giovedì 18 aprile 2019

Man of Tai Chi (2013)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 19/12/2017 Qui - Inizialmente avevo deciso di scartare (ad ottobre) l'esordio alla regia di Keanu Reeves, e di non vedere quindi Man of Tai Chi, film del 2013 diretto ed interpretato da lui stesso, ma dopo un commento positivo di Cassidy, che mi consigliava di dargli una possibilità dicendo "non è male sai, un buon film di menare, onesto", e dopo un altro passaggio televisivo, l'ho finalmente visto. Ebbene, aveva ragione, perché Man of Tai Chi, è un film onesto e apprezzabile, che non fa gridare al miracolo ma che mantiene le sue premesse di partenza. Certo, il film segue un canovaccio classico per una pellicola che è per lo più indirizzata solo e probabilmente ai fan del filone, che difficilmente ne resteranno delusi, ma per gli altri non sarà proprio disprezzabile in tutto. Anche perché nel film, un buon action movie sulle arti marziali (dal buon Reeves tanto amate), sullo spirito da "guerriero" che non combatte ma si difende, e in cui il regista si ritaglia anche un ruolo da villain, e in cui affida il ruolo del protagonista a Tiger Chen, già al lavoro con lui in Matrix (da cui arriva anche il maestro delle coreografie Yuen Woo-ping), c'è una retorica apprezzabile dietro, il Tai Chi è un'arte marziale ed è soprattutto un percorso di vita, che porta alla realizzazione del sé. Il cambiamento del protagonista (Chen, come uno degli stili di Tai Chi) che rischia di perdersi nella futilità dei beni materiali, denaro e popolarità, salvo poi ritrovarsi al termine di uno scontro coi suoi demoni, e col suo ultimo avversario.
Questo nuovo lavoro infatti (offerto da un misterioso individuo), nonostante sia ben pagato, porterà Tiger (che lavora per una ditta di consegne) ad allontanarsi dai principi della propria scuola marziale. Ma se più discreto è questo assunto, non tanto lo è però la trama, non solo perché rispolvera un misto di situazioni già ampiamente sfruttate negli anni passati, con rimandi spirituali e dialoghi a corollario dell'azione, a volte francamente imbarazzanti nonché eccessivamente impostati e stentorei, senza "stemperare" il tutto con un seppur minimo accenno di ironia, ma perché c'è qualche scena un po' "all'americanata" (dato che il film è in collaborazione, meglio in tal senso se non lo fosse stato). Fortunatamente in soccorso arrivano i combattimenti, dopotutto tutto il contorno della trama è un puro pretesto per fare da contenitore alle coreografie marziali (davvero notevoli), che qui sono qualitativamente eccellenti. Non sono "volanti" come nei film cinesi, ma sono spettacolari, non del tutto realistici in alcuni casi (vedasi la mossa del "potere" della mente), ma efficaci e del tutto funzionali, come il buon combattimento finale. D'altronde il film, nonostante un andazzo abbastanza prevedibile e una regia ben calibrata, che non si sofferma su vari dettagli o marcate poetiche di natura orientale, ma che va dritto all'azione dura e pura (anche grazie ad una passabile colonna sonora), intrattiene al punto giusto. Tanto che il  film è promosso a pieni voti, poiché esso è un buon passatempo, un action-movie sostenuto e dal ritmo convincente, certamente non eccezionale ma onesto. Voto: 6+