Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 12/12/2017 Qui - Alla sua seconda seconda esperienza come regista, Kim Rossi Stuart in Tommaso, film del 2016, scritto, diretto e interpretato da lui stesso, svolge una operazione non banale, mostra con efficacia la nevrosi di un individuo tormentato per cui la realtà è sempre insufficiente o comunque non in grado di soddisfare i bisogni inconsci. Il protagonista infatti trova sempre una scusa, anche banale, per respingere quello che ottiene, nella vita amorosa e nel lavoro. Sogna vermi, simbolo delle brutture che possono nascondersi sotto le apparenze luccicanti. È tormentato da fantasmi del passato che emergono di tanto in tanto e non riesce a mettere a fuoco. Allontana da sé i risultati ottenuti, come se dopotutto il fallimento fosse una condizione più accettabile del successo. Inaffidabile, erotomane, imprevedibile, provoca, con una certa costanza, il naufragio dei rapporti d'amore. Naufragi che non risparmiano nessuna. Tommaso è sempre con la testa altrove, con lo sguardo che osa su sederi ben torniti o seni in bella vista, costantemente predisposto all'atto sessuale, ma solo allo stato mentale, riuscendo così a trasmettere in parte le angosce che appartengono a tantissimi Tommaso, anche perché il film riflette (comunque non eccezionalmente) e mostra le difficoltà supreme degli esseri umani, perennemente occupati e indaffarati a gestire quel disagio relazionale, derivante dal bisogno assolutamente totalizzante di stringere legami sessuali e amorosi soddisfacenti. Peccato che nonostante l'argomentazione interessante e intuizioni felici (con alcuni momenti sinceramente divertenti grazie a situazioni grottesche che ricordano le situazioni reali di tante relazioni, anche se il tutto "resta distante" e le fantasie di Tommaso alla fine non riescono a coinvolgere davvero), il film si fermi alle intenzioni, un bel lavoro in potenza insomma, la trama infatti, dopo una prima parte brillante, senza pretese, ma onesta (in cui il regista dosa bene, ma non benissimo ironia, dramma, grottesco), si trascina per una buona ora con scenari già visti, già vissuti, prevedibili, senza picchi.
Il risultato è quindi quello di vedere un bravo attore e regista assieme con belle e brave protagoniste del cinema nostrano, che recitano con una sceneggiatura più adatta ad un monologo teatrale che ad intrattenere per novanta minuti un pubblico cinematografico. Anche perché in questa versione imbruttita di Nanni Moretti, Kim Rossi Stuart, che nella parte di Tommaso si ritaglia monologhi di sedute psicanalitiche, e che dopo un tuffo onirico, anche interessante, ripropone fisime e scorci di interpretazioni davvero poco entusiasmanti, di puro contorno sono Jasmine Trinca, nella parte della fidanzata "con i denti brutti" e sopra le righe Cristiana Capotondi, la fidanzata "con una cosa sul labbro superiore". Critica diversa spetta invece a Camilla Diana, nella parte della cameriera spigliata ed un poco burina, che mette alle corde l'indeciso Tommaso, un personaggio ben scritto al quale la giovane attrice riesce a conferire le giuste sfumature senza strafare, equilibrata e sfaccettata. In definitiva però, anche se a volte non si va oltre il passabile da vedere con un lieve sorriso in bocca, e anche se questo è un film medio, forse anche leggermente sotto la media, certi momenti sono riusciti e sufficientemente riuscita è la pellicola, merito anche della colonna sonora, non priva di spessore che ci accompagna in maniera più o meno evidente in questa pellicola non eccezionale ma sufficientemente vedibile. Voto: 6