Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/11/2018 Qui - L'uomo di neve (Giallo, Gran Bretagna, 2017): The Snowman si presenta come il più classico dei gialli, dove una vecchia gloria della polizia ormai in declino ed incapace di intrattenere relazioni umane stabili si metterà all'aiuto della nuova e carina stella emergente della polizia locale per risolvere una serie di efferati delitti a cui nessuno sembra venirne a capo. Sinceramente prima di approcciarmi all'opera il sapere che dietro alla macchina da presa ci sarebbe stato quel Tomas Alfredson che tanto bene aveva fatto con lavori come La Talpa o Lasciami Entrare aveva fatto accrescere in me un certo tipo di aspettative (anche il trailer in verità). Aspettative che non sono stato affatto ripagate, sotto nessun punto di vista. La storia scivola via in modo quasi impercettibile riempita di cliché e personaggi già visti e ritriti in questo genere di film. La sceneggiatura purtroppo non la sorregge, balbettante sin dalle prime battute fatica e seguire un certo filo logico senza mai regalare un po' di imprevedibilità alla vicenda, non riuscendo nemmeno ad imprimere quell'atmosfera tipica e caratteristica dei lavori del regista svedese. Purtroppo anche dal punto di vista cinematografico il lavoro non lo si può considerare soddisfacente, il montaggio è privo di ritmo ed alcune scene sono girate in modo molto approssimativo. L'impressione è che il film abbia tutte le potenzialità per dare qualcosa ma che la non giusta gestione di tutte le risorse abbia alla fine creato un'opera confusa, poco avvincente e di cui si poteva fare tranquillamente a meno. Perché tratto dall'omonimo romanzo di Jo Nesbo, L' uomo di neve soffre parecchia confusione narrativa oltre una fastidiosa lentezza di fondo.
Le figure in gioco restano praticamente prive di spessore e gli avvenimenti, dopo un incipit accattivante, si susseguono accumulando sotto-trame incastrate tra loro in modo dilettantistico. Non aiuta il cast, Michael Fassbender ingabbiato nell'avvilente trama (dove non succede granché, anzi, nulla a dire il vero) non riesce a dare spessore ai tormenti di un investigatore troppo "ripulito" e quindi reso convenzionale in maniera fastidiosa, i personaggi di contorno (ingranaggi senza anima di un disegno sfocato che nemmeno nei momenti topici riesce a regalare qualche sussulto) allo stesso modo, sono mal scritti e accessori, funzionali soltanto a puntellare la pellicola con le loro inutili apparizioni. Sprecati Charlotte Gainsbourg, Chloë Sevigny, Rebecca Ferguson e Toby Jones, ma assolutamente incomprensibile il ruolo nella vicenda di J. K. Simmons, per non parlare della comparsata di un Val Kilmer irriconoscibile, e qui futile ed irrilevante. Addirittura i suggestivi paesaggi scandinavi, malgrado la notevole fotografia, alla lunga lasciano indifferenti. Del resto molto in questo film appare superfluo e posticcio (e il colpo di scena del sottofinale è quanto mai telefonato e prevedibile, quanto bruttamente orchestrato sin dall'inizio), aggiunto giusto per dare volume o più verosimilmente figlio di una semplificazione eccessiva della versione cartacea che ignoro non avendo mai letto nulla di Jo Nesbo. Evito quindi paragoni, presumendo tuttavia un parallelo a dir poco spiacevole per Tomas Alfredson, perché questo è un film fallito su tutti i fronti. Un film vittima di se stesso, un film che aveva una storia interessante, un regista promettente, un cast di buon livello, dei paesaggi affascinanti, ma non ha saputo che farsene, peccato. Voto: 5