Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 09/11/2018 Qui - Il cinema fantascientifico ci ha abituati negli ultimi tempi a film di grande spessore, non solo in termini di qualità filmica, ma anche di contenuti (psicologici e filosofici) che grazie a interessanti soluzioni narrative riescono a raggiungere altissimi livelli. Nel caso di Seven Sisters, film del 2017 diretto da Tommy Wirkola con protagonista Noomi Rapace nel ruolo di sette gemelle, ambientato in un futuro distopico dove vige la legge del figlio unico, non siamo neanche lontanamente nei dintorni di film come Arrival, Blade Runner et similia, ma in molte occasioni il ricordo di quella cara, vecchia fantascienza distopica che sa intrattenere senza pretese sembra riaffiorare, e proprio per merito dell'originalità dell'impianto narrativo, anche se in verità questo suddetto impianto, tanto fantascientifico od originale non è, visto che la Cina ha adottato questo tipo di politica di contenimento della natalità in tempi più o meno recenti (solo da poco ha dato il via libera al secondo figlio). Comunque da questa semplice idea, idea che sta alla base della sceneggiatura (che tratta di 7 gemelle omozigote costrette a vivere nell'ombra e ad alternarsi nella vita sociale), sceneggiatura (concepita nel 2001 dallo sceneggiatore Max Botkin, che all'inizio prevedeva sette fratelli invece che sorelle, almeno fino a quando a Wirkola venne la brillante idea di traslarla al femminile) che come nel caso di Gold: La grande truffa entrò nella Black List delle migliori sceneggiature non prodotte, nasce un valido prodotto d'intrattenimento che grazie ad un molto attento e curato nei dettagli script, e ad una corposa dose d'azione ed effetti speciali all'avanguardia riesce a distinguersi e guadagnarsi l'attenzione dello spettatore. Spettatore che se riesce a soprassedere a i vari difetti di una sceneggiatura comunque forzata e poco plausibile in alcuni passaggi, addirittura prevedibile nel colpo di scena finale e fin troppo melensa nell'epilogo a tarallucci e vino, si ritrova di fronte ad un film avvincente grazie ad un ritmo particolarmente indiavolato che rende la pellicola un mero passatempo (l'implicazione politica o morale va letta come pretesto, non vi è alcuna ambizione "nobile" e questo è un bene).
Il merito in questo caso va senza ombra di dubbio non solo al regista, che mantiene un ritmo costante per tutta la sua durata, ma anche alla solidissima performance di Noomi Rapace, in grado di impersonare alla perfezione ben sette sorelle gemelle. Ognuna dalla personalità e dal carattere diverso, ognuna col proprio carisma, gusto, imperfezioni e segreti. Ognuna, unica nel suo genere. Ma anche grazie alla trama stessa, che riesce a risultare sufficientemente convincente e coinvolgente, approcciando nel modo giusto la tematica sci-fi distopica proposta. Infatti, la fantascienza come genere cinematografico è ormai saturo e risulta assai difficile proporre nuovi argomenti o sfruttare in modo originale alcune delle tematiche già proposte nella ricca letteratura di genere. Qui, lo spunto parte dall'attuale problema della sovrappopolazione mondiale che viene proiettato in un futuro non troppo lontano, dove la scarsità delle risorse naturali provoca l'aumento di produzione di cibo geneticamente modificato che però nel tempo produce l'effetto opposto. I parti gemellari aumentano sproporzionatamente e i governi devono affrontare la crescita demografica regolamentando le nascite e istituendo la politica del figlio unico. Così si entra nel vivo della storia, in un futuro dove la nascita di ogni secondogenito è punita con l'allontanamento forzato di quest'ultimo dalla famiglia e sottoposto ad uno stato di criosonno. Nella famiglia Settman però accade qualcosa di straordinario e terribilmente illegale. La nascita di sette sorelle gemelle che verranno accudite dal nonno materno (interpretato da Willem Dafoe) e cresciute all'interno di una casa dove verranno imposte regole severe (poiché quello che accade ad una deve accadere a tutte). A ciascuna viene dato il nome dei sette giorni della settimana, e ogni sorella potrà uscire solo nel giorno del nome che porta. Al di fuori della casa però, le sorelle (che hanno ormai raggiunto i 30 anni di età) hanno tutte la medesima identità, quella di Karen Settman, e lo stesso lavoro presso un'importante azienda. La loro vita, seppur restrittiva e limitata procede senza intoppi fino al giorno in cui una delle sorelle scompare misteriosamente. Da quel momento in poi per le sorelle si innesca una disperata corsa contro il tempo (una dura lotta per la sopravvivenza, una lotta a cui il nonno le aveva preparate in ogni modo possibile) per ritrovare la sorella scomparsa e scoprire quali segreti essa teneva nascosti dal resto della famiglia.
E quindi, a tratti action, a tratti thriller sullo sfondo di un futuro distopico e ovviamente despotico, What happened to Monday (come originariamente chiamato dalla produzione di questo prodotto nato sotto l'effige di Neflix) segue una ricetta collaudata di cinema di entertainment allo stato puro, che pur ponendo alcune questioni scottanti e attuali riesce a non sovraccaricare il prodotto di retorica e non perdere mai di vista l'obbiettivo principale: ovvero quello di intrattenere sapientemente il pubblico, senza appesantirlo eccessivamente con questioni e dilemmi morali fuori dalla portata della pellicola in questione. Indubbiamente il problema della sovrappopolazione mondiale e il suo impatto ambientale, politico e sociale rappresenta una tematica tanto delicata quanto controversa da trattare e giustamente il regista Tommy Wirkola (regista norvegese che si è fatto conoscere al mondo con il suo divertentissimo delirio camp Dead Snow, mentre il suo debutto nel circuito hollywoodiano non era andato un granché bene, Hansel & Gretel: Cacciatori di Streghe, con Jeremy Renner e Gemma Arterton, fece qualcosa al box office ma tutto era fuorché un film riuscito) preferisce evitare di scendere nei particolari, focalizzandosi sulle vicende delle sette sorelle protagoniste, ormai perseguitate anche dal governo. Azione, sparatorie e corse diventano la principale ricetta del film che deraglia volontariamente nel genere action senza però deludere gli spettatori, anche quelli più accorti ed esigenti. Nel mezzo vi troviamo anche una perfida Glenn Close nei panni di Colette Cayman, una donna d'acciaio pronta a tutto pur di sostenere il proprio impero e la propria politica a favore del criosonno, fino a quando la sparizione di Monday/Lunedì (in tal senso è meno spoileroso il titolo internazionale) minaccerà direttamente la ditta e la filosofia politica adottata dalla donna e imposta al Paese intero. Intrighi e misteri, colpi di scena, una giusta dose di suspense e un finale (quasi) a sorpresa fanno di questo film un notevole prodotto distinguibile. Distinguibile perché davvero incredibile è soprattutto (come già detto) la performance Noomi Rapace, che non passa certamente inosservata nei panni di Karen e delle sette sorelle. Ella infatti, grazie anche alla buona caratterizzazione dei personaggi, riesce a regalare una sfumatura differente dalle altre (donando spessore a ognuno dei personaggi, diversificandoli per il comportamento, l'indole, le azioni), tanto che lo spettatore riesce sempre a distinguerle.
Riesce, inoltre, a far capire quanto il doversi fingere un'unica persona, anche se solo per un giorno a settimana, renda per le sorelle difficile capire chi realmente esse siano in realtà, nonostante le caratteristiche peculiari di ognuna di loro. E quindi l'attrice si dimostra versatile come non mai (specialmente nel momento in cui i diversi personaggi che interpreta si trovano in difficoltà, situazione che mostra le diverse reazioni a seconda del carattere di ciascuna), mentre più che convincente risulta l'impiego delle controfigure e degli effetti speciali. In definitiva, Seven Sisters, risulta un film di tutto rispetto che riesce a intrattenere in modo convincente e onesto, supportato da un cast di livello (in cui figurano Marwan Kenzari, Christian Rubeck e Vegar Hoel, il grandissimo protagonista della duologia Dead Snow). Certo, il film è sicuramente più originale nella prima parte e un po' meno nella seconda, dove si dà molto più spazio all'azione, certo, da un certo punto in poi è facile intuire come procederà la vicenda e il ruolo dei vari personaggi coinvolti (il finale indubbiamente risulta edificante e rassicurante nei confronti del pubblico, forse persino un tantino semplicistico e scontato, sicuramente non al livello del racconto precedentemente costruito), ma ciò non toglie nulla alla visione comunque piacevole di questa pellicola, ben orchestrata sia registicamente (la regia è gestita con precisione e con qualche guizzo di talento) sia tecnicamente (efficace l'uso degli effetti speciali e visivi, discrete le interpretazioni, geniale e convincente la sceneggiatura). Anche se è bene specificare che se le atmosfere vogliono riecheggiare opere di grande scuola, il risultato è spesso una sensazione di déjà-vu, che sacrifica la credibilità della costruzione distopica e che rimane incompleta, come un abbozzo di una pallida cornice narrativa. Ci ritroviamo quindi a seguire i twist che coinvolgono i protagonisti in modo frenetico, senza sapere nulla del background di alcuni personaggi e delle giustificazioni della creazione di un mondo militarizzato e violento, tale superficialità danneggia inevitabilmente l'empatia con lo spettatore, che si trova peraltro ad assistere a esplosioni e acrobazie senza capire bene le dinamiche d'evoluzione della storia.
Ma la scena è ricca di personaggi, e se il contesto viene definito un po' troppo frettolosamente, la delineazione dei caratteri delle sette sorelle cattura lo spettatore nel ritmo dell'azione, divisa tra le sorelle che escono per proseguire l'indagine terminata il giorno precedente e l'indagine osservata da casa dalle sorelle superstiti, vissuta in prima persona da ognuna secondo la propria capacità e attitudine. I colpi di scena si susseguono in modo sorprendentemente ben gestito, la scrittura si permette di osare sul finale, offrendo un sotto testo di denuncia politica che non stona troppo, ma non è in linea con il tenore tenuto dal resto del film. Un film ricco di spunti interessanti di natura etica e morale, oltre che scientifica e filosofica, tenuti insieme appunto da una suspense apprezzabile ed avvincente. Questo perché il regista, che non ha grilli per la testa nella creazione del suo piccolo mondo distopico, i suddetti spunti non li svilisce, anzi, in modo intelligente ed equilibrato non snatura l'opera dal suo scopo iniziale, quello di intrattenere il pubblico. Cosa che con la felice conciliazione di uno script furbo e originale e il mix di azione ben diretta e di grande impatto, riesce a fare, catturando così lo spettatore in modo molto più sorprendete di quanto ci si aspettasse. Così tanto che seppur quegli importanti difetti di coerenza permangono, essi passano velocemente in secondo piano e non scalfiscono appunto la logica del puro entertainment per cui il film sembra essere stato fatto. Seven Sisters infatti funziona, anche se raggiunge solo la sufficienza, giacché considerando il valore di regista\sceneggiatura e attori mi sarei aspettato molto di più, a parere mio molto più adatto per una tranquilla visione casalinga che altro. E tuttavia e in definitiva si tratta comunque di una pellicola godibile, seppur non brillante o del tutto originale, che riesce a catturare e mantenere l'attenzione del pubblico senza risultare oltremodo tediosa o pesante, non lasciando deluso lo spettatore, specialmente se motivato a ricercare qualche riflessione più profonda dietro alle numerose scene d'azione. Un action thriller (di fantascienza) più che onesto e decoroso proiettato in un setting futuristico distopico, sorretto da un'ottima prova attoriale di Noomi Rapace, che qui vediamo agire a 360 gradi (in tal senso, anche se già che c'è è meglio godersi la sua fisicità, evitabile era la scena di sesso in tutti i dettagli). Voto: 6,5