Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 05/12/2018 Qui - Eccolo qui uno dei primissimi film in completo stile "Rape & Revenge", anzi, il film simbolo del genere, anche se non il capostipite visto che prima qualche anno prima usci "L'ultima casa a sinistra" di Wes Craven (non ho ho citato a caso questo film del grande regista purtroppo scomparso, visto che fra i due prodotti ci sono varie similitudini, però nel complesso ho preferito questo, leggermente più curato e "crudo" rispetto alla pellicola del '72 firmata Craven), un film che ha sconvolto e destato non poche critiche, censurato e proibito in vari paesi del mondo, e lo credo bene, per essere un film del 1978 non lascia praticamente nulla all'immaginazione (la visione quindi neanche a dirlo non è per tutti). Non violentate Jennifer (I Spit on Your Grave), film diretto da Meir Zarchi infatti, che rappresenta appunto uno dei maggiori esponenti del sottogenere Rape & Revenge nel più puro stile dei film d'exploitation (il primo della saga che oggi recensirò causa La Promessa), si rende esplicito nelle scene di violenza in maniera molto gratuita suscitando la rabbia e il disgusto dello spettatore che assiste a tutta questa crudezza, depravazione, cattiveria ed oscenità. In tal senso è forse uno dei film più agghiaccianti che abbia mai visto (non per caso la fama del film è sicuramente dovuta al realismo e alla violenza delle scene di stupro, che occupato una buona mezz'ora di pellicola e che risultano ancora oggi disturbanti e fastidiose), un film, dalla trama lineare, semplice e povera (ma che ovviamente per l'anno d'uscita era una novità quasi assoluta), trama che vede una ragazza che viene violentata (stuprata ed umiliata) più volte da un gruppo di bifolchi in una località rurale e isolata e che quindi si adopera sistematicamente per ottenere vendetta, che lascia un senso di angoscia costante (soprattutto nella prima parte), un film che per questo fu definito perfino maschilista. Col tempo, però, è stato rivalutato, e io direi anche giustamente: infatti, la brutalità con cui viene rappresentato lo stupro non risulta affatto eccitante o pornografico, ma anzi mette a disagio lo/a spettatore/rice, insinuando in particolare nei maschietti un senso di colpa e di vergogna. Il pubblico, assistendo alle umiliazioni inflitte a Jennifer, non può non provare compassione per lei (a meno che, certamente, non si vada a considerare un maniaco sessuale e/o un maschilista, magari moralista), e quando la ragazza mette in atto la sua vendetta diventa naturale tifare per il successo della sua nobile e liberatoria impresa. L'immagine del macho dominatore viene completamente smantellata nella pellicola, e, in un dialogo, viene anche (giustamente) sconfessata l'aberrante e assai discutibile teoria di matrice reazionaria secondo la quale lo stupro sarebbe "giustificato" dagli ammiccamenti sensuali e dai modi di vestire di alcune ragazze. Tecnicamente Non violentate Jennifer è piuttosto riuscito, con qualche classico limite dovuto più che altro all'anno di produzione. Particolare la scelta di non voler inserire musiche, rendendolo più reale e ancora più scioccante. Gli attori non sono granché, ad esclusione della protagonista (una bravissima e perfettamente in parte Camille Keaton), ma per i ruoli che interpretano questo difetto non balza molto all'occhio.
Il ritmo del film è abbastanza scorrevole e la noia non assale mai lo spettatore. Quindi fino ad ora un film che fra alti e bassi sembra meritare in pieno la sua fama, ma purtroppo la seconda parte non rende giustizia in toto alla notorietà dell'opera. Difatti tutto il blocco della vendetta non è realizzato con la stessa cura del primo (perché la parte della vendetta in un film del genere dovrebbe essere curata al dettaglio, e non lasciata invece alla superficialità e al sangue facile come in questi casi), e i difetti e le banalità abbondano, infatti situazioni improbabili, comportamenti senza senso dei personaggi e forzature varie la fanno da padrone. Giacché se i balordi nella prima parte si comportano con una tale cattiveria, nella seconda parte tutto ad un tratto diventano un branco di cretini smidollati cui non ci viene data una vera e propria spiegazione di tanta imprudenza, lasciano il compito più importante al più deficiente del gruppo e non vanno neanche a controllare, e durante la vendetta di Jennifer, che ovviamente è il momento più soddisfacente del film, questi continuano ad avere un comportamento da completi idioti, facendo perdere così anche il livello di credibilità di tutto quello che c'era stato prima. Non parliamo della scena finale che si rende abbastanza ridicola. Tuttavia il film lascia un profondo senso di disgusto per le scene di violenza sulla povera ragazza, ma anche un senso di soddisfazione per la vendetta di Jennifer, che anche nel suo caso, nella seconda parte il suo personaggio diventa inverosimile che prima era così innocente e poi diventa una spietata serial killer del tutto impassibile, però va bene, è un limite del film e anche della categoria di cui fa parte, un po' tutti i "rape and revenge" (che verranno dopo, tanti) hanno questo limite di credibilità, comunque si potevano gestire meglio i personaggi durante la vendetta di Jennifer, penalizza in parte il voto. Un voto pur sempre positivo, perché seppur la realizzazione dei concetti esplicati non risulta all'altezza, il messaggio arriva comunque forte e chiaro, ovvero il desiderio di rivalsa del genere femminile, rivalsa che si avverte nella vicenda, vicenda da inserire nella corrente femminista anni '70 (non so perché inizialmente questo film fu criticato perché considerato anti-femminile, per me è tutto il contrario). Perché anche se il lavoro non mi ha soddisfatto al 100%, rimane questo un film storicamente importante da vedere, e non solo perché ha creato un nuovo genere, non privo di difetti, anzi, ma che è da inserire nel proprio contesto storico per essere apprezzato veramente appieno e che comunque ha il suo perché e il suo valore di fondo. Perché certo, non mancano ingenuità nello script e qualche inverosimiglianza in qua e in là, tuttavia dei dialoghi ben scritti e un cast artistico semisconosciuto, ma decisamente in palla garantiscono un più che discreto risultato finale. Quanto a regia non si può certo trovare particolari pregi, il budget si vede benissimo che è stato proprio misero, seppur molto bella la fotografia e le location in cui è ambientata la storia, e il make up, artigianale ma efficace. In conclusione, il film rappresenta un ottimo atto d'accusa (e non il contrario) contro l'orrenda piaga dello stupro (piaga che ultimamente è diventata imperante purtroppo), e poggia la sua forza soprattutto sul realismo, sulla crudezza della messa in scena, enfatizzata dall'assenza di una vera e propria colonna sonora. Insomma un film, storicamente interessante, narrativamente agghiacciante e concettualmente potente, riuscito. Voto: 7
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