Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 02/03/2018 Qui - Il tema del significato della vita umana e soprattutto della suo inevitabile epilogo torna prepotente in Irrational Man, film del 2015 scritto e diretto da Woody Allen, che non è tra i suoi migliori (ma certamente e personalmente meglio dell'ultimo suo visto, Blue Jasmine), ma che comunque sempre affascina e coinvolge per la sicurezza della regia, per la capacità innata di sublimare il dramma in ironia, per riuscire a farci sempre riflettere a fine visione sul significato delle nostre vite. Anche perché nonostante il vecchio Woody (che ha forse perso un po' di quel cinismo e acume che hanno contraddistinto la sua carriera decennio dopo decennio) continui a girare sui suoi temi nel suo solito stile (che molto spesso non mi piace), e malgrado i difetti ed una verve appunto non più freschissima, il regista riesce a confezionare un buon prodotto piacevole e godibile, formato da dialoghi colti e intriso di filosofia e letteratura. Ma non solo, perché questa ennesima variazione sul tema colpa, castigo, destino e caso, già al centro di altri suoi lavori e che formano il fondamento anche di questo nuovo lavoro, e che qui assume una dimensione diversa, strana, da commedia macabra, grazie alla struttura in due blocchi ben definiti, che alterna una prima parte pressoché romantica ad una seconda dai toni decisamente più drammatici, si fa seguire senza affanni. Giacché bastano pochi secondi per trasformare il film (da una storia di amori proibiti costellata da bizzarre avventure sessuali e riflessioni confusionarie su teorie di grandi scrittori) in un (abile e intrigante) giallo misterioso e "irrazionale" (che assume tinte noir e in cui la suspense imbriglia sempre più lo spettatore) dove a farla da padrone è ancora una volta un omicidio e tutto ciò che ne consegue. Niente quindi di nuovo all'orizzonte? In un certo senso no, perché come detto, il tutto riprende appieno la mentalità registica di Woody abbondantemente vista in altre produzioni delle ultime annate (sempre incentrato sui famosi e noti problemi esistenziali), ma nonostante Irrational Man non abbia alcun punto di genialità esso si lascia seguire grazie ad un ritmo discreto e ad un interesse quanto mai vivo e presente.
Non si notano, infatti, momenti morti e la produzione americana gira a dovere facendo distrarre, o meglio, intrattenendo, dignitosamente il pubblico. Anche la storia, che seppur a tratti interessante e bizzarra non soddisfa a pieno le aspettative e finisce per sembrare una minestra riscaldata, in verità è qualcos'altro, perché quando arriva il colpo di scena, e poi da lì è tutto in discesa, si arriva ad un bel finale, nemmeno così scontato direi. Certo, alcuni passaggi sono alquanto forzati, ma tutto funziona discretamente. Inoltre il buon duo protagonista (Emma Stone sembra ormai essere diventata la nuova musa del regista, molto espressiva e adatta alla parte, che grazie alle minuziose attenzioni donatele dal regista trasuda di una carica sensuale senza paragoni) è ben amalgamato e i duetti fra i due sono abbastanza interessanti, anche se manca forse di incisività e di convinzione Joaquin Phoenix, qui sottotono, vistosamente ingrassato e poco carismatico. Ma non è forse solo farina del suo sacco, perché lui resta un grande attore, come visto in Vizio di Forma, ma del suo personaggio, ben scritto però non sfruttato al meglio (come in parte anche Parker Posey). Invece bella, come sempre accade nei film del regista newyorkese, la colonna sonora, anche se esso non basta a rendere totalmente giustizia a un film che probabilmente avrebbe potuto dare molto di più. Tuttavia quest'opera è sopra la sufficienza, non eccelsa ma nemmeno da buttare, perché la trama è lineare e facile da seguire, la sceneggiatura è scorrevole (fino al bel colpo di scena finale) e gli inserti thriller, che vengono inseriti in modo soddisfacente, si fanno certamente apprezzare. Voto: 6+
Non si notano, infatti, momenti morti e la produzione americana gira a dovere facendo distrarre, o meglio, intrattenendo, dignitosamente il pubblico. Anche la storia, che seppur a tratti interessante e bizzarra non soddisfa a pieno le aspettative e finisce per sembrare una minestra riscaldata, in verità è qualcos'altro, perché quando arriva il colpo di scena, e poi da lì è tutto in discesa, si arriva ad un bel finale, nemmeno così scontato direi. Certo, alcuni passaggi sono alquanto forzati, ma tutto funziona discretamente. Inoltre il buon duo protagonista (Emma Stone sembra ormai essere diventata la nuova musa del regista, molto espressiva e adatta alla parte, che grazie alle minuziose attenzioni donatele dal regista trasuda di una carica sensuale senza paragoni) è ben amalgamato e i duetti fra i due sono abbastanza interessanti, anche se manca forse di incisività e di convinzione Joaquin Phoenix, qui sottotono, vistosamente ingrassato e poco carismatico. Ma non è forse solo farina del suo sacco, perché lui resta un grande attore, come visto in Vizio di Forma, ma del suo personaggio, ben scritto però non sfruttato al meglio (come in parte anche Parker Posey). Invece bella, come sempre accade nei film del regista newyorkese, la colonna sonora, anche se esso non basta a rendere totalmente giustizia a un film che probabilmente avrebbe potuto dare molto di più. Tuttavia quest'opera è sopra la sufficienza, non eccelsa ma nemmeno da buttare, perché la trama è lineare e facile da seguire, la sceneggiatura è scorrevole (fino al bel colpo di scena finale) e gli inserti thriller, che vengono inseriti in modo soddisfacente, si fanno certamente apprezzare. Voto: 6+