mercoledì 26 giugno 2019

Beata ignoranza (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/01/2019 Qui - Beata ignoranza (Commedia, Italia 2017): Massimiliano Bruno dopo l'ambizioso e drammatico Gli ultimi saranno gli ultimi fa un passo indietro e torna a dirigere una commedia dai toni farseschi, una commedia che cavalca l'onda (furba) di un nuovo trend inaugurato da precedenti modelli come Perfetti Sconosciuti: commedie in grado di partire da un forte legame con la realtà e l'attualità, per poi strutturare un'amara e cinica riflessione sui nostri usi, consumi e debolezze stemperandole tra gag e battute agrodolci, ma se nel "capostipite" firmato da Paolo Genovese l'equilibrio raggiungeva il proprio zenit nella commistione tra risate e amarezza, in Beata Ignoranza la scrittura a tre mani (tra questi lo stesso regista), non è dotata della stessa abile lungimiranza dal taglio chirurgico, anzi, il regista si lascia prendere dalla frenesia di raccontare e trattare troppi argomenti, senza riuscire ad amalgamare in maniera scorrevole, divertente e compiuta i tanti ingredienti cui attinge. Comicità e sentimento, riflessione e risata, critica e satira, hanno un sapore poco autentico e immediato, quando non addirittura insipido e stantio. A risentire della scarsa attinenza al reale sono specialmente le caratterizzazioni davvero evanescenti dei personaggi femminili interpretati da Carolina CrescentiniTeresa Romagnoli e Valeria Bilello, vittime di una scrittura confusa e disorganica, incerta e incompleta, come se fossero lette attraverso un occhio annoiato gettato sulla realtà stessa. Il prodotto finale finisce così per risultare confuso e disorganico, afflitto da uno schizoide bipolarismo tra cattiveria arguta e buonismo da prime time televisivo, e solo l'alchimia comica tra Marco Giallini e Alessandro Gassmann salva il film da una rovinosa caduta nel baratro dell'oblio, grazie al loro talento navigato da esperti comedienne. E quei messaggi positivi di indipendenza, libertà, determinazione e autosufficienza purtroppo non passano dopo la visione di Beata Ignoranza (nel complesso si sorride davvero poco e non arriva mai quella riflessione intelligente, spiazzante e inaspettata che ti faccia rivalutare la visione, anche perché anche la classica storia di paternità e famiglia viene sommersa dai troppi elementi messi sul fuoco con poca armonia). E lo stesso triste destino spetta al cuore del film (un film che se ancora non l'avete capito parla di due professori che per una scommessa, uno detesta la Rete, l'altro vive connesso ai social, devono scambiarsi i ruoli), quella polemica (social sì, social no) che non trova una risposta definitiva, finendo per rimanere del tutto soffocata e inespressa. Insomma un film che si regge sui due attori principali, che in quanto essere umani non possono far miracoli in una commedia che scivola però nell'anonimato più puro. L'impressione è che si potesse fare molto meglio. Voto: 5+