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giovedì 8 febbraio 2024

Rustin (2023)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 08/02/2024 Qui - Il bello di questa pellicola quasi esclusivamente "all black" consiste nel narrare la lotta di un intrepido attivista per i diritti civili e la non violenza in chiave umoristica filtrando il tutto attraverso lo sguardo di un protagonista intrepido ma sempre col sorriso sulle labbra (ben interpretato dal candidato all'Oscar Colman Domingo). Ed è proprio per il suo contributo (dietro le quinte) all'organizzazione della grande marcia su Washington che la sua storia personale (di uomo nero omosessuale) seppur brevemente descritta, quasi stona con il resto. Che consiste in un ritmo regolare, dialoghi azzeccati, finale esaustivo, l'utilizzo di sequenze in bianco e nero poi, rende l'atmosfera noir contrastando in maniera voluta quanto efficace col clima disteso delle altre scene. Il film si avvale infine di una pregevole ambientazione, curato nella ricostruzione storica, e tuttavia, seppur può risultare interessante a livello didattico, seppur diretto con diligenza, gli manca la necessaria brillantezza per farlo emergere da una dignitosa media (anche perché retorico, banale ed ordinario). Voto: 6 [Netflix]

sabato 20 novembre 2021

Ma Rainey's Black Bottom (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 20/11/2021 Qui - Ciò che funziona come spettacolo teatrale non per forza si traduce in un ottimo film, un'affermata pièce non necessariamente può essere adattata con successo in un altrettanto lungometraggio e questo titolo ne è l'esempio. Viola Davis e lo scomparso Chadwick Boseman offrono due formidabili interpretazioni (specialmente la protagonista, lui è molto bravo ma quando entra in scena "Ma" tutto ciò che è le attorno scompare, è Viola a rubare lo show e dimostrare di avere il perfetto physique du role per il personaggio). Detto ciò, si salvano quasi solo le performance dei due attori. Il film (diretto da George C. Wolfe, che cose migliori in precedenza ha fatto, vedasi soprattutto Qualcosa di buono) è semplicemente noioso e poco coinvolgente, la storia poteva benissimo essere raccontata in un corto di 25-30 minuti, e il ritmo narrativo è sballato per me. Pesante per 80 minuti mentre il finale, la cosa di gran lunga più interessante e da approfondire, troppo frettoloso e poco curato. Precisamente: sono quattro eventi piuttosto importanti ma presentati in neanche 7 minuti di tempo sullo schermo per lasciar spazio ad estenuanti e poco originali monologhi sulla religione e il razzismo (per fortuna c'è un po' di bella musica blues). Da vedere? Solo per la grande Viola Davis e per l'ultima commovente prova di Chadwick Boseman. Nota finale, dopo aver visto questo "statico" film, la conferma che ingiustificati i 2 premi Oscar vinti, non solo perché concorrevano contro il Pinocchio di Matteo Garrone nettamente superiore, ma sinceramente ci sono pochissimi costumi, e il trucco? Come a voler premiare il film solo per il fatto di avere un cast di persone di colore, mah. Voto: 5

domenica 14 aprile 2019

La vita immortale di Henrietta Lacks (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 14/12/2017 Qui - Basato sull'omonimo best seller di Rebecca Skloot e candidato come Miglior film per la televisione agli Emmy 2017, La vita immortale di Henrietta Lacks, film drammatico targato HBO e diretto da George C. Wolfe (Come un uraganoQualcosa di Buono), ripercorre la disperata ricerca di informazioni che la figlia (Deborah, interpretata da Oprah Winfrey) di una donna che a sua insaputa rivoluzionò la storia della medicina, condusse grazie all'aiuto della scrittrice (una funzionale ed efficace Rose Byrne), per provare a scoprire come la raccolta non autorizzata delle cellule della madre abbia attuato un'innovazione medica senza precedenti. Attraverso numerosi flashback infatti, vengono mostrati sia i dettagli sulla storia di Henrietta Lacks, una donna afro-americana diventata lo strumento inconsapevole (tramite raccolta non autorizzata) di scoperte mediche sensazionali e rivoluzionarie, giacché nei primi Anni Cinquanta le sue cellule (tumorali) sono state utilizzate difatti per creare la prima linea cellulare umana immortale, sia le conseguenze che la notizia ebbe su Deborah e la sua famiglia, tenuta all'oscuro dei fatti per più di vent'anni. Le cellule della donna infatti, morta nel 1951 e denominate in seguito "HeLa" continuano a vivere e a riprodursi tutt'ora, trovando utilizzo in numerose ricerche scientifiche. Ma questo film, nato per omaggiare la memoria di Henrietta, è soprattutto una denuncia alle pratiche poco ortodosse che i familiari della donna hanno dovuto subire dai medici del tempo.

giovedì 14 febbraio 2019

Qualcosa di Buono (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 20/12/2016 Qui - Tratto dal romanzo di Michelle WildgenQualcosa di Buono (You're Not You), pellicola del 2014 diretta da George C. Wolfe, narra la storia di una talentuosa giovane pianista classica (Hilary Swank) che un giorno si ammala improvvisamente di SLA. Kate (questo il suo nome) e suo marito Evan (Josh Duhamel) però, nella ricerca di un assistente a tempo pieno per Kate, si imbattono in Bec (Emmy Rossum), una studentessa di college che ha risposto impulsivamente all'annuncio pur non avendo la minima esperienza. Una ragazza che, nonostante sia una persona confusionaria ed incapace di creare stabili relazioni sentimentali e professionali, riuscirà a farsi apprezzare, anche perché Kate vede qualcosa di speciale in lei e la sceglie come suo 'angelo custode'. Quello che prima di tutto colpisce in questa pellicola e ne decreta un certo valore è l'indubbia ottima interpretazione di Hilary Swank (anche produttrice della stessa, comunque decisamente più in parte che in The Homesman) che come sempre si dimostra essere una fuori classe in tutti i più svariati ruoli che interpreta. Come in Million Dollar Baby, la Swank qui impersona una donna affetta da una grave malattia degenerativa che viene da lei espressa e presentata in una maniera talmente realistica ed efficace da sembrare che ella sia veramente affetta dalla SLA. Insomma, quello che poteva risultare soltanto un film serio e toccante su di un tema delicato e difficile da trattare, ma nulla di più, viene, appunto, notevolmente nobilitato dalla Swank.