sabato 15 giugno 2019

La notte del giudizio (2013)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 07/11/2018 Qui - Buono e davvero originale il soggetto de La notte del giudizio (The Purge), film del 2013 scritto e diretto da James DeMonaco (dopotutto è stato questo il motivo per cui ho voluto recuperare tramite le mie Promesse cinematografiche, questo film, questa saga), in un futuro molto vicino al nostro presente (2022), il problema della criminalità viene contrastato con successo introducendo per una volta all'anno "la notte dello sfogo", per 12 ore, dalle 19.00 della sera fino alle 7.00 del mattino seguente, omicidi, stupri, furti e ogni tipo di violenza vengono ammessi senza essere perseguiti penalmente, inoltre autoambulanze, vigili del fuoco e qualsiasi tipo di intervento di aiuto è sospeso, vige la legge del "senza legge", in modo che la violenza, l'odio e la frustrazione repressa per un anno possano essere sfogati senza problemi di eventuali processi, disordini o arresti, peccato che malauguratamente il tutto non venga poi supportato da una narrazione all'altezza, che riesca a svilupparsi mai del tutto, il copione è infatti pieno di stereotipi e finisce per risultare poco credibile e grossolano già dopo alcuni minuti. Perché certo, il "Giorno del Ringraziamento" raccontato da James DeMonaco in questa sua seconda prova registica propone (come detto) una visione interessante e indubbiamente originale, e offriva molte tematiche da approfondire: il rapporto tra genitori e figli, il senso di questa giornata, l'analisi introspettiva di come una scelta possa cambiare gli equilibri dei rapporti familiari e soprattutto la classica domanda "cioè davvero, in assenza di leggi e regolamenti, saremmo più animali di qualsiasi essere la natura abbia mai concepito?", ma purtroppo il regista non si preoccupa di cuocere a dovere ogni ingrediente, finendo per buttare tutto nel pentolone e bruciacchiare tutto (anche le buone intuizioni di partenza). Il film infatti, dopo una prima parte decisamente da brividi, la presentazione del futuro distopico in cui vivono i protagonisti stessi è inquietante, visto il grado di accondiscendenza con cui i protagonisti accettano l'esplosione di violenza annuale, da parte dell'intera nazione, non bastasse che una volta che nella casa dei protagonisti viene poi staccata la luce, le paure ancestrali dello spettatore vengono a galla per dei momenti da far accapponare la pelle, presenta una seconda decisamente da brividi però "freddi", perché neanche dieci minuti dopo l'arrivo degli assassini nella casa il film sfortunatamente vada prevedibilmente a finire in un (banale) limbo del "déjà-vu", tale da rendere la visione troppo simile a molti altri film dello stesso genere, The Strangers su tutti.
Come se non bastasse in La notte del giudizio, film che attinge tanto più al genere splatter che al thriller di matrice psicologica, con alcune sequenze di violenza gratuita (in questo caso più che giustificata ed efficace) e che ovviamente vede la classica "innocente" famiglia in pericolo in casa propria, i fili tesi sono troppo flebili e non riescono a creare quel senso di angoscia, quella sensazione di smarrimento che ci si aspetta, perché il treno della prevedibilità corre veloce e senza fermate intermedie, con colpi di scena citofonati e un senso generale di buonismo che (quello sì) incita alla violenza. E quindi gettata nel fosso la trama e ogni minima velleità di stimolo alla riflessione, ci si potrebbe quantomeno confortare con la recitazione, la fotografia, l'atmosfera generata dal comparto audio, invece Ethan Hawke è la copia scolorita del brillante attore di Training Day o BoyhoodLena Headey, invece, che è la classica madre che si preoccupa più del dito che della luna, focalizzata sul suo microcosmo, sulla sua vita ovattata e da benestante, che lascia che i figli si crogiolino dietro problematiche adolescenziali che solo il supporto di un genitore può dipanare, con chiavi di lettura uniche per l'innocenza manifestata dal lato nerd del figlio o la fuga verso il primo amore della figlia, appare parecchio sottotono, infine Edwin Hodge è solo il "pretesto". E insomma James De Monaco, al suo primo film, scrive e dirige un film coraggioso, con un messaggio politico forte, purtroppo il coraggio del buon soggetto non viene supportato né dalla sceneggiatura (davvero elementare, che tocca momenti a dir poco tragicomici, per non parlare di scene improbabili o dialoghi al limite del ridicolo), né dalla produzione, che sembra quasi non fidarsi del giudizio dello spettatore e infarcisce così la storia di sicuri elementi (la famiglia perfettina nonostante alcune "ombre" iniziali) per far "trionfare" un certo buonismo interclassista di fondo non tanto credibile. E quindi, un film dalle ottime possibilità, sfruttato male (tentativo interessante ma non riuscito perfettamente), che sarebbe potuto (o voluto) essere un nuovo "Funny Games" e che invece è un thriller carino da guardare un sabato sera, d'inverno alla tv, quando fuori piove e fa freddo. Il regista infatti non ha saputo come portare avanti l'idea iniziale e si è affidato a colpi di scena ridicoli e a trucchetti registici di maniera. Alla fine, ci si annoia anche. Perché appunto, soprattutto in casa, a un certo punto sono troppe le scemenze e i comportamenti illogici che vengono tenuti. E tuttavia, nonostante un cattivo di turno che incute meno timore del robottino costruito dal figlio della coppia, e nonostante il tutto non sia venuto (per dire) benissimo, il film non è malaccio, c'è una buona tensione e riesce a farsi apprezzare, non a caso c'è interesse per i prossimi capitoli. Voto: 6-