martedì 25 giugno 2019

La vedova Winchester (2018)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/01/2019 Qui - Un'altra casa, proprio come in Madre! di Darren Aronofsky, diventa l'oggetto del mistero per La vedova Winchester, ghost story dove questa diventa contenitore fisico di un racconto a metà tra il realistico (parecchio realistico e reale) e il paranormale. Le due dimensioni però si sfiorano, senza mai veramente toccarsi, nell'impianto pressoché (quasi) perfetto del film orchestrato con maestria da Michael e Peter Spierig (i due fratelli australiani reduci dal sufficiente Saw Legacy e dal quel piccolo gioiellino che sarà sempre Predestination), a cui poi spetta le benedizione di una protagonista sempre eccezionale che risponde al nome di Helen Mirren. È proprio la grande attrice inglese a prestare il volto alla misteriosa vedova Winchester, solita passeggiare con abiti e veli neri, costantemente addobbata a lutto. Generalmente più avvezza a lungometraggi d'autore o comunque impegnati, l'attrice premio Oscar per The Queen permette alla storia di risultare credibile. Infatti la sua interpretazione misurata, intensa, si incastra perfettamente in un contesto che fa della tradizione il centro di tutto. Non parliamo infatti di un horror classico a tutti gli effetti, ma di una storia che ha radici profonde nella cultura americana e non solo. Da secoli l'uomo percepisce e racconta di presenze sovrannaturali attorno a lui, misteri che mai nessuno è riuscito a spiegare e a dimostrare scientificamente, motivo per cui ogni leggenda legata ai fantasmi conserva ancora oggi un'aura di mistero e fascino. I fratelli Spierig sono partiti proprio dalla più classica tradizione per creare un film ricco di tensione, paura e oscurità, calcando certo un po' la mano e la fantasia per rendere il tutto più avvincente. Un prodotto certamente appassionante, girato con piglio deciso e carattere, pur appigliandosi talvolta ai punti di riferimento più naturali del genere, si pensa agli immancabili Jumpscare e ad altre meccaniche narrative proprie dell'horror che non vi dico. Ogni salto dalla poltrona però è pensato con intelligenza, nulla è gratuito, i registi (anche sceneggiatori) preparano con cura il terreno di ogni sorpresa, confezionando un lavoro di buona fattura.
Un lavoro questo, Winchester del 2018, che non sarebbe risultato però di buona fattura se la storia (e la casa di cui parla il film), non fosse (realmente) vera (e non a chiacchiere come in certi film). Sì perché La Vedova Winchester, qualunque sia la sua etichetta (horror, film biografico, thriller drammatico e ghost movie), affonda le sue premesse nella vera storia di Sarah Winchester, la vedova ereditiera della più famosa casa di produzione di fucili dell'800 americano. Lei che col passaggio della società nelle sue mani, ereditò anche una serie di problemi, fino a convincersi d'essere perseguitata dai fantasmi dei caduti per mano delle armi da lei prodotte e che la sua famiglia fosse maledetta. Per esorcizzare quest'enorme fardello, acquistò una casa di campagna e iniziò a lavorarvi senza sosta per aggiungere costantemente nuove stanze, sperando di placare le anime inquiete. Ecco, proprio la Winchester House, è l'elemento cardine del film, probabilmente l'unico elemento originale di tutto l'impianto narrativo, ma è un elemento davvero sorprendente, anche perché è tutt'altro che una normale casa. Le sue innumerevoli stanze, infatti, sono spesso state costruite senza logica, è facile incappare in porte che aprono sul vuoto, in finestre fittizie e quant'altro. È anche facile incappare in segreti, cunicoli, passaggi nascosti, soffitte murate e casseforti celate, un vero e proprio labirinto in cui è possibile perdersi senza una guida, come del resto raccontano i visitatori che ogni anno affollano la magione, oggi museo del mistero in piena regola. Premesse insomma a dir poco perfette per una storia dell'orrore, anzi, "una storia di fantasmi". Non a caso, non si sa molto altro sulla vera storia di Sarah Winchester, dall'inizio della costruzione in poi (rimane la sua labirintica casa a San Jose), ma ai fratelli Spierig tanto è bastato per scrivere la sceneggiatura di questa pellicola. Una pellicola che, nel dettaglio, mostra la costruzione della magione e l'arrivo di uno psicologo, per constatare le condizioni mentali della donna. La vedova aveva iniziato a pensare a un'alternativa ai fucili per la sua azienda e questo agli altri azionisti non piaceva, pagare un professionista per dimostrare che fosse pazza era il primo passo per toglierle il controllo della società. Il dottore sulle prime sembra l'uomo giusto e non crede nemmeno a una parola di quanto gli è detto dalla donna, ben presto, però, dovrà fare i conti sia con una forza più grande lui, sia con un passato tormentato quanto quello di lei.
Una pellicola insomma che ripercorre la classica ghost story, senza uscire dai soliti schemi, ma al contrario di pellicole simili la ripercorre senza infamia e senza lode. Infatti, inglobando in modo equilibrato la costruzione dei personaggi con le sequenze horror, senza oltretutto mai cadere nello squallido o in situazione comiche, essa riesce a risultare buona, godibile e quindi riuscita. Come riuscito e ben costruito è l'equilibrio tra la vita di Sarah Winchester (tra il lavoro, il sacrificio e i sensi di colpa per la costruzione di queste armi mortali) e il ghost movie, tuttavia più d'ogni altra cosa a colpire sono scenografia e fotografia, entrambe orientate verso colori freddi e cupi, perfetti per tratteggiare l'angoscia e il dolore che si respirano all'interno della Winchester House. Un dedalo di stanze assurde e folli che ospita anime e fantasmi in cerca di pace e redenzione. Uno spunto di sceneggiatura che permette all'opera di uscire dal genere e sfociare nella critica sociale: le armi da fuoco e la loro diffusione sono infatti pura attualità nel mondo contemporaneo. Questo importante tema appare però nel film incastonato nel sotto testo, non c'è morale, non c'è giudizio da parte degli sceneggiatori, una scelta intelligente che lascia libero lo spettatore di trarre le conseguenze di un uso smodato di fucili e pistole. Non dimenticando il lavoro intelligente ed esteticamente efficace effettuato dallo staff e tutti che, nel realizzare la dimora, nel loro lavoro di ricostruzione, lavoro che unendo l'arredamento della casa originale a una serie di trovate scenografiche è davvero utile nel rendere ancora più inquietanti gli interni e creare un impatto emotivo incredibilmente forte. Oltre ogni considerazione estetica, il ruolo più importante in questo progetto l'ha svolto Helen Mirren: la sua interpretazione è al contempo estremamente posata e intensa, due caratteristiche apparentemente contrastanti, eppure in piena armonia grazie alla sua bravura. Ad aiutare Helen Mirren in questo percorso, intervengono alcuni perfetti comprimari: lo psicologo interpretato da Jason Clarke (Apes Revolution), perfetto nel ruolo del dottore tormentato e disturbato (le sue emozioni travalicano lo schermo e arrivano allo spettatore con incredibile naturalezza, ulteriore segno di una sceneggiatura ben scritta), Sarah Snook, attrice già abituata all'horror (Predestination), la quale offre il volto alla nipote di Sarah Winchester, un personaggio ponte tra la presunta follia della zia e lo scetticismo del dottore.
L'unica vera pecca de La vedova Winchester è l'eccessiva presenza di Jumpscare, utili a terrorizzare, ma non a godere il clima opprimente del film. La scelta di non giocare con l'angoscia, ma di sciogliere subito la tensione esibendo una serie di mostri o di fantasmi, in alcuni casi anche troppo computerizzati, purtroppo penalizza la storia, banalizzandola in alcuni punti chiave. Fortunatamente, La Vedova Winchester rimane una pellicola assolutamente godibile, un buon horror che ben si presta a una visione non troppo impegnata, sebbene abbia interessanti spunti di riflessione. Perché certo, la fantasia ha colorato molto il soggetto di base, culminando in un finale visionario e sopra le righe (anche se questo si incastra abbastanza bene con il resto), perché certo, alcuni momenti ben raccontati si intersecano con altri meno ritmati, dove la trama sembra perdersi in un labirintico complesso di intenzioni non pienamente riuscite, ma questo film pur non essendo una pietra miliare del genere, è un film di intrattenimento in grado di regalare non poche soddisfazioni agli appassionati. Infatti la costruzione narrativa appare fin da subito superiore a molte pellicole commerciali coeve, poggiando almeno sulle solide fondamenta offerte dalla coerenza causa-effetto. La regia di Michael e Peter Spierig è poi indubbiamente cosciente e pensata, anche per la confidenza che i due cineasti hanno con il genere di partenza. Rischiando indubbiamente di più rispetto a quanto fatto in Saw Legacy. A rendere La Vedova Winchester un film unico è però la presenza dell'immensa Helen Mirren, lei che, unica diva in un cast altrimenti anonimo, è la vera attrazione di un progetto che, al contrario, avrebbe rischiato di essere facilmente dimenticato. Cosa che con questo film non accade tanto velocemente. Infatti, sostenuto dalla presenza di un'attrice capace di essere credibile nei contesti più improbabili, il film si conferma in definitiva (nonostante i cliché, sfruttati qui però in modo ottimo) come un film interessante e sicuramente riuscito. Voto: 6+