domenica 7 aprile 2019

Premonitions (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 07/12/2017 Qui - Non è certamente un capolavoro Premonitions (Solace), film del 2015 che segna l'esordio alla regia di Afonso Poyart, ma porta con sé qualcosa di accattivante. Perché a sto filmetto una volta accettato il comodo espediente della chiaroveggenza, giacché esso si tratta di un thriller psicologico i cui protagonisti sono un investigatore e un killer, entrambi dotati del "dono" della premonizione, il che rende più difficile al primo catturare il secondo, gli si può rimproverare poco o nulla. L'indagine sul killer che non lascia tracce infatti, funziona alla grande, il ritmo è perfetto, i personaggi sono scritti bene e le interpretazioni sono discrete (a parte i due investigatori, un sempre e comunque magnetico Jeffrey Dean Morgan e la bella Abbie Cornish, che appaiono piuttosto "imbustati" e poco credibili nel ruolo). Ovviamente però non tutto è oro quello che luccica, e infatti, nonostante una certa linearità nella narrazione che però fa virare rapidamente verso altre direzioni la storia, che spingono altresì lo spettatore verso una certa riflessione, il film risente certamente di una certa schematicità specialmente quando si mette in gioco questioni morali e una tematica forte come l'eutanasia, perché essi non vengono snocciolati come si deve, vista la loro importanza ai fini del racconto.
Eppure il film centra l'obbiettivo, perché i trip del protagonista (quelli di un sempre grande Anthony Hopkins, 4 i suoi film quest'anno) lasciano interdetti, gli omicidi e i delitti scioccanti fanno rabbrividire ed alcune situazioni emozionano. Il film infatti, che mantiene un suo fascino e si può vedere, sorprende in positivo. Giacché senza strafare, il regista confeziona una discreta pellicola, non particolarmente adrenalinica o avvincente ma ben girata. Certo non sembra sufficiente il movente che spinge il killer (a cui si attribuisce una pietas che non lo rende un vero e proprio cattivo) ad agire in quel determinato modo, e non sempre alcune immagini e situazioni non funzionano, e non sempre Colin Farrell è perfetto, ma se alla fine gli si perdona anche qualche caduta di stile, come per esempio l'indagine poliziesca, che in effetti è solo un pretesto per affrontare tematiche delicate e profonde come la buona morte o il fine-vita, vi aspetta un thriller fantascientifico fatto bene. Poiché nonostante appunto alcuni difetti, il film funziona, l'opera è difatti ben strutturata ed intrattiene a dovere, calibrando tutti gli obiettivi modulandoli sapientemente all'interno di una storia coinvolgente, una storia che, grazie al montaggio serrato e una colonna sonora incalzante, cresce col passare dei minuti e non annoia, ma non aspettatevi un capolavoro perché non lo è, ma un discreto film che vi consiglio di recuperare e vedere. Voto: 7-