Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 20/05/2017 Qui - Dopo il non proprio eccezionale primo capitolo, che era comunque uno spettacolo per gli occhi e il cuore, la voglia di vedere e le aspettative di un sequel erano sicuramente basse, dato che certamente non m'aspettavo qualcosa di veramente migliore, però tutto il buono fatto precedentemente, qui si scioglie come neve al sole, e non solo il Cappellaio Matto, come vedremo, ha perso la sua "moltezza", ma anche Alice stessa, che praticamente non più riconosciamo l'ha persa. Sarà per il tempo trascorso (ben 6 anni) da Alice in Wonderland, sarà per il cambio di regia, dal bravissimo Tim Burton allo sconosciuto James Bobin, solo autore dei due mediocri film su I Muppet, e per questo non propriamente adatto secondo me, sarà che Alice nel paese delle meraviglie lo conoscono tutti, mentre il romanzo Alice attraverso lo specchio, pochi, e probabilmente un motivo ci sarà (non so, non l'ho letto, e comunque qua il romanzo originale è stravolto, è rimasto solo il titolo, la trama è inventata di sana pianta) e allora quest'ultimo non era forse da portare sullo schermo, ma Alice attraverso lo specchio (Alice Through the Looking Glass), deludente fantasy del 2016, è solo l'ennesimo prodotto preconfezionato con una veste estetica e un impianto visivo che schiacciano la trama, per non parlare dei personaggi che a tratti risultano quasi ridicoli, soprattutto uno, ormai macchietta di se stesso nonostante le sue indubbie qualità recitative, che qui comunque non si vedono, perché Johnny Depp poteva rendere più interessante il suo personaggio, ma a questo giro proprio non ci riesce. Poiché questo film senza inutilmente girarci intorno è il classico seguito che fatica a decollare, un seguito in cui potevano cambiare anche il nome della protagonista (tanto con il materiale originale non ha assolutamente nulla a che fare) e avrebbero forse fatto una figura migliore.
In ogni caso la trama è ambientata qualche anno dopo gli eventi del primo capitolo: Alice Kingsleigh (Mia Wasikowska) ha trascorso gli ultimi anni seguendo le impronte paterne e navigando per il mare aperto (e in Oriente), ma al suo ritorno, è costretta a rispondere del suo operato ad Hamish Ascot, divenuto direttore della compagnia del padre. E dopo diverse controversie con quest'ultimo, e dopo aver riscontrato problemi con la società (sempre le solite e banali dicerie sulle donne e i loro ruoli), per fatalità o quasi, si ritrova ad attraversare uno specchio magico che la riporta nel Sottomondo dove incontra nuovamente i suoi amici, il Bianconiglio, il Brucaliffo, lo Stregatto e il Cappellaio Matto, che sembra però non essere più in sé. L'uomo infatti, in preda ad una crisi (fatto per cui ha perso la sua Moltezza), ha bisogno di ritrovare le tracce dei suoi familiari, dispersi da anni per riprendersi. E per evitare che l'amico si spenga inesorabilmente, Alice, su consiglio di Mirana (Anne Hathaway), intraprende un viaggio nel palazzo del Tempo (uomo alquanto bizzarro) per chiedere in prestito la Cronosfera, uno speciale artefatto che consente di rivivere (e possibilmente aggiustare) il passato. Soltanto in questo modo, infatti, sarà possibile salvare il Cappellaio, ma la missione riserverà sorprese (come sempre succede in questi casi, soprattutto quando si ha a che fare con i viaggi del tempo) e non tutto filerà liscio, anche se prevedibilmente tutto finirà bene.
In Alice attraverso lo specchio, a partire dalla ridicola scena d'apertura, tutto risulta forzato, mal fatto ed esagerato. Con una sceneggiatura assurda, bambinesca e piena di nonsense (come l'inutile scena del manicomio), e con effetti speciali barocchi e ridondanti, che alla fine nauseano ed annoiano. Il film infatti risulta caricato troppo ogni cosa, sovraccarico, dalla recitazione dei personaggi all'estetica stessa del film. Dopo un po' difatti ci si sente quasi appesantiti, come se ci fosse sempre bisogno di un diversivo per distogliere il pubblico dal fatto che in realtà la trama non è particolarmente interessante. Tempi sbagliatissimi, noia, noia frequente ovunque, i personaggi del primo film poi sono ora macchiette senza senso, ma soprattutto una storia che non prende. Poiché anche se fin dal principio, si stagliano evidenti sullo schermo i mirabili effetti speciali, costanza presente in tutto il film, così come altrettanto eccellente è la colonna sonora, profonda e immersiva (le uniche cose buone di un film che di buono ha davvero poco), il film scolorisce sempre più. Le atmosfere oniriche e allucinate del primo film sono un vago ricordo.
Non basta evocarle tramite richiami letterali alle battute del capitolo precedente (dal classico "buon viaggio a vedersi", a "buffo, buffo, buffissimo" esclamato dalla protagonista, appena ritornata in Sottomondo) perché è una formula che, alla lunga, stanca. E il Paese delle Meraviglie per questo perde, a parer mio, gran parte del suo fascino. Complice, sicuramente, l'assenza di Tim Burton alla regia. Gli scenari infatti, tuttavia complessi, sono privi dei dettagli trasognati del primo film (anche se la fotografia vivace dai colori accesi non è male). Gli stessi personaggi perdono spessore, rendendo la trama piuttosto piatta e scontata (prevedibile sin dall'inizio e stucchevole fino alla fine). Non c'è poi, a parer mio, una completa partecipazione degli stessi personaggi (ridotti a macchiette, anche la Regina Rossa, interpretata nuovamente da Helena Bonham Carter, nonostante la sua entrata in scena facesse ben sperare...ed invece nulla) allo svolgersi degli eventi. Manca difatti una profondità strutturale, che si evince da diverse scene, prima fra tutte, l'incontro di Alice col Cappellaio. Infatti, non sembrano trascorsi anni dal loro "arrivederci", l'impressione è che si siano invece separati qualche giorno prima.
Lei che, per fortuna meno che di Johnny Sparrow (anche se a me piace quella serie e soprattutto il personaggio di Sparrow stesso, ma non può però riproporcelo in tutti i suoi film), impersonata dalla comunque bella Mia Wasikowska, da il peggio di sé, così come la Anne Hathaway (con la differenza che lei di solito è molto brava). La regia insomma non perviene, come i costumi, inutilmente sfarzosi. Unica nota positiva (per così dire ed oltre comunque alla bellissima dedica ad Alan Rickman, voce originale del Brucaliffo, deceduto all'inizio del 2016) il personaggio del Tempo (interpretato dall'eclettico Sasha Baron Cohen), compreso il costume, anche se nemmeno lui è libero da battute sciocche e trovate non azzeccate. Ma quello che più fa arrabbiare è la storia, furbescamente e dannatamente troppo melensa (nonché trita e ritrita dei continui riferimenti ai viaggi del tempo, troppo abusati ultimamente), perché questa continua ricerca di buonismo stanca e banalizza eccessivamente tutto, anche se purtroppo me l'aspettavo. Poiché in definitiva Alice attraverso lo specchio è un altro blockbuster acchiappa-pubblico, un sequel non richiesto, la conferma (triste) che sempre di più siamo circondati da idee riciclate, stanche, pesanti, poco innovative. E anche se tuttavia il film è piacevole da guardare, ha deluso davvero tanto le mie aspettative. Voto: 5