sabato 9 febbraio 2019

The Reach: Caccia all'uomo (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 25/11/2016 Qui - The Reach: Caccia all'uomo (Beyond the Reach), moderno thriller dal sapore vintage, ideale per gli amanti del genere 'caccia uguale adrenalina' e dell'azione, è un avvincente film d'azione del 2014 con Michael Douglas (la star che vi accennavo) e Jeremy Irvine. Una pellicola, che basandosi su un romanzo di Robb White del 1972 intitolato "Deathwatch", e diretta da Jean-Baptiste Léonetti, al suo secondo lungometraggio, racconta di una doppia lotta, quella di uomini contro se stessi ed uomini contro il deserto, e si deve sopravvivere ad entrambi, ma non è poi così facile. Uno scontro quasi mortale (che avviene fra i due uomini senza tanti giri di parole o scene superflue) che esplode quando durante una battuta di caccia un imprevisto cambia la vita di Ben, giovane tracker molto esperto nel far attraversare ai turisti il deserto del Mojave, che lo stesso giorno in cui la sua fidanzata parte per l'università viene ingaggiato da un ricco uomo d'affari, Madec, per accompagnarlo nella caccia al muflone che l'uomo cerca come ennesimo trofeo da esibire. Succede però un incidente molto grave che trasforma la situazione in un incubo per il ragazzo. The Reach: Caccia all'uomo ha perciò una trama molto minimale, una trama che nonostante si concentra totalmente sullo scontro, viene presentato in modo originale, nessuno spargimento esagerato di proiettili, nessuna scena fuori dalla realtà, nessun inseguimento rocambolesco o surreale. Solamente, un uomo contro un uomo, in pieno deserto. Ma proprio le condizioni avverse rendono la caccia ancora più terribile: nessuna ombra, nessun rifugio, nessuno può sentirti gridare, nessuno può soccorrerti e nessuno sa dove sei. Se non ti uccide una pallottola lo faranno il sole e la sete. E' questo infatti il perno del film The Reach: Caccia all'uomo, quanto puoi sopravvivere all'uno, all'altro o a tutti e due? Sopravvive il più forte o il più furbo? Si vedrà alla fine. In ogni caso il film grazie alla trama, semplice ed efficace, fa del film stesso un thriller intelligente, ben confezionato ed interessante. Il film poi, forse anche al fatto che dura appena 90 minuti, riesce ad essere avvincente e a conquistare l'attenzione senza annoiare. Un film con personaggi ugualmente semplici, ben delineati e ben resi da due bravissimi attori.
Per questo anche il cast, da un punto di vista del numero di attori, è ridotto: poiché oltre ai sopracitati attori, hanno un piccolo ruolo la fidanzata di Ben, lo sceriffo e il malcapitato, nulla più. Per un duello per sopravvivere, tra un ricco con molti mezzi (tra cui l'auto veramente bella) contro un giovane, senza nulla ma, che conosce come le sue tasche il deserto. Proprio il deserto, quello del Mojave (il cui ardo e terribile fascino è una perfetta scenografia per questa caccia all'uomo spietata in cui o si viene uccisi dall'avversario o dal deserto) è quello che ho apprezzato di più. Perché oltre all'idea di base (comunque interessante e gestita in maniera egregia), mi è piaciuto il panorama che fa da sfondo. In questo senso le immagini, la fotografia sono state perfette e, assistere ad un film (bellissime anche le inquadrature), con paesaggi mozzafiato come questi, non può che essere un valore aggiunto. Anche la colonna sonora non mi è dispiaciuta, sa essere profonda, riflessiva e non appesantisce le sequenze. Infine è impossibile non parlare dei protagonisti, veramente perfetti nei rispettivi ruoli. in particolare, Jeremy Irvine ha dato prova della sua sofferenza, della sua voglia di sopravvivere, della sua tenacia, solo con lo sguardo, con le espressioni del viso. Tiene bene il ritmo che è costante per tutto il film, senza fortunatamente noiosissimi buchi e lacune. Impossibile anche non commentare Michael Douglas, che in questo film pare confezionato su misura per lui, fucile in spalla, sguardo di chi la sa lunga ed è prono a fare un patto con il diavolo, occhiali con lenti gialli, gesti calcolati e misurati, freddezza spietata, sicurezza letale che viene infranta per poco dalle decisioni che potrebbe prendere Ben e che in tal senso lo costringono a prender le dovute 'misure'. Un Douglas vecchia scuola insomma, tutto suo padre con quello sguardo freddo e penetrante. In ogni caso nonostante il buon lavoro, qualcosa che non mi ha del tutto convinto (e che in parte mi ha deluso) c'è. Il finale infatti andava forse un po' riveduto, un attimino scontato e quanto meno poco probabile. Le ultime sequenze le ho trovate difatti parecchio fuori luogo, tenuto conto del livello tenuto nel corso della pellicola. Mi sarei aspettato un finale diverso, più originale, invece, si chiude la pellicola con un finale banale e scontato già visto e rivisto in tanti altri film (anche se intrigante e giusto). Peccato, poiché le ultime scene rovinano (solo in parte a mio avviso) la pellicola, perché il film nel complesso, è un film da vedere, di cui do un giudizio positivo di cui consiglio la visione. Voto: 6

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