Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 20/12/2017 Qui - Dopo tanti film italiani dignitosi (seppur non del tutto memorabili ma parecchio buoni) visti durante l'anno e di quelli anche troppo scemi usciti al cinema, finalmente una discreta commedia ben sviluppata, comica quando deve far ridere (e la sceneggiatura, comunque non eccezionale, sfrutta bene tutte le occasioni), anche con un suo significato e con due grandi interpreti come Kasia Smutniak (lo ammetto, ero un po' prevenuto nei suoi confronti) e Pierfrancesco Favino, capace come pochi di essere credibile sia come comico sia nei momenti più seri, senza mai cadere nella macchietta. Moglie e marito infatti, commedia del 2017 diretta da Simone Godano, senza troppe pretese, con una morale scoperta ma non pesante, dove per capirsi bisogna acquisire anche il punto di vista di chi si ha accanto, e nonostante la non originalità, anche se la stessa non è difatti la base del film, è una buona commedia, divertente il giusto e nel suo piccolo, una piacevole sorpresa. Perché anche se l'idea dello scambio di cervelli, o identità cerebrale, non è nuova, anzi, ce ne sono tante di commedie americane che trattano lo stesso argomento, e anche se se non è originale nemmeno l'asse portante vero della storia, cioè il rapporto di coppia in crisi che genera allontanamento e ribaltamenti in corsa, non è un film così banale come sembrerebbe. Poiché quello che si apprezza in questo film, che narra come detto la storia di una coppia di coniugi in crisi che dopo un esperimento scientifico di Andrea (geniale neurochirurgo che porta avanti una sperimentazione sul cervello umano) si ritrovano improvvisamente uno dentro il corpo dell'altra, Andrea è Sofia (un'ambiziosa conduttrice televisiva in ascesa) e Sofia è Andrea, e dove da quel momento non avranno altra scelta se non quella di vivere ognuno l'esistenza e la quotidianità dell'altro, è la capacità e la voglia di intrattenere con brio e ironia, nonostante delle caratterizzazioni incomprensibilmente forzate e gonfiate ad arte per gag dalla facile risate che però sembrano funzionare (non si capisce infatti perché un neurochirurgo debba avere il comportamento di un coatto e una donna apparentemente decisa e dinamica quello di una piagnucolosa e isterica sprovveduta).
Si diceva non banale, proprio perché al di là dell'aspetto "commedia" si cela un film che mette in luce una semplice cosa, nelle crisi di coppia dovrebbe accadere ciò che accade nel film, per uscirne immediatamente. Il film parla proprio di calarsi completamente nei panni dell'altro, averne i pensieri, i ricordi, i sentimenti e tutto il resto. Come detto altresì forzata è la trama, ma poiché la suddetta viene rappresentata in maniera simpatica e divertente, essa da origine ad un raccontino semplice ma efficace che riesce nel compito di regalare un'ora e mezza di buon umore allo spettatore. Certo, il finale ampiamente scontato rimette le cose a posto e lascia un po' di amaro in bocca, ma davvero buona è l'interpretazione dei protagonisti. Anche perché il punto forte sono i due protagonisti e anche alcuni comprimari, su tutti Valerio Aprea già visto nella serie Boris e nei due Smetto quando voglio (anche se il secondo mi manca), prodotto da quel Matteo Rovere (anche regista di Veloce come il vento), qui in veste di co-produttore. Altro aspetto da sottolineare è che qui finalmente non c'è la solita canzone italiana scritta apposta per il film, qui invece ci sono i giusti pezzi in inglese di musica moderna, che si uniscono alla funzionale colonna sonora. Tutto per un film che avrebbe potuto in ogni caso essere meglio interpretato e soprattutto imbastito in maniera più credibile, ma tutto sommato, avendo a che fare con un prodotto leggero, rimane comunque il risultato positivo. Niente di straordinario ovviamente, ma divertente e sufficientemente gradevole. Voto: 6,5