Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 01/11/2017 Qui - A Bigger Splash (Drammatico, Italia, Francia 2015): Neanche il tempo di elogiare i film italiani all'estero (Mine), che una delusione già arriva. Perché anche se questo film diretto da Luca Guadagnino, non fa poi così tanto rumore, questo va premesso fin da subito, e ha senza dubbio una cura formale ben definita, non convince per niente. Non fa rumore perché non impressiona, non lascia il segno, non si fa realmente carico delle grandi responsabilità che complessivamente pare volersi assumere. Il lavoro è un rifacimento de "Le piscine" di Jacques Deray e il plot di base è facilmente ricostruibile mediante il più convenzionale schema "coppia A" e "coppia B" si incontrano, si mescolano e collidono. Fosse solo questa la questione, sarebbe più agevole tirare le somme rispetto all'efficacia delle scelte di del regista, invece sfortunatamente tutto quello che viene aggiunto alla struttura elementare non solo è "gratuito" ma risulta pure gravoso e opprimente. In A Bigger Splash infatti, rimane solo qualche bellissima inquadratura e un paio di movimenti di camera, tutto il resto, dalla sceneggiatura (con flashback di discutibili gusto sparsi qua e là a frammentare una linea narrativo-temporale già di per sé debole) al cast è una noia mortale, prevedibile, grezzo, statico, svogliato, a tratti piuttosto irritante (con una soundtrack davvero brutta). Anche perché seppur l'asprezza del paesaggio di Pantelleria è il riflesso della spigolosità che manifesta gradualmente fra i quattro personaggi, fatto di allusioni, piccole ripicche e provocazioni in un continuo gioco al rialzo che deflagrerà in maniera tragica, nessun 'vortice di passione e gelosia' ci coinvolge e/o appassiona. D'altronde manca una definizione soddisfacente di questi personaggi (tutti una volta o più sempre nudi) in cui il solo Ralph Fiennes con il suo essere sopra le righe, mostra un minimo di umanità rispetto alla rigidità di Tilda Swindon e Matthias Schoenaerts, all'evanescenza di Dakota Johnson. Ma il peggio lo offre nei caratteri comprimari dove le macchiette abbondano e ne fa le spese un Corrado Guzzanti con un ruolo che oltre l'imbarazzante, e dove la tematica degli immigrati messi un po' a caso senza alcun criterio. E come se non bastasse l'ironia che viene ostentata pare davvero patetica, a maggior ragione in un'opera che per quasi tre quarti sembra volersi staccare dal canone di genere salvo poi chiedere disperatamente aiuto ad atmosfere thriller per far tornare i conti. Ma i conti non tornano e di "big" c'è solo la delusione. Voto: 5