mercoledì 26 giugno 2019

Berlin Syndrome (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/01/2019 Qui - Berlin Syndrome (Thriller, Australia, 2017): Un dramma psicologico dove i momenti thrilling sono pochi e telefonati. La durata di quasi due ore presupponeva una storia densa di emozioni e di momenti importanti, invece il regista (una certa Cate Shortland) si perde in lungaggini inutili e scene poco credibili, mostrando poca inventiva e scarsa propensione a colpire in maniera significativa. Il finale raffazzonato è la prova di uno script eccessivamente prolisso che al dunque si perde per strada e non soddisfa pienamente. Il film infatti, che racconta, com'è ovvio, di una fotoreporter australiana che dopo una notte di passione con uno sconosciuto viene segregata in casa da quest'ultimo, che non alcuna intenzione di lasciarla andare via e che ha poche possibilità di liberarsi (più o meno), non convince. Bene ma non benissimo il cast, dove è sicuramente da notare la presenza di Teresa Palmer, anzi, del suo corpo nudo e sensuale (forse l'unica cosa buona su cui concentrare la visione, in tal senso di primo acchito sembra di trovarsi nelle atmosfere torbide di Ultimo tango a Parigi, con i due protagonisti preda delle proprie pulsioni erotiche, le cui identità restano mascherate e che sembrano non svelarsi mai), ma Berlin Syndrome (che vorrebbe associare il titolo ad una specie di sindrome di Stoccolma, ma senza i giusti presupposti) ha altri difetti che non gli permettono di raggiungere, a mio avviso, la sufficienza, peccato, perché le potenzialità le aveva. Perché certo, questo psico-thriller ha dinamiche inquietanti ed interessanti, ma il film, basato sul romanzo omonimo di Melanie Joosten, perde presto tensione e attrattiva, diventa prevedibile e troppo esteso, barcollando verso una conclusione problematica e insignificante. Voto: 5