Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 14/12/2017 Qui - Basato sull'omonimo best seller di Rebecca Skloot e candidato come Miglior film per la televisione agli Emmy 2017, La vita immortale di Henrietta Lacks, film drammatico targato HBO e diretto da George C. Wolfe (Come un uragano, Qualcosa di Buono), ripercorre la disperata ricerca di informazioni che la figlia (Deborah, interpretata da Oprah Winfrey) di una donna che a sua insaputa rivoluzionò la storia della medicina, condusse grazie all'aiuto della scrittrice (una funzionale ed efficace Rose Byrne), per provare a scoprire come la raccolta non autorizzata delle cellule della madre abbia attuato un'innovazione medica senza precedenti. Attraverso numerosi flashback infatti, vengono mostrati sia i dettagli sulla storia di Henrietta Lacks, una donna afro-americana diventata lo strumento inconsapevole (tramite raccolta non autorizzata) di scoperte mediche sensazionali e rivoluzionarie, giacché nei primi Anni Cinquanta le sue cellule (tumorali) sono state utilizzate difatti per creare la prima linea cellulare umana immortale, sia le conseguenze che la notizia ebbe su Deborah e la sua famiglia, tenuta all'oscuro dei fatti per più di vent'anni. Le cellule della donna infatti, morta nel 1951 e denominate in seguito "HeLa" continuano a vivere e a riprodursi tutt'ora, trovando utilizzo in numerose ricerche scientifiche. Ma questo film, nato per omaggiare la memoria di Henrietta, è soprattutto una denuncia alle pratiche poco ortodosse che i familiari della donna hanno dovuto subire dai medici del tempo.
Loro infatti, sottoposti a vari esami cellulari senza apparenti motivi e mai stati informati di nulla, non sono mai stati menzionati nei libri pubblicati, non hanno mai beneficiato di alcun riconoscimento, soprattutto, economico e non hanno ricevuto mai delle scuse formali per il comportamento scorretto che i medici hanno avuto nei loro confronti. La storia quindi (interessante ma frammentata e abbastanza poco coinvolgente), grazie ai familiari, interpretati anche da Reg E. Cathey (Outcast), Leslie Uggams (Empire, Deadpool) e Rocky Carroll (NCIS), ci mostra le difficoltà, le problematiche, esplose soprattutto nella figlia adorata, interpretata bene ma non benissimo dalla Winfrey, un'icona americana. Non solo, perché grazie all'aiuto della giornalista, che crede fermamente in quel che fa, emergeranno altri aspetti inquietanti ed interessanti. Anche perché il lungometraggio di George C. Wolfe non segue le linee del classico biopic ma cerca di mostrare vari aspetti della vita di Henrietta Lacks e della sua famiglia. Ci riesce, ma in parte, perché l'evoluzione che ciascun personaggio portante della pellicola ha negli anni, non sempre sono d'impatto e convincenti. Ma di fronte all'importanza di conoscere, scientificamente parlando ed eticamente parlando, questa incredibile ed affascinante storia di scienza e altresì fede, la qualità bassa, la non lineare narrazione e tanti piccoli difetti vengono meno. Tuttavia non è per tutti e non è un granché, anche se un pizzico di emozione c'è, un po' di rabbia anche, altresì indignazione ma soprattutto speranza, che ancor oggi quelle cellule possono aiutare la scienza a trovare la cura a tante malattie. Voto: 6