domenica 14 aprile 2019

The Dressmaker: Il diavolo è tornato (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 12/12/2017 Qui - Film dalla trama piuttosto originale con diversi momenti a cavallo tra il grottesco e un leggero dramma strappalacrime è The Dressmaker: Il diavolo è tornato (The Dressmaker), film del 2015 scritto e diretto da Jocelyn Moorhouse e basato sull'omonimo romanzo di Rosalie Ham. Il film infatti racconta di Tilly (Kate Winslet), una donna decisamente bella, di talento (soprattutto nell'alta moda) e dal grande gusto che, gravata dal senso di colpa, non solo ritorna nella città natale per far visita alla madre Molly (Judy Davis), affetta da demenza, ma anche per vendicarsi di chi l'ha allontanata quando era ancora una bambina. E quindi armata di ago e tessuto, inizia a trasformare e a liberare le sue concittadine (tra cui Sarah Snook, insieme alla Winslet in Steve Jobs), anche grazie alla scoperta della verità, in cui vengono alla luce i vizi (e i segreti rimasti sino allora sepolti sotto l'ipocrisia) degli abitanti (cattivi tranne uno, Teddy alias Liam Hemsworth, non incisivo il suo apporto, anche se in linea come in Cut Bank: Crimine chiama crimine e Independence Day: Rigenerazione) di questo paesino australiano, ottenendo così una dolce vendetta nei confronti di chi le ha fatto del male. È difficile inserire The Dressmaker: Il diavolo è tornato in un determinato genere cinematografico, se infatti inizia come una sorta di revenge-western, in cui al posto delle pistole ci sono i costumi e la macchina da cucire Singer con cui Tilly arriva in paese, poi si prosegue nei toni della black comedy fino a sconfinare nel romantico e nel melodramma. Un miscuglio di generi che in alcuni casi è piacevole, ma che in altri pare troppo scontato e stona con la storia. Una storia che presenta il suo punto più debole probabilmente in una sceneggiatura non all'altezza e che non riesce a sfruttare appieno le numerose ed evidenti possibilità rappresentate dall'argomento.
Infatti, la pellicola si regge principalmente sulle splendide creazioni dei costumi, sulla bella fotografia e alle performance degli attori (anche se questo purtroppo non basta a salvare quest'operetta sgangherata). La parte migliore della pellicola, infatti, è rappresentata proprio dalla bravura dei suoi interpreti, grandiosi nel delineare i rispettivi personaggi, dallo Hugo Weaving nei panni del Sergente Farrat, amante di stravaganti travestimenti, alla bravissima Judy Davis, capace di farci commuovere e ridere grazie alla sua Molly, fino alla protagonista. Kate Winslet, infatti, conferma appieno (anche grazie a questo suo personaggio ora sfrontato, forte, deciso, vendicativo, ora fragile e vulnerabile, ma sempre affascinante e seducente) di essere un'attrice camaleontica e in grado di cambiare pelle insieme al suo personaggio (come già constatato anche in Codice 999). Ma nonostante gli attori e tutto ciò, il film, fin troppo lungo (che perde quasi subito verve e compattezza), di difficile digestione (mancando di essere abbastanza graffiante e imprevedibile per più tempo), direi più adatto ad un pubblico femminile, certamente originale e divertente nella prima parte, con un'ambientazione singolare e personaggi di contorno decisamente divertenti e sopra le righe, e nonostante si faccia piacevolmente vedere (strappando anche alcuni sorrisi) non è proprio perfetto, anzi, la regista, mescolando con eccessiva disinvoltura dramma e commedia, non sa trovare il giusto bilanciamento e affastella troppi bizzarri (slegati e a tempo scaduto) colpi di scena. Poiché esso dopo una buona prima ora, appunto originale e briosa, scivola un po' nella retorica, il dramma la fa da padrone ed ecco che la storia si sfiata, annichilisce e, a tratti, annoia anche un po'. Anche se resta una pellicola stuzzicante che verrà ricordata per la bella fotografia e i bellissimi abiti indossati dalle protagoniste. Ma forse, in mani più audaci, avrebbe reso di più, nelle mani dei Coen, per esempio. In ogni caso per la sua particolarità merita la sufficienza, seppur visto una volta, una seconda non serve. Voto: 6