mercoledì 8 maggio 2019

Tanna (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 03/12/2018 Qui - Se già dopo aver visto Mr. Ove difficile era decidere, anche personalmente parlando, chi meritasse il Premio Oscar 2017 nella categoria miglior film straniero, premio come sappiamo andato ad Il Cliente, dopo aver visto Tanna, film del 2015 diretto da Martin Butler e Bentley Dean, presentato alla 72ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia in occasione della Settimana della Critica e nel settembre 2016 scelto per rappresentare l'Australia agli Oscar 2017 (poi ufficialmente candidato tempo dopo), lo è stato ancor più difficile. Non solo per il voto simile che avrà alla fine, ma perché questo dramma aborigeno girato nel 2015 con attori non professionisti e incredibili location australiane, questo ipnotico ed affascinante film, è davvero molto bello ed intenso. Questo perché Tanna è la storia di un amore impossibile che va oltre le tradizioni di un popolo, una storia vera e sincera. La vicenda vede protagonisti Wawa, una giovanissima ragazza, e Dain, il nipote del capo tribù di una società del Pacifico meridionale. I due si innamorano, ma (quando una guerra fra gruppi rivali si inasprisce), a sua insaputa Wawa viene promessa in sposa ad un altro uomo come parte di un accordo di pace. Così i due giovani fuggono, rifiutando il destino già scelto per la ragazza. Dovranno però scegliere fra le ragioni del cuore e il futuro della loro tribù, mentre gli abitanti del villaggio lottano per preservare la loro cultura tradizionale anche a fronte di richieste di libertà individuale sempre più incalzanti. Diretto da due documentaristi, Tanna è un film di nicchia che vale la pena di essere visto. I due registi, infatti, attraverso il loro lavoro mostrano uno spaccato di vita reale molto lontano dal nostro ambiente, ma che ci permette di vivere la cultura e le tradizioni di una società tribale. Nel film, difatti, viene lasciato molto spazio alla scoperta delle abitudine di un popolo che vede nel rispetto (tra composti della tribù, ma anche riferito ai costumi della società) il principio su cui si fonda la loro realtà. È una vicenda che si ispira liberamente alla tragica storia raccontata da William Shakespeare in Romeo e Giulietta, anche se in questo caso gli eventi si sono realmente verificati nel 1987 (come ci dicono i titoli di coda).
A colpire, oltreché il fatto che il tutto vada comunque ben oltre il banale apparentamento al capolavoro Shakespeariano, è il fatto che le camere da ripresa, giacché esse sono in grado di cogliere ogni più piccolo particolare, addentrandosi nella natura più selvaggia e seguendo i protagonisti in tutto ciò che fanno, sembrano essere dentro il film. Nonostante il ritmo eccessivamente lento che potrebbe annoiare uno spettatore poco interessato alle dinamiche sociali che si vengono a creare, Tanna gode tuttavia di una colonna sonora particolare, una colonna sonora non costituita solo da musiche tipiche della tribù, ma anche dai suoni derivanti dalla natura, la cui immensa bellezza talvolta mette in ombra quello che accade nel mentre. Martin Butler e Bentley Dean danno vita a inquadrature molto suggestive, in grado di sorprendere lo spettatore, che non potrà fare a meno di rimanerne affascinato. Questo soprattutto tenendo conto del fatto, a quanto pare, che nulla era programmato e i due registi si sono semplicemente trovati al posto giusto nel momento più opportuno. È sconvolgente, infatti, notare che la storia appare così vera, reale, agli occhi del pubblico, come se quest'ultimo stesse vivendo la drammatica situazione con i personaggi coinvolti. Ciò è anche merito di una sceneggiatura basata su dialoghi diretti, capaci di spiegare in poche battute l'importanza delle tradizioni e le conseguenze che potrebbero derivare dal non rispetto di esse. La pellicola presenta molte scene in cui a farla da padrone è il silenzio, che dona profondità all'opera. È bene dire, inoltre, che gli interpreti non sono attori professionisti, ma persone della popolazione mostrata. Eppure sono molto credibili, forse perché è il loro mondo e non hanno bisogno di imparare una parte per renderlo vivo e vero. Non mancheranno poi scene forti (anche legate al loro modo di vivere), empatiche, emozionanti, che metteranno in luce la potenza di un amore tanto forte quanto impossibile. Da ammirare è anche la fotografia nitida composta perlopiù da tonalità fredde e chiare, che riescono a far emergere la particolare attenzione al dettaglio dei due registi che caratterizza l'intera pellicola, una pellicola incredibile e bella, dove sono i sensi a percepire per primi la perfezione gioiosa del miracolo dell'esistenza. Una pellicola, che se anche mette in dubbio il risultato finale definitivo dell'Oscar, assolutamente da vedere, anche nonostante i soli sottotitoli a disposizione per poterla visionare. Voto: 7