Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 15/11/2018 Qui - Partiamo dal presupposto che, per potersi godere questa pellicola, bisogna necessariamente resettare la propria opinione riguardo la figura di Fabio Rovazzi, io l'ho fatto e ne sono rimasto piacevolmente sorpreso, perché facendolo (e quindi vedendo il tutto senza pregiudizi) vi ritroverete di fronte ad una simpatica commedia leggera e spensierata, mai volgare (ed è un vero e proprio miracolo visti i tempi che corrono, dove bisogna arrivare ai limiti della decenza e del decoro per provare a far ridere il pubblico) e con un accenno di critica sociale che non guasta (quasi) mai. Il vegetale infatti, film del 2018 diretto da Gennaro Nunziante, non vuole raccontare la crisi del posto fisso e dei cervelli in fuga dall'Italia come invece accadeva con Quo vado? (anche se non troppo velata è la critica sociale rivolta al mondo del lavoro incapace di voler puntare sui giovani e sulle loro idee, lasciandoli abbandonati al proprio destino), bensì una storia politicamente corretta dalla comicità appena abbozzata, tutta incentrata sulla figura minuta e apparentemente fragile di Fabio Rovazzi, qui in veste di attore e non di creatore di tormentoni web come "Andiamo a Comandare" e "Tutto molto interessante". Interessante, appunto, in questo film, è la storia del giovane Fabio, laureato in Scienze della Comunicazione, pieno di sogni e speranze, che cerca un lavoro consono ai suoi ideali e del suo coinquilino, Nicola (efficacemente interpretato da Pinuccio alias Alessio Giannone, l'inviato barese di Striscia la Notizia), che invece si accontenta di fare un lavoro qualsiasi come le consegne per conto di un ristorante giapponese. Fabio, ben presto, è costretto ad accettare come il suo amico (in tal senso il duo che si crea è senza dubbio il più divertente e meglio riuscito dell'opera, e sa far ridere lo spettatore ogni volta che appare sullo schermo) un lavoro qualsiasi e inizia così a consegnare dei volantini, venendo poi selezionato per uno stage particolare. Coinvolto in un rapporto difficile con il padre e con la sorella, viziata e petulante, il ragazzo cercherà di barcamenarsi in un mondo a lui nuovo e difficile quello degli adulti, del lavoro e della difficoltà nel gestire vari aspetti di questa condizione che più di una volta, non solo per colpa sua, lo lasciano inerme come un "vegetale".
E insomma seppur la pellicola ha un non so che di già visto, e in verità non è priva di piccoli inciampi, ad esempio alcune scene abbastanza stereotipate che segnano la differenza tra provincia e città come e anche la sdolcinatezza di alcune scene alla "volemose bene" e saggezza popolare annessa che ogni tanto escono fuori contrapponendosi agli squali cinici e senza valori del mondo del lavoro, la suddetta riesce a funzionare. Perché non sono necessarie battute a sfondo sessuale, politico o infarcite di volgarità (nessuna scena erotica, nemmeno un bacio) per far ridere lo spettatore. Non è un caso infatti che la commedia segua lo stile di humour pacato e genuino già ampiamente visto nelle passate opere di Nunziante con Zalone one man show, un humour (donato, oltre che ad un ritmo equilibrato, privo di punti di sospensione sostanziali, anche dalle improbabili coppie che si formano con il protagonista) che seppur totalmente diverso dall'irriverenza del talento comico pugliese, riesce, tramite un protagonista acqua e sapone, capace di racchiudere in sé il classico esempio del giovane italiano docile, onesto ma facile da raggirare (una specie di Ugo Fantozzi dei nostri tempi, prendete con cautela però quest'ultima affermazione), a colpire e divertire. Il film infatti, divertente grazie anche ai dialoghi brillanti, che risulta dunque una rappresentazione, sia pure parecchio fantasiosa, della contemporanea situazione generale del nostro Paese, giacché questo tema così serio e delicato viene qui affrontato appositamente in maniera lieve ed ironica tale da non rattristare lo spettatore, sebbene non impedendogli di riflettere, è riuscito. Riuscito sostanzialmente sia perché il giovane milanese (che sebbene limitato da un'evidente inesperienza attoriale e cinematografica ha una flemma e un'ironia naturale che lo aiutano ad entrare abilmente nel personaggio) riesce a far ridere più volte il pubblico, senza dover utilizzare i soliti artifizi triti e ritriti delle commedie nostrane, sia perché il regista, prediligendo la naturalezza e permettendo ai suoi interpreti di improvvisare, modificare in parte i dialoghi, crea una recitazione più naturale e rilassata, anche agli altri protagonisti (da Luca Zingaretti a Antonio Bruschetta, fino alla piccola Rosy Franzese). Sì ovviamente non sarà il massimo (anche perché se da una parte Nunziante vuole raccontare una storia di cattiverie gratuite e cinismo dilagante, dall'altra rassicura lo spettatore con un happy ending dal sapore agrodolce), ma questo film tutto sommato godibile e divertente, merita più considerazione e certamente la sufficienza. Voto: 6