Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 18/12/2017 Qui - Ennesimo (ma sempre attuale e utile nonché importante) film è Una volta nella vita (Les héritiers), film del 2014 diretto da Marie-Castille Mention-Schaar, su scolaresche difficili che grazie all'impegno, la pazienza e la passione di una insegnante riescono a trovare e provare interesse verso la vita, il rispetto e la tolleranza nei compagni e la volontà di cambiare e trovare il proprio percorso di vita. Tutto questo grazie alla riscoperta, al ricordo e all'interesse nei confronti di un tema sempre carico di emozionalità, e sempre vivo, come lo sterminio degli ebrei da parte dei nazisti. Tratto da un fatto realmente accaduto Una Volta nella Vita infatti, costruito in maniera interessante, nonostante la pochissima originalità ma capace di regalare una visione valida e coinvolgente, mostra appunto come la passione di una professoressa, dotata di molta buona volontà e di ottimi propositi, altresì capace di dare fiducia ai suoi alunni disastrati, riesca a vincere l'apatia, il disinteresse, la conflittualità, l'individualismo di una classe di una scuola superiore (di una banlieue parigina) composta da ragazzi appartenenti a numerose etnie ed assai indisciplinata e con scarsa voglia di apprendere e di applicarsi in ogni modo allo studio. E ci riesce iscrivendo i suoi alunni al concorso scolastico nazionale sulla resistenza e la deportazione. Dopo le prime ritrosie difatti, tutti i componenti della suddetta classe iniziano a provare un reale ed acceso interesse per l'argomento (dopotutto è impossibile rimanere impassibili a certe cose), rimanendone ovviamente anche molto sensibilizzati, e cominceranno tutti a poco a poco a collaborare gli uni con gli altri all'adempimento del progetto, riuscendo a costruire un'opera fatta di immagini e di raccolte di testi e testimonianze varie (tra quella di un sopravvissuto) che li porterà all'insperata, almeno all'inizio, e meritata premiazione.
Detta così a prima vista, sicuramente il film risulta troppo semplicistico nella vicenda che, iniziata sotto i peggiori auspici, termina come detto con una saggia presa di coscienza da parte degli alunni i quali nel corso del progetto si riscattano nella condotta e nell'adempimento dei propri doveri scolastici. Ma quello che è importante evidenziare, in questo film sulla shoah che fa riflettere ed emozionare, non è tanto la trama sicuramente semplificata, ma il lodevole impegno e la pazienza che l'insegnante mette nel voler trasmettere ad una classe di studenti, ritenuti in pratica senza più alcuna speranza, un'intensa e drammatica pagina di storia e soprattutto nel riuscire ad entusiasmarli, nonché ad essere profondamente toccati, all'apprendimento di questa. Ed è proprio in questo modo, si evince dal film, che la scuola dovrebbe funzionare ed agire nella realtà, con insegnanti aperti al dialogo ed alla comprensione ma anche alla punizione, quando necessaria, nel caso di condotte comportamentali disdicevoli. E l'insegnamento delle varie materie dovrebbe vertere più che su sterili nozioni su un apprendimento basato sul dialogo e sulla discussione atti a far riflettere e conseguentemente maturare gli studenti. Probabilmente esistono nella realtà insegnanti di questo tipo, dal momento che la pellicola, ripeto, è stata tratta da un fatto realmente accaduto, ma si è anche ben consapevoli che purtroppo nella maggioranza dei casi una scuola di questo tipo risulta un'utopia e che non tutti i docenti sono strutturati di così larghe vedute e soprattutto buona volontà ed amore per il proprio lavoro di insegnanti come quella interpretata dall'ottima Ariane Ascaride. Comunque, questo film commovente e coinvolgente, che affronta (grazie anche alla efficace regia) con delicatezza un argomento spinoso ma sempre attuale, che forse deluderà qualcuno per il suo apparente buonismo, perché ha il limite di allentare le tensioni per sollecitare il trionfo delle possibilità individuali, merita assolutamente di essere visto, anche perché il film, capace di toccare le corde giuste, appassiona e convince. Voto: 7