Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/07/2021 Qui - Dopo un inizio inquietantissimo, che riprende con efficacia il tema del quartiere residenziale apparentemente perfetto, ma in realtà incubatore di angosce ed incubi, già toccato in tanti film, dal Truman Show a Pleasantvillle, passando per innumerevoli horror "suburbani", l'opera di Lorcan Finnegan perde per strada un po' di smalto, cadendo nella ripetitività della sua formula, senza ricucire ad andare molto oltre allo spunto iniziale. La curiosità però non manca: si ha voglia di capire cosa succederà e come finirà. Ma anche sotto quel versante, l'epilogo può deludere. Tuttavia meglio un finale del genere che uno che ricorre alla sorpresa a tutti i costi. Un incubo tra sci-fi, thriller e dramma che forse è una satira sul nonsense delle convezioni sociali moderne, angosciante nei suoi colori pastello e nell'estetica pittorica tra Magritte ed Escher, oltre che nei volti dei misteriosi "alieni", che certo, si avvale di una pertinente resa scenografica nella ricostruzione della casa e del quartiere, angoscianti non-luoghi trappola, ma ciò non basta per far raggiungere alla pellicola la minima sufficienza. Di sufficiente c'è il cast, dal bravo Jesse Eisenberg alla magnetica Imogen Poots. Il resto è un'occasione mancata. Voto: 5,5
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sabato 31 luglio 2021
venerdì 29 gennaio 2021
Il film della Memoria: Resistance - La voce del silenzio (2020)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/01/2021 Qui - Non conoscevo il passato da Ebreo fuggitivo del mitico Marcel Marceau e sicuramente il pregio di questo film è quello di mettere in scena una vita davvero avventurosa, una storia, seppur non perfetta in ogni punto, coinvolgente. Infatti, una pagina poco nota della giovinezza di costui, che si può affermare senza tema di smentita essere stato il più grande mimo della storia della recitazione e uno dei più grandi performer di tutti i tempi, viene portata sul grande schermo in questa (buona) pellicola del regista venezuelano Jonathan Jakubowicz, appunto Resistance. La vicenda comincia in Francia nel 1940, quando a Strasburgo, città situata al confine con la Germania, un manipolo di giovani ebrei si prodiga per offrire un rifugio ai bambini ebrei tedeschi, orfani delle prime vittime dell'Olocausto. Il giovane Marcel Mangel, questo il vero cognome di Marceau, di giorno lavora nella macelleria kosher del padre, che non vede di buon occhio la sua passione serale, che è quella di esibirsi nei piccoli palcoscenici della città inseguendo il sogno di diventare attore. Oltre all'arte la sua passione è Emma una ragazza impegnata nella resistenza assieme ad Alain, fratello maggiore di Marcel, per far colpo sulla ragazza Marcel si unisce a loro. Dopo la fulminea conquista di Parigi da parte dell'esercito di Hitler, e il momentaneo trasferimento a Lione, nella parte di Francia in un primo momento non occupata direttamente dai nazisti, il gruppo perde ogni speranza quando anche quel lembo di territorio viene occupato dal Reich, e il capo delle famigerate SS è un certo Klaus Barbie, non a caso passato alla storia coll'infamante nomignolo di "Boia di Lione". L'unica via di salvezza per i resistenti e i loro bambini sembra rappresentata dalla fuga verso la vicina Svizzera.
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lunedì 31 agosto 2020
Zombieland - Doppio colpo (2019)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/08/2020 Qui - Ben 11 anni fa usciva Benvenuti a Zombieland, una sorta di commedia con gli zombie. Si capisca, gli zombie erano quelli soliti a cui bisogna sparare in testa, dunque film sicuramente splatter, ma il tono di tutto il film era piuttosto leggero, grazie da una bella sceneggiatura e agli interpreti, tra cui Woody Harrelson, Jesse Eisenberg ed Emma Stone. Il film ebbe buoni incassi e divenne rapidamente un cult, anche per le famose regole che si era dato il protagonista per sopravvivere in un mondo pieno di zombie e che spesso venivano ricordate nel film. Ci sono voluti tutti questi anni per ritrovare il cast e una sceneggiatura all'altezza, ma ne è valsa la pena. Questo seguito (sempre ad opera dello stesso regista Ruben Fleischer, che nel frattempo ha deluso un po' con il suo Venom) mi è piaciuto. Non raggiunge il livello del primo capitolo, ma è comunque un sequel che si lascia guardare molto volentieri. Carina (seppur non originale) l'idea degli zombie evoluti e ho apprezzato molto anche l'ingresso dei nuovi personaggi, in particolare Madison alias Zoey Deutch. Peccato per i cambi di doppiatori in peggio rispetto alla prima pellicola (anche se so che in un caso è stato inevitabile). L'azione non manca ed a parte qualche passaggio un po' a vuoto il divertimento non manca. Ciliegina sulla torta il cameo finale di Bill Murray. Voto: 6+
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martedì 4 giugno 2019
Café Society (2016)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/08/2018 Qui - Dopo il dramma moderno di Blue Jasmine, la dolce pacatezza di Magic in the moonlight e il nichilismo ironico di Irrational man, torna Woody Allen con una commedia sentimentale degli intrecci e degli equivoci ambientata nei ridenti anni '30. Malgrado le trame ormai siano quasi sempre quelle e le storie risultino molto prevedibili e già viste, il regista americano riesce anche questa volta a confezionare un prodotto godibile e piacevole, a questo giro grazie principalmente ad un'atmosfera nostalgica e sognante, che si rispecchia nei tanti nomi di attori e attrici che Allen cita nel film, nomi che fanno sì che il tono dolceamaro del racconto sia ancora più percepibile nello spettatore, in modo da cogliere il contrasto tra le brillanti e distratte apparenze di certo mondo e il desiderio semplice e sincero di stare con la persona che si ama. A mancare, purtroppo, è anche la vena dissacratoria dei tempi migliori, ma fortunatamente i dialoghi sono sempre curati e brillanti ed anche la storia, nonostante l'effetto minestra riscaldata, riesce a lasciarti a fine visione una sensazione di piacevole appagamento grazie ad un ambientazione ricostruita perfettamente e ad alcuni passaggi fra il divertente e il malinconico. Café Society infatti, un film del 2016 scritto e diretto dal regista Ottantaduenne, una commedia dal sapore agrodolce, ambientata nell'America degli anni Trenta, che segue la storia del giovane Bobby Dorfman (Jesse Eisenberg) che insoddisfatto della sua vita a New York, lascia la gioielleria del padre per trasferirsi a Hollywood, dove suo zio Phil (Steve Carell) è uno dei personaggi più influenti dello showbiz, e dove conosce la segretaria di suo zio, Vonnie (Kristen Stewart, i due tornano a lavorare insieme dopo American Ultra), di cui si innamora, che vedrà però il suo piano di sposarla e portarla a vivere a New York fallire, motivo per cui il ragazzo deciderà di tornare nella sua città da solo per dirigere insieme al fratello gangster un locale che ben presto diventerà il ritrovo più frequentato dall'alta società newyorchese, almeno fino a quando il passato, presto o tardi, non ritornerà, è un film elegante e ricco (non a caso dal primissimo fotogramma balza subito all'occhio l'eleganza della fotografia e la ricchezza delle scenografie), è un film di ampia portata, ricco di personaggi, capace di svolte improvvise e decisi cambi di registro, seppur mantenendo un sottofondo pieno di ironia talvolta drammatica, ma soprattutto è un film romantico (non a caso con questo suo film, Woody Allen ci riporta ai suoi temi più cari, il destino, l'amore difficile e impossibile), eventi e personaggi sembrano difatti fare da sfondo alla storia di Bobby e Vonnie, un amore dal sapore dolceamaro fatto di scelte sbagliate e di sogni ad occhi aperti che è il fil rouge di tutto il film.
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lunedì 29 aprile 2019
Batman v Superman: Dawn of Justice (2016)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 24/01/2018 Qui - Chi ricorda la mia recensione di Suicide Squad ricorderà che vidi il film senza aver visto il suo precedente, il che mi mise un po' in difficoltà non sapendo e scoprendo solo dopo che Superman (il mio super eroe preferito, e di questo ne dovete tener conto) era "morto". Nonostante tutto vidi il film e mi piacque abbastanza, non tanto comunque, perché si rivelò e si è rivelata una delle mie grandi delusioni dello scorso anno. Ora però finalmente ho visto Batman v Superman: Dawn of Justice (2016) e qualcosa in più sulla sua dipartita e del perché della sua apparente morte (poiché era chiaro che non sarebbe successo davvero) ho saputo. Peccato che la pellicola in questione (seconda del DC Extended Universe), vista in ordine temporale dopo Wonder Woman (quarto in ordine di produzione, che sarà pubblicata dopo nonostante l'abbia visto appunto prima, il che rende questa recensione abbastanza strana e diversa da molte altre) e vista nella versione più completa ed estesa, si sia rivelata l'ennesima occasione sprecata, l'ennesima delusione. Perché per quanto sia indiscutibile che tale versione faccia probabilmente chiarezza su alcuni punti (apparentemente) oscuri della sceneggiatura che molti potrebbero non aver visto, e che quasi certamente approfondisce e/o addirittura introduce personaggi secondari di anche considerevole valore, il suddetto si perda (nonostante appunto una mezz'ora abbondante utile a capire meglio il tutto) in un racconto probabilmente e ugualmente confusionario, deficitario e irregolare, sicuramente colpa di un incomprensibile montaggio (e di una trama che presenta forzature infantili per giustificare lo scontro tra i due supereroi per eccellenza), in cui situazioni non spiegate (e se spiegate esse avvengono in malo modo) e verità negate, si susseguono (al contrario del ritmo narrativo comunque latente) a ritmo impressionante.
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giovedì 18 aprile 2019
American Ultra (2015)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 19/12/2017 Qui - Un po' Chuck, un po' Matrix, American Ultra è una commedia d'azione del 2015, per fortuna con più azione che comicità, che nonostante la poca originalità e la non eccezionalità della trama, senza infamia e senza lode, porta a casa il risultato. Anche perché la prima impressione guardando questo film, è che sia derivato da un fumetto, un po' come (il passabile) Scott Pilgrim o (l'ottimo) Kick Ass, il giovane e solitario Mike (Jesse Eisenberg) vive con la coetanea Phoebe (Kristen Stewart) e quando non lavora (ma anche quando lavora) in un market sempre deserto, passa il tempo a fumarsi canne su canne e disegnare fumetti di scimmie astronaute. Salvo essere preso da assurde crisi di panico ogni volta che cerca di allontanarsi dalla routine o dal paese tra i boschi della Virginia dove vive. Potrebbe essere l'inizio di una commedia alla Clerks, ma la svolta si fa interessante, e il tono più drammatico, non appena si scopre che in realtà Mike è un operativo della CIA cui è stata piallata la memoria e data una nuova identità. Il progetto che lo vedeva "dormiente" è stato annullato e un ambizioso capetto dell'Agenzia (Topher Grace) vorrebbe toglierlo di torno definitivamente, ma un'altra dirigente con scrupoli di coscienza (Connie Britton) decide di "risvegliarlo" perché possa difendersi. Mike è rappresentato come un tenero stordito che naturalmente non si capacita delle doti assassine che scopre di avere. E questo riesce però a rendere le situazioni più divertenti e la violenza meno realistica, specie in alcune scene dagli effetti speciali molto azzeccati (la prigionia nella cantina dello spacciatore illuminata da luci UV, l'uso di una padella come sponda per sparare stando nascosti, ecc.).
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venerdì 22 marzo 2019
Now You See Me 2 (2016)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/08/2017 Qui - Now You See Me 2, film del 2016 diretto da Jon M. Chu, si presenta sin da subito molto diverso dal primo film, di cui questo è appunto il sequel, però nel senso negativo del termine. Infatti mentre il primo era bellissimo e coinvolgeva in continuazione lo spettatore, in quanto appena si svolgeva un trucco vi era una rapida spiegazione seguita a ruota da un'altra magia, questo secondo proprio non lo è. La trama difatti risulta forzata e abbastanza prevedibile fin dall'inizio e laddove nel primo capitolo comunque alla fine tutto risultava almeno credibile, qui appare quasi tutto palesemente non fattibile e impossibile. E quindi come quasi tutti i sequel, non si dimostra all'altezza del precedente. Giacché il primo Now you see me aveva un grande potenziale, non si era mai vista infatti una squadra di maghi tanto abile e tanto coinvolgente (tanto che fu come sottolineato anche spesso nella mia recensione di più di un anno fa, qui, uno dei miei preferiti del genere), ma adesso questo grande potenziale si perde totalmente. Partendo dalla trama, essa non ha coerenza, cose fin troppo approssimate e irreali (specialmente nelle scene finali) anche per un film del genere in cui è l'immaginazione del regista l'unico limite. Ed è appunto il regista che non sa gestire la cinepresa, tranne per qualcosina, anche se in questo caso le riprese non riescono a catturare l'attenzione e la voglia di continuare si affievolisce.
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giovedì 29 novembre 2018
Now you see me (2013)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/02/2016 Qui - Volete passare un po di tempo, 106 minuti, di distrazione e di divertimento puro? Allora vedete Now you see me: I maghi del crimine, e se ve lo siete persi su canale5, solo 2 settimane fa, recuperatelo, e in fretta. Immergetevi senza pregiudizi e senza preconcetti, lasciatevi trasportare da questa bella storia raccontata con leggerezza, dinamicità, ritmo, fantasia, creatività, estro ed ottima invettiva. Quattro giovani e abili illusionisti ricevono un giorno una misteriosa chiamata e formano il gruppo dei Quattro Cavalieri, che tiene incredibili spettacoli a Las Vegas, finanziati da un ricco magnate. Durante una serata compiono il numero di magia più grande, dal palcoscenico rapinano una banca a Parigi e ricompensano il pubblico con una pioggia di banconote. Come hanno fatto? E, soprattutto, cos'altro hanno in serbo per i prossimi spettacoli? All'indagine dell'FBI, che naturalmente non sarà magra di colpi di scena, partecipa un’agente dell’Interpol e controvoglia, il detective Hobbs (Ruffalo). Fermati e poi rilasciati per mancanze di prove, i maghi proseguiranno nella loro 'misteriosa' missione. Ma il più grande smascheratore di maghi-truffatori (Freeman) non rimane a guardare. La regia affidata a Louis Leterrier è fin troppo attenta e curata, tutto è curato ai minimi dettagli, il ritmo c'è, è presente e si fa sentire. L'idea è originalissima, la sceneggiatura abilmente studiata. Dimostrando il suo grande talento, il regista oltre a raccontare una storia avvincente, riesce a rendere in maniera incredibile i trucchi di magia che avvengono sullo schermo e il grande gioco di prestigio che si nasconde nella trama. Come? Adottando esattamente la tecnica degli illusionisti, ovvero dirigendo altrove l’attenzione dello spettatore. Anche i nostri occhi verranno tratti in inganno, come è successo a me nella prima incredibile scena della carta. Ma il film funziona soprattutto per la grande capacità di amalgamare un cast eterogeneo e di talento, i Quattro Cavalieri protagonisti del film infatti sono tutti attori bravissimi e in ottima sintonia recitativa, ed il cast di star hollywoodiane che li circondano ne rendono la sceneggiatura ancora più convincente e coinvolgente, senza mai dimenticare la parola d'ordine per operazioni di questo tipo: intrattenimento. Un eccellente prodotto cinematografico che inesorabilmente ci cattura e ci catapulta per tutto il film in scene divertenti, dinamiche e pirotecniche come deve riuscire a fare un buon film che poggia le sue basi narrative e percettive sulla magia e sull'illusionismo.
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Mark Ruffalo,
Melanie Laurent,
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Michael Kelly,
Morgan Freeman,
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Woody Harrelson
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