Visualizzazione post con etichetta Tom Cruise. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Tom Cruise. Mostra tutti i post

martedì 27 febbraio 2024

Mission: Impossible - Dead Reckoning - Parte uno (2023)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/02/2024 Qui - Probabilmente il migliore della saga dal punto di vista della spettacolarità delle azioni. Il buon Tom Cruise anche a 60 anni suonati riesce brillantemente nei panni dell'action man. Se parliamo invece di trama allora usciamo dai canoni della missione impossibile ordinaria per entrare nella fantascienza pura (stiamo parlando di qualcosa molto simile a Skynet di Terminator), e nel complesso delude, parte da premesse pretenziose e dà luogo a un gioco delle parti poco verosimile (candidature agli Oscar comprese). Storia che si può suddividere in tre tronconi: aeroporto, Italia (va detto che sulla parte di Roma ho avuto una sensazione di déjà-vu con l'ultimo Fast and Furious) e treno per quasi 3 ore, troppe per il soggetto schematico e risicato dello script. Non che sia un film noioso, tutt'altro, ma francamente tirato all'inverosimile. Discreti gli ingressi della Hayley Atwell e del cattivo Esai Morales, non male insomma, ma da vedere dopo aver assunto una robusta dose di sospensione dell'incredulità. Voto: 6 [Sky]

giovedì 9 febbraio 2023

Top Gun: Maverick (2022)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 09/02/2023 Qui - Operazione nostalgia ma con qualità, che riesce a partorire un bel sequel, forse un po' furbetto (dato che strizza l'occhio ai temi caldi dei nostri tempi, quali l'inclusione, le vulnerabilità, l'intelligenza emotiva) ma che sorprende in positivo. Top Gun: Maverick (dedicato a Tony Scott) riesce ad omaggiare il vecchio cult del 1986, con dei richiami oculati e nel complesso mai ridondanti, e allo stesso tempo riesce a creare una storia adrenalinica ma dal sapore malinconico. Soprattutto finalmente abbiamo una trama semplice, come deve essere per un film del genere, senza troppi spiegoni, senza colpi di scena inutili. Una menzione di merito a tutte le musiche, compresa Lady Gaga e Hans Zimmer. Per quanto riguarda gli attori, buona la prova di Tom Cruise anche se ovviamente ha perso la verve degli anni d'oro, superba Jennifer Connelly, bravo anche Miles Teller nei panni del figlio di Goose. Top Gun: Maverick, un film (peraltro candidato a sei Premi Oscar 2023 tra cui quello per il miglior film) che scorre liscio come l'olio, garantendo un ottimo intrattenimento. Voto: 7+

giovedì 31 marzo 2022

Legend (1985)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/03/2022 Qui - Il primo passo falso di Ridley Scott, dopo un inizio di carriera folgorante (con tre film, a partire da I duellanti, uno più bello dell'altro). Un fantasy modesto dove la grande cura tecnica della confezione non ne cancella le pecche: trama debole, esaltazione della luce al limite del fastidioso, personaggi dalle caratterizzazioni superficiali. Si salva l'irriconoscibile Tim Curry, ai tempi all'apice della fama, perché (la carinissima) Mia Sara, ma soprattutto Tom Cruise, benissimo non fanno. Infatti, a parte i buoni effetti visivi, i costumi e il make-up (ad opera di quel genio di Rob Bottin) il resto del film è poca roba (perfino le canzoni e le musiche sono modeste). Una favola sì colorata, sì fantasy(osa) ma poco accattivante che si perde in una storiella frivola e poco fluida, che non riesce a coinvolgere molto, anche se a fine pellicola non ci si pente della visione. Ma in ogni caso una delusione. Voto: 5,5

venerdì 29 maggio 2020

Mission: Impossible - Fallout (2018)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/05/2020 Qui - Discreto sesto episodio della saga (un film ben realizzato, dunque la "promessa di qualità" del film è stata mantenuta ulteriormente) che si può considerare a tutti gli effetti il seguito del precedente (ma comunque meglio riuscito) Rogue Nation. Il cast infatti è lo stesso (villain incluso) con l'unico inserimento di un bravo Henry Cavill (al posto di Jeremy Renner) che in più di un'occasione finisce per rubare la scena allo stesso Tom Cruise. Certo, ormai gli inseguimenti cominciano a diventare ripetitivi (l'inseguimento a Parigi ed il finale in alta quota meritano comunque un plauso), come anche le acrobazie di Tom Cruise, a cui il tempo continua a non passare, ed anche i colpi di scena sono un po' telefonati, tuttavia il film scorre bene e riesce a non far pesare troppo le quasi due ore e mezza di durata. Se lo si vede col cervello rigorosamente spento ci si può anche divertire, altrimenti se cercate plausibilità e verosimiglianza lasciate perdere (il sesto episodio della serie Mission Impossible è infatti un concentrato di adrenalina ed effetti speciali lanciati alla massima velocità che non hanno nessuna pretesa di essere credibili). L'unico difetto che si può trovare è che, a differenza degli altri capitoli, di questo se non si è visto il film precedente si rischia di non capire a fondo la trama perché dà per scontato la conoscenza di alcuni personaggi. Per la saga e per il regista Christopher McQuarrie (lo è stato anche del precedente) direi un passo indietro quindi, però già raggiungere la sufficienza è un bel traguardo di questi tempi. Voto: 6

mercoledì 12 giugno 2019

Barry Seal: Una storia americana (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/10/2018 Qui - Se fottutamente vera era la storia di Gold: La grande truffa, certamente assurda e clamorosa è la storia di questo film, di Barry Seal: Una storia americana (American Made), film del 2017 diretto da Doug Liman con protagonista Tom Cruise. Il film infatti racconta l'incredibile storia vera di Barry Seal, pilota della TWA che negli anni '80 fece una montagna di soldi lavorando come corriere prima per la CIA, poi per il cartello della droga di Pablo Escobar, poi per tutte e due le organizzazioni contemporaneamente e infine diventando collaboratore ufficiale della DEA. Sì lo so, sembra una storia inventata, eppure questa aggrovigliata storia, che in verità è più ingarbugliata di quanto sembri, anche perché di sfumature la suddetta storia è piena, è proprio vera verissima. Difatti Barry Seal, inteso come il protagonista e il suddetto film, è un personaggio realmente esistito che si trovò, senza saperlo (e forse senza volerlo), coinvolto in qualcosa di più grande di lui che di lì a poco avrebbe cambiato le sorti di un continente e di un popolo intero, qualcosa che il regista, attraverso un'estetica profondamente anni '70 (un'estetica ben efficace tramite una discreta realizzazione tecnica della messinscena) ed una regia avvincente, perfettamente in linea con la storia e gli avvenimenti (ritmi frenetici ben scanditi da continue contestualizzazioni storiche raccontano infatti, avvalendosi anche di filmati di repertorio, i fatti accaduti durante quegli anni), riesce benissimo a raccontare. Costruendo per questo un film biografico decisamente atipico, certamente molto pop, molto intelligente, con qualche difetto ma sicuramente tanto, tanto divertente. Un film non certo originale, di taglio abbastanza Scorsesiano, tanto che Barry Seal non è poi tanto dissimile dal Jordan Belfort del lupo di Wall Street, tuttavia il taglio leggermente satirico e la buona regia del regista statunitense insieme alla convincente prova del di divo hollywoodiano (i due tornano a collaborare dopo il bellissimo Edge of Tomorrow), ne fanno un prodotto di tutto rispetto e piacevole da vedere. Un prodotto altresì ricco ed avventuroso che grazie a dei continui colpi di scena rendono difficile il colpo di sonno.

domenica 9 giugno 2019

La mummia (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 18/10/2018 Qui - Molti di noi credo abbiano sussultato alla notizia di un remake de "La Mummia" quando ne fu annunciata la produzione anni fa. Per tanti la trilogia di Stephen Sommers, o perlomeno il capitolo del 1999, è stata infatti una solida impronta nell'infanzia che ha regalato e, forse, inventato un senso del mistero, della ricerca dell'occulto e della scoperta che si vorrebbe riscoprire in un film del medesimo genere. È questo che si cerca, a maggior ragione, in un remake/reboot (o qualsiasi altra cosa) che ha sulle spalle il duro compito di non infangare il nome che porta, ed è questo che non si è trovato nel lungometraggio di Alex Kurtzman che, al suo secondo film dopo "Una famiglia all'improvviso", sceglie la strada più scontata e probabilmente la più sbagliata. I film di Sommers inoltre avevano il pregio di saper divertire, erano un blockbuster di discreto livello in grado di intrattenere bene, qui siamo all'ennesima rappresentazione della mummia ma priva di ironia e con effetti speciali appena discreti. Con La mummia (The Mummy) infatti, film del 2017 diretto dal regista statunitense, ci troviamo davanti ad un film piuttosto insufficiente, in termini di sceneggiatura e di evoluzione narrativa. La storia è piuttosto piatta e, soprattutto nella parte centrale il ritmo cala in maniera vistosa, tanto che rischia di annoiare. L'idea di per se non è male, ma il suo stare in bilico tra film d'azione (a tratto quasi supereroistico) e una sorta di omaggio al cinema horror, lo trasforma in una pellicola insipida e soprattutto scontata, con l'unica eccezione per una brava e intrigante Sofia Boutella (che esalta la sua sete di potere senza sforzo, oltre ad essere incredibilmente seducente), e una serie di effetti speciali piuttosto riusciti. E in tal senso niente di cui sorprendersi, dopotutto La mummia è il classico film dove la storia è costretta a servire uno spettacolo puramente visivo invece che un lavoro di spessore. A tal proposito vorrei raccontarvi la trama (una trama semplice tuttavia piena di scene WTF?!, in cui la cosiddetta "sospensione dell'incredulità" viene abbondantemente superata), ma finirei solo col dirvi con troppi giri di parole che, in fin dei conti, si tratta della classica storia in cui una creatura malvagia viene risvegliata dal sonno eterno e comincia a seminare caos e distruzione. Piuttosto, preferisco passare subito al sodo.

lunedì 1 aprile 2019

Jack Reacher: Punto di non ritorno (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 03/10/2017 Qui - Non sono mai stato un fan accanito di Tom Cruise, ho visto sporadicamente i suoi film (in 2 due anni ben 3, il più che sufficiente Mission Impossible: Rogue Nation, l'affascinante e spettacolare Oblivion e l'originale ed eccezionale Edge of Tomorrow) e non ho mai gridato all'oscar dopo un suo film. E nemmeno in questo caso, nel caso di Jack Reacher: Punto di non ritorno (Jack Reacher: Never Go Back), film del 2016 scritto e diretto da Edward Zwick (discreto regista autore tra gli altri di Attacco al potere, L'ultimo samurai, Defiance: I giorni del coraggio e Blood Diamond: Diamanti di sangue), adattamento cinematografico del romanzo del Punto di non ritorno (2013) di Lee Child e sequel del film del 2012 Jack Reacher: La prova decisiva, è successo. Ma è riuscito ad intrattenermi per le due ore di durata (circa). Perché se anche il film presenta tutti i limiti che i film hollywoodiani ci ripropongono ormai da anni e anni, è un film a mio parere assolutamente piacevole per il genere, anzi, è anche molto meno scontato della media e per niente lento e contorto. Certo, questo secondo capitolo di Jack Reacher è decisamente diverso dal primo per impostazione e anche un po' per il ritmo (e per il risultato), ma è ugualmente godibile. Giacché il film ha ancora una volta il suo punto di forza nella presenza di Tom Cruise, anche se questa volta, con un'apparizione tanto improvvisa quanto narrativamente poco spiegabile. La sua carica anti-sistema però, funziona ancora, poiché grazie agli elementi che hanno reso il primo film un action duro e puro, anche questa volta la sua presenza, coadiuvata con scene d'azione e sequenze permeate in tutto e per tutto dal suo carisma, tutto o quasi viene reso alla perfezione.

venerdì 8 febbraio 2019

Edge of Tomorrow (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 21/11/2016 Qui - Quando ho saputo che avrebbero mandato in onda Edge of Tomorrow mi sono sorpreso che nessuno ne parlava male, il rischio come ovvio in questi casi è la temuta classica americanata (che a me piace, tra l'altro), e poi c'era Tom Cruise, possibile che qualcosa non è andato storto? (anche se nei suoi due precedenti film, Mission Impossible: Rogue Nation e Oblivion fa la sua buona figura, è comunque un buon attore che apprezzo) anch'io infatti ho pensato subito ad un'ennesima variante di Robocop con armature biomeccaniche, o un Transformers dei poveri che sfruttasse qualche intreccio sentimentale tra soldati, e invece no. Perché anche se in effetti c'è anche questo nel film, il tutto è condito magistralmente da un curioso e geniale incantesimo che costringe il nostro eroe ad un'estenuante battaglia in stile videogame che ricorda tanto il geniale Il giorno della marmotta con Bill Murray, ma anche a Ritorno al futuro ed alle numerose varianti viste in tanti film, dalla dolente 'circolarità' temporale de L'esercito delle 12 scimmie, alla frenesia di Source Code, giusto per fare qualche esempio. Espediente qui usato invece in maniera principalmente 'giocosa' e per la prima volta, almeno a mia memoria, nell'ambito prettamente action di un campo di battaglia fantascientifico. Espediente in ogni caso usato magnificamente per raccontare la storia del protagonista, anche se in Edge of Tomorrow (film di fantascienza del 2014), il protagonista è sicuramente la trama, basata quasi esclusivamente sul protagonista del film stesso, il tenente Bill Cage (un credibile Tom Cruise, all'inizio non il classico soldato super fortissimo e intoccabile), che dopo una disperata battaglia contro degli spietati invasori e dopo averne ucciso un essere particolare della loro specie, si accorge di essere in grado di 'resettare' il giorno e tornare indietro nel tempo (lo si capisce dopo appena 10 minuti). Da qui il soldato inizierà un percorso di apprendimento e coscienza che sfonderanno il proprio io precedente per trasformarlo, grazie all'aiuto di una soldatessa (la straordinaria, sempre più bella e sempre più sexy Emily Blunt), che ha vissuto la stessa situazione, nell'eroe che rovescerà le sorti della guerra. Edge of Tomorrow è tratto da un romanzo del giapponese Hiroshi Sakurazaka ma il regista Doug Liman (Fair Game, Mr e Mrs Smith, The Bourne Identity) riesce a realizzare un film che malgrado la trama potrebbe sembrare ripetitiva (un soldato che rivive sempre lo stesso giorno) è invece piena di adrenalina ed incolla lo spettatore alla sedia perché i due protagonisti è come se viaggiassero in un labirinto dove ad ogni svolta cambia lo scenario. E tutto all'interno dello stesso identico giorno e ai ripetitivi movimenti ed azioni che vengono compiute.

sabato 29 dicembre 2018

Oblivion (2013)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 16/05/2016 Qui - Oblivion è un innovativo, originale e intrigante film di fantascienza del 2013 scritto, diretto e prodotto da Joseph Kosinski (Tron: Legacy), con protagonista il sempreverde Tom Cruise. Spesso certi tipi di film come questo partono, nascono, con aspettative alte senza riuscire a mantenerle. Questo non è il caso di Oblivion, che non solo conferma le attese ma addirittura le supera. Questo è un giocattolo fantascientifico di elevatissima qualità, effetti speciali strabilianti, molto verosimili e del tutto sottese alla storia, stupende ambientazioni, scenografie e colonna sonora, molto curate le scene di azione, dunque tra i migliori film del genere degli ultimi decenni. Qualche lacuna nella sceneggiatura (nei dialoghi sempliciotti e nel tratteggiare i coprotagonisti) lascia un residuo di amaro in bocca, perché poteva essere un capolavoro, ma lo è quasi. Ho subito apprezzato "Oblivion" anzitutto proprio perché non crea false illusioni, il film inizia in un certo modo e crea una precisa idea nello spettatore il quale però poi, a un certo punto, si aspetta decisamente di più. Ebbene, il regista non delude in questo, attuando un'inaspettata serie di risvolti narrativi (semplici ed efficaci) che rendono la storia credibile e intrigante, soprattutto nell'ultima mezz'ora. E con un bel finale interpretabile (diciamo così) e diverso dal solito. Lodevole l'idea di vagare tra le lande, gli anfratti e i resti di edifici di una Terra distrutta e disabitata. Concettualmente, nulla di originale, sia chiaro, ma come struttura narrativa, davvero eccellente, curata, coerente e abbastanza imprevedibile. Un plauso a questo sconosciuto regista anche e soprattutto per l'idea di fondo che permea sottilmente tutto il film, ritrovare se stessi nell'oblio dei ricordi. Ma veniamo alla trama. Tutto inizia attraverso la spiegazione di quanto è avvenuto sulla Terra. Siamo nell'anno 2077. Sessant'anni fa il nostro pianeta è stato il campo di battaglia di una guerra nucleare contro una razza aliena chiamata Scavengers che voleva invadere la Terra. Questo scontro è stato vinto dagli umani ma la Terra è stata completamente devastata. Anche la Luna è stata distrutta (l’immagine di questo satellite fatto a pezzi nel cielo è spettacolare, veramente realistica), generando così notevoli cambiamenti climatici. L’umanità è pertanto costretta a lasciare la Terra per dirigersi verso il pianeta Titano. L’esodo è possibile grazie a dei macchinari che estrapolano le risorse naturali (in particolare l’acqua che viene risucchiata da gigantesche macchine) per poter generare vita su quest'altro pianeta.

sabato 27 ottobre 2018

Mission Impossible: Rogue Nation (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 18/12/2015 Qui - Mission: Impossible: Rogue Nation è un film del 2015, uscito nelle sale cinematografiche italiane dal 19 agosto. È il quinto film della serie Mission: Impossible con protagonista Tom Cruise nei panni dell'agente della IMF Ethan Hunt. Lo stesso Tom Cruise dopo l'uscita del film, ha già annunciato che il sesto capitolo è in pre-produzione, con le riprese fissate per il giugno 2016. Il regista Christopher McQuarrie (lo stesso di questo quinto capitolo) ha annunciato di aver accettato il ruolo di regista e sceneggiatore del sesto capitolo della saga di Mission: Impossible, la cui data di uscita è stata fissata per il 2018. E' il terzo dei quattro film di Sky Primafila che ho scelto di vedere. In questo quinto capitolo della serie, la IMF viene sciolta, dopo che la CIA (tramite il suo direttore, che non ha mai avuto l'IMF in simpatia) ha deciso di chiudere la divisione di Ethan e compagni, giudicandone i metodi troppo caotici e i risultati dettati più dalla fortuna che della professionalità (basta vedere il casino che hanno fatto al Cremlino, nel quarto episodio). Ethan Hunt però non ci sta e si condanna a ricercato pur di continuare le indagini sul cosiddetto "Sindacato", un gruppo di agenti addestrati e pericolosi, per lo più dichiarati morti, e invece attivissimi in ogni settore del terrorismo contemporaneo. Insieme al suo team deve affrontare una nuova missione impossibile, eliminare questo Sindacato, che vuole distruggere la IMF e creare un nuovo ordine mondiale, attraverso una serie crescente di attacchi terroristici. Ethan riunisce la sua squadra e si allea all'ex agente britannico Ilsa Faust, ma potrà davvero fidarsi di lei?