vivaci in pieno stile fiaba, in più i contrasti fra il mondo reale e il mondo fantastico all'interno del film (anche grazie alle belle scenografie) è fenomenale. Ma anche la colonna sonora, che propone brani di grande impatto emotivo e con un'orchestra potente e dominante su molte scene della pellicola, non è affatto male. Inoltre eccezionali sono comunque i molti riflessi e riferimenti cinematografici sia all'interno della produzione di Burton del film, sia esterni e tra i più vari, la battaglia tra giocattoli ricorda molto il primo Toy Story, la casa per ragazzi speciali (come già citato prima) fa subito pensare alla scuola per mutanti nella saga degli X-Men, mentre il cattivone Barron (Samuel L. Jackson) e i vacui, con i loro "artigli" sembrano usciti da Silent Hill (per non parlare della scena in cui Barron sfonda, alla Shining, una porta con la sua mano a forma di ascia). Senza dimenticare il cast discretamente in forma (comprendente anche Judi Dench), anche perché Eva Green, affascinante come sempre, riesce bene a dare vita ad un personaggio in tutte le sue sfaccettature. Certo, non sempre altrettanto bene le altre interpretazioni, a cominciare dai ragazzi protagonisti, fino a Samuel L. Jackson che nella parte del villain recita il suo classico ruolo istrionico e molto sopra le righe (anche macabro), autoironia e cattiveria, un po' stereotipata però sempre efficace, perché nonostante il suo mancato ed evidente approfondimento interpreta la sua parte molto bene.
Ma a tutti, anche per il protagonista Asa Butterfield che fa il suo dovere per il ruolo che fa (seppur pochino impacciato), vi si può passare sopra. Perché anche se il finale è certamente anche fin troppo frettoloso, il film sa regalare comunque, oltre ad Ella Purnell, bravissima e troppo bella, almeno un paio di sequenze degne di nota (la "visita" al relitto sommerso e il finale combattimento con gli scheletri che, per quanto già visto e del tutto rientrante nelle logiche commerciali di Hollywood, rimane comunque esilarante e ben realizzato). Punto dolente la sceneggiatura, anche se funziona, dato che i personaggi, per quanto alcuni leggermente stereotipati, riescono a dare un loro perché all'interno della storia e riescono a farti appassionare alle vicende narrate, seppur meno intensamente che in altri. Come meno intensa è la forza poetica di Burton, anche se l'impronta di Tim si fa sentire egregiamente e rispetta i suoi standard perfettamente, dato che la regia (piena di piccoli difetti narrativi e strutturali), comunque concreta e sincera, mette in risalto il film con un ritmo serrato e mai noioso, con colpi di scena ben posizionati e scene d'azione molto valide, nonostante qualche sbavatura nei momenti più veloci. La regia di Tim Burton supera infatti, anche se solo discretamente, la prova. Dopotutto Miss Peregrine è un bel film per ragazzi, con una storia che gira bene (anche se alcuni passaggi sono un po' intricati per via dei paradossi temporali) e che tocca temi classici ma non semplici.
Temi (trattati diligentemente) come la libertà, i bambini speciali vivono al sicuro dal mondo esterno che li emarginerebbe per la loro diversità, protetti da un "Ymbryne" (Miss Peregrine), una donna-uccello col compito di vegliare su di loro e che li mantiene dentro un "anello temporale" in cui vivono "lo stesso giorno tutti i giorni" senza crescere, ma sono davvero liberi? Altri argomenti forti sono il rapporto tra genitori e figli e la difficoltà di passare dal mondo fantasioso dell'infanzia a quello dell'adolescenza, tema forse meno immediato a una visione superficiale, quasi sotterraneo. Però non per questo il film è un capolavoro alla Big Fish o alla Edward mani di forbice, anche se il film non pretende assolutamente tale riconoscimento, ma ugualmente funziona, diverte, emoziona e intrattiene. Tuttavia nonostante il giudizio positivo di buonissimo film per adolescenti (almeno dai 12-13 anni in su), resta un po' l'amarezza per un regista che potrebbe (nuovamente) spiccare il volo, con film di maggior spessore e con un target di età più alto, come ha dimostrato di saper fare all'inizio della sua carriera, e che invece sembra voler rimanere all'interno del fantasy per ragazzi, quasi "ingabbiato" come le Ymbryne di Miss Peregrine. Giacché in e a questo comunque discreto fantasy, ben curato e coinvolgente, un titolo fruibile e godibile, tecnicamente valido e ben recitato, è mancato il marchio di fabbrica del regista, che qui si vede solo in minima parte. Anche se in ogni caso è un film bello da vedere, intrigante da scoprire ed efficace da gustare. Voto: 7