lunedì 24 giugno 2019

Dickens: L'uomo che inventò il Natale (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 03/01/2019 Qui - Il canto di Natale di Charles Dickens è uno dei testi più adattati al cinema, anche troppo. Ne esistono tantissime versioni, tra quelle fedeli (A Christmas Carol) e quelle ironiche (S.O.S. Fantasmi). Sembra non passare Natale senza che qualcuno si inventi di trasporre il celebre romanzo breve al cinema o alla tv. Stavolta, però, se non altro il regista Bharat Nalluri realizza qualcosa di metatestuale. Dickens: L'uomo che inventò il Natale (The Man Who Invented Christmas), film del 2017 diretto dal regista indiano infatti, non è propriamente un adattamento de Il canto di Natale quanto un film biografico molto romanzato (dopotutto è questo l'adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo del 2008 di Les Standiford, a sua volta ispirato al celebre romanzo dello scrittore inglese) che ne narra la genesi. Il regista entra difatti nella testa del grande romanziere visualizzando gli spiriti che la popolano nel momento della creazione di un testo leggendario e cercando di rendere per immagini il processo creativo. Un compito che il regista svolge con un linguaggio che rasenta il teatrale in più di un'occasione (anche troppo), essendo quasi sempre ambientato in interni, tra la casa di Charles Dickens, l'ufficio dei suoi editori e i locali frequentati dall'alta borghesia londinese di metà Ottocento. Bharat Nalluri infonde al tutto tuttavia una dose di movimento e azione: Dickens si muove in lungo e in largo per gli spazi che occupa, non sta mai fermo, è energico e cinetico (a volte è anche troppo gigioneggiante). Si parla tanto quanto ci si muove in questo film. Non a caso sceglie un attore come Dan Stevens, diventato famoso grazie a un ruolo in costume in Downton Abbey e poi passato a interpretare film popolari come La Bella e la Bestia (è l'irriconoscibile mostro del film) e The Guest, nonché la straordinaria serie tv Legion.
Accanto a lui c'è uno Scrooge (immaginario) perfetto, Christopher Plummer, che interpreta il ruolo più ricco di sfumature del film (è sia lo Scrooge del racconto che una proiezione della psiche dell'autore). Il film risulta così leggero e godibile, ma proprio per questo tutto resta un po' in superficie, specialmente il tormento di Dickens legato al suo passato che, come in ogni arco eroico che si rispetti, deve essere superato per vincere i propri limiti e raggiungere lo scopo, ovvero trovare il corretto finale per il romanzo. E quindi risulta chiaro da ciò che non siamo dalle parti del cinema psicanalitico ma più da quelle dell'intrattenimento natalizio, dove tutto si deve risolvere senza strascichi entro un finale rassicurante e positivo. Un retrogusto televisivo che danneggia lievemente un'opera altrimenti dotata della grazia tipica della commedia britannica. Il film infatti è pregevole nella ricostruzione scenografica e nelle ambientazioni storiche dell'epoca vittoriana, e soprattutto non male è l'idea (seppur non nuova) di raccontare, sia pure in maniera fittizia, la genesi di uno dei racconti più famosi della letteratura, ma non tutto è al posto giusto, non tutto emoziona e diverte, almeno non quanto ci si aspettasse da questo film. Un film in cui comunque discreto è il cast di supporto all british, da Jonathan Pryce a Morfydd Clark, da Anna Murphy a Justin Edwards, un film che però, nonostante dei momenti in cui il ritmo rallenta vertiginosamente per inseguire spiegazioni troppo lunghe e morali natalizie accoglienti e confortanti, riesce nel proprio obiettivo: intrattenere con garbo e brio, rileggendo il Natale e i buoni sentimenti che da sempre vengono collegati a quest'evento in un'ottica moderna, al passo con i tempi, arricchita da una preziosa ricostruzione capace di fondere contemporaneamente l'incanto della fiaba, le strabilianti capacità dell'immaginazione con forse la più straordinaria delle avventure: la Vita stessa. Voto: 6,5