venerdì 14 giugno 2019

Julieta (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/10/2018 Qui - Julieta (Drammatico, Spagna, 2016): Un film spento, che non decolla mai del tutto, che non riesce realmente ad appassionarti. Questa è l'impressione principale che ho avuto dopo la visione (e in parte anche durante). E sì che ce n'era di materiale, di carne messa al fuoco in questa storia che ha i contorni della tragedia, ma non sfocia mai in veri momenti drammatici, o meglio, i momenti drammatici ci sarebbero, ma ci vengono solo raccontati e spiegati a parole, peccato che siamo al "cinema" e non davanti a un buon libro. Troppe cose forse, troppi personaggi abbozzati che sembrano sempre sul punto di svelare chissà cosa (come sembra sottolineare costantemente la "ansiosa" colonna sonora) o promettono chissà quale sviluppo che non viene mantenuto: penso al rapporto con la madre malata e col padre, all'amica adolescente, alla scultrice, alla governante il cui ruolo, seppur secondario, rappresenta il motivo scatenante della parte più oscura della vicenda. Ma sono tutti personaggi un po' buttati lì, alla fine resta una sensazione di spreco, di mancato approfondimento (lo spettatore aspetta il gran finale ma, invece della genialata in stile Pedro Almodovar, ti arriva una scialba, improbabile e poco convincente spiegazione). E poi, vogliamo, dirlo, le motivazioni sono flebili, Julieta in realtà non ha nessuna colpa, a meno che uno non voglia sentirsi artefice volontario di qualsiasi evento casuale della vita (sì, c'è una parola sola: "destino"), ma a quel punto il tema del film si sarebbe dovuto indirizzare sul campo psichiatrico o religioso. Ecco, appunto, anche la stessa deriva spirituale della figlia è solo accennata, raccontata da terzi, non c'è una sola immagine che faccia presagire o spieghi a posteriori. E pure la recitazione resta come un po' in sospeso, come tutto il film, con il cambio di attrici che interpretano Julieta che forse non è dei più azzeccati, troppo simili e al contempo così diverse, sulla carta dovrebbero rappresentare due stati d'animo, due stadi della vita completamente diversi, mantenendo però un trait d'union, ma l'operazione non riesce del tutto. Anche lo stacco tra le due fasi bisognava di una maggiore dilatazione cronologica, così l'asciugatura dei capelli diventa solo un giochino un po' forzato. Oddio, non è tutto da buttare via, di buono restano molte immagini, i colori dominanti (rossi e blu), così intensi e accesi, e una storia che avanza, in maniera un po' troppo schematica (nonostante sia giocata su piani temporali diversi), ma senza mai annoiare, con un lento disvelamento e mantenendo viva una buona dose di curiosità sui suoi esiti. Un film vedibile sicuramente, non certo imperdibile. Voto: 5,5