domenica 7 aprile 2019

Morgan (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 15/12/2017 Qui - Una creatura artificiale dall'aspetto di una giovane e minuta adolescente può rappresentare sia un immane pericolo che un esperimento rivoluzionario nell'esordio dietro la macchina da presa (dopo alcune collaborazioni col padre) di Luke Scott, figlio del noto Ridley, qui produttore della pellicola. Il film Morgan (2016) infatti, come molti altri nel passato, ed altri ancora nel futuro, indaga sul rapporto uomo-macchina, alla luce delle nuove tecnologie, una macchina che è ormai molto difficile definire tale. Anche perché Morgan, frutto di un esperimento di bionanotecnologia, progettata e creata artificialmente in laboratorio con caratteristiche militari, con un'intelligenza superiore alla media e con la capacità di provare emozioni umane, è una bella ragazza adolescente che vorrebbe solo crescere e vivere come tutti. Tanto che il legame che si crea tra lei ed i suoi "creatori" va ben oltre il rapporto normale tra artefice ed artefatto, i membri dello staff "amano" difatti Morgan come una figlia, e si comportano con lei con profondo coinvolgimento emotivo ed empatico. Particolarmente coinvolti sembrano essere il neuroscienziato Simon Ziegler, portato in scena dal sempre efficace Toby Jones, la comportamentista Amy (Rose Leslie), e gli altri bioscienziati Kathy Grieff (Jennifer Jason Leigh) e la coppia Brenda e Darren Finch. Apparente distacco tutto scientifico, pare mostrare la responsabile del progetto dott.ssa Lui Cheng, che ad un certo punto Morgan chiamerà "Madre", portata in scena dalla sempre elegante Michelle Yeoh, mentre una totale indifferenza alla "creatura" viene dimostrata solo dal nutrizionista Skip Wronsky, degradato di fatto a cuoco del gruppo, ed indispettito anche per questo. Tutto pare filare liscio nel laboratorio interrato ed attorniato dalle splendide foreste dell'Irlanda, creatura e creatori appaiono una famigliola felice in vacanza, fin quando un incidente grave non rivela la vera natura di Morgan, che è quella per cui peraltro la multinazionale ha finanziato il progetto.
E' a questo punto che una giovane donna (Kate Mara) viene mandata in questo remoto luogo top secret, per indagare sul terrificante incidente. Ma l'ennesimo incidente in cui viene coinvolto il dr. Alan Shapiro (Paul Giamatti), che deve valutare se terminare o meno il progetto, metterà tutto in discussione. E qui comincerà a decollare il film, in un crescendo di thriller e di action, in cui si realizzerà la personale vicenda ed il dramma di ciascuno, sempre con misura ed attraverso un crescendo di suspense-azione dosato con maestria dal regista, tanto da avvincere lo spettatore senza un briciolo di noia fino ai titoli di coda (dopotutto eccezionale è il finale e la rivelazione finale). E così le meravigliose ambientazioni, la buona caratterizzazione di ciascun personaggio e del suo personale rapporto con gli altri membri del gruppo e con "la creatura", l'ottimo corredo musicale (di Max Richter) fanno dell'opera di Luke Scott una proposta interessante da seguire, e su cui riflettere. Certo, le questioni metafisiche, alla base del film, sono innumerevoli (e neanche tanto originali dato che assomiglia ad Ex Machina), ma soprattutto non approfondite con il dovuto spessore, anche perché lo sviluppo della storia è abbastanza "telefonato", restituendo in questo modo un film scontato, che non propone e offre niente di nuovo rispetto a quello già visto tante altre volte (tanto che la mediocrità c'è e si vede). Eppure questo film di genere, a dispetto di una prevedibile evoluzione della vicenda che riporta alla memoria alcuni titoli degli ultimi anni, riesce ugualmente ad emozionare e coinvolgere lo spettatore più che discretamente. Perché questo esordio più che interessante e convincente del figlio d'arte Luke Scott, grazie alla sua efficace direzione, e grazie alla buonissima interpretazione di tutti gli attori (d'altronde notevole è il cast), con menzione speciale però per la protagonista Anya Taylor-Joy, molto capace e interessante per il futuro, perché attira chi guarda col suo sguardo penetrante e la sua voce profonda e significante, riesce in modo semplice ma incisivo e diretto a farsi sufficientemente apprezzare. Voto: 6+