giovedì 18 aprile 2019

Criminal (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 19/12/2017 Qui - Un po' Jason Bourne, un po' Self/LessCriminal è un action-movie del 2016 che sfrutta abilmente i temi delle neuroscienze in salsa futuribile, e che, grazie ad un pregevole (ed un pochino originale) incipit e scena iniziale si fa minimamente apprezzare. Perché questa spy story diretta dal semi sconosciuto Ariel Vromen è una discreta pellicola anche se di certo non indimenticabile. Giacché seppur la trama sembrerebbe anche abbastanza interessante e il cast di attori presenti nel film fa ben presagire, purtroppo essa viene sviluppata in maniera troppo superficiale, facendo da contorno alle solite sparatorie che lo rendono il classico film "scappa e spara". Comunque la trama racconta di Bill Pope (un sufficiente Ryan Reynolds), un agente della CIA che viene ucciso prima di poter rivelare ai suoi capi dove ha nascosto un hacker che può sventare un attacco nucleare terroristico che scatenerebbe una guerra mondiale. L'unico modo per recuperare i ricordi di Pope è trapiantare una parte del suo cervello in un uomo che ne sia sprovvisto. E questi è Jericho Stewart (Kevin Costner), un galeotto rinchiuso in un carcere di massima sicurezza, proprio perché la sua anomalia cerebrale lo rende un killer senza sentimenti. L'operazione chirurgica sembra essere fallita, e in più Jericho fugge. Ma qualcosa sta lentamente facendosi strada nella mente del criminale. A questo punto sia i buoni che i cattivi devono per forza ritrovarlo. Il film quindi, anche per colpa di figure poco credibili, non riesce a soddisfare a pieno, non riesce a colpire nel suo intento, perché persino l'operazione al cervello che permette il trasferimento di memoria, un'operazione fantascientificamente accattivante, viene quasi banalizzata sul finire del film.
Il film però ha dei pregi. E' adrenalinico, vive di grandi effetti speciali, di intense scene di combattimento e inseguimenti, ha un buon ritmo (grazie anche al regista si dimostra molto abile riuscendo a non annoiare lo spettatore fino al, facilmente immaginabile, finale), tensione giusta e apre delle riflessioni interessanti sulla neurobiologia. Buone, anche se piuttosto prevedibili, infine le trovate finali (anche quella sentimentale, che seppur si poteva anche eliminare tiene difatti bene il pathos, soprattutto grazie alla bellissima Gal Gadot), anche se con il solito vizio di caricare troppo i "cattivi" (Jordi Molla infatti, che sembra un arabo e ormai nei film americani gli tocca sempre la parte del cattivo, è davvero sopra le righe), anche quelli che stanno dalla parte dei buoni. Non certo Kevin Kostner che (più che in 3 Days To Kill) riesce a destreggiarsi con mestiere, dopotutto il ruolo non richiede grandi capacità espressive e neanche grandi scene acrobatiche, al massimo si menano grandi cazzotti e si spara a raffica, ma questo si può fare ancora con una certa maestria perché la stoffa di attore ce l'ha ancora. Gli altri invece, Tommy Lee JonesGary Oldman e Michael Pitt si barcamenano fra la sufficienza e lo spreco quasi totale, ma per fortuna il film perlomeno intrattiene. Perché basta solo non fare troppo caso alle molte incongruenze della storia, per trovarsi di fronte ad un thriller (guardabile, ma senza troppe esigenze) che, in fin dei conti, si rivela un buon passatempo certamente non indimenticabile, ma dignitoso. Voto: 6