Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 14/11/2016 Qui - We Are Your Friends, film del 2015 diretto dall'esordiente Max Joseph, è una vivace commedia musicale e generazionale. Un film che di film appare ben poco, dato che l'impressione è che si tratti di un videoclip abbastanza lungo, con scritte giganti iniziali, una base musicale adeguata e tanti bei personaggi (e belle ragazze), ma nonostante sembri tuttavia un'operazione ovviamente commerciale (per aiutare Zac Efron a riottenere il successo, dopo tentativi falliti tra cui Quel momento imbarazzante e per lanciare una delle modelle più sexy di sempre Emily Ratajkowski), andata comunque male visto il botteghino, il film proprio grazie a questo e a parecchie scene gustose è un discreto corto circuito (dove dentro navigano stilemi, generi e contenuti di ogni tipo, centrifugati in modo incontrollato) che non manca di incuriosire, anche se senza equilibrio e senza una direzione precisa, tante cose e nessuna, un esempio di cinema commerciale americano indecifrabile, caotico e contraddittorio. Questo perché a parte alcuni originali e interessanti stratagemmi non offre nulla di nuovo al panorama cinematografico e musicale, ma soprattutto la trama è davvero banale, in più per il semplice fatto che non mi sono mai interessato e non mi entusiasma troppo il mondo delle discoteche o la musica dei DJ, il tutto mi sembrava inutile. Invece anche se a molti non è piaciuto e io mai mi sarei aspettato che potesse piacermi un film come questo, ho adorato quasi tutto del film. Perché We Are Your Friends non è solo discoteche e Dj, è molto di più. La musica e gli eventi sono infatti solo il pretesto per raccontare i personaggi, dei ragazzi disagiati e di ceto basso che nella Los Angeles (North Hollywood, San Fernando Valley) delle belle apparenze cercano di emergere, di lavorare e di costruirsi una vita, però purtroppo non sempre questo li porterà a intraprendere strade totalmente lecite. Come detto in precedenza la trama del film è banalissima, è la solita storia di un gruppo di ragazzi che hanno deciso di non studiare per affidarsi al difficile mondo della musica e cercare di trovare dei guadagni facili (già vista ma in ogni caso diversa e fresca). Tra questi c'è Cole Carter (interpretato da un Zac Efron in grande spolvero), aspirante DJ che incontra per caso un famoso artista e attraverso di lui cercherà di sfondare nel mondo della musica, purtroppo però la conoscenza con la fidanzata/collaboratrice della star lo porterà a fare delle scelte molto difficili e rischiose, sarà difatti costretto a dover scegliere tra l'amore, la lealtà e il futuro a cui è destinato.
We Are Your Friends è il racconto dell'amicizia vera, quella pura e limpida di chi si conosce da quando è piccolo. Emergere dal nulla è difficile, figurarsi per chi vive in certi tipi di realtà, dove se non spacci o non rubi non riuscirai mai a farti notare dalla massa, e le difficoltà che si possono trovare quando bisogna confrontarsi con teste diverse ed ognuna con un proprio pensiero sono molte. Il problema è che molte di queste situazioni (comunque sviluppate sufficientemente) non sembrano credibili e risultino nemmeno coerenti con la storia in sé, decidendo di puntare il punto di svolta, come sempre, sulla droga, punto che arriva con la morte di uno dei ragazzi, quello più responsabile e che aveva deciso di trovarsi un lavoro serio, e questo fatto sembra accendere una lampadina nella testa dei suoi compagni che sembrano riflettere meglio sulla vita che stanno costruendo. Ma alla fine sembra che tutte le belle parole dette dal ragazzo prima di morire siano vane, abbandonano il lavoro da 'agenti immobiliari' per ritornare alla vita che facevano prima. Insomma poca davvero coerenza insieme alla credibilità, come quella che basti un semplice scusa per aggiustare un tradimento, partecipare all'evento da sempre sognato e anche a mettersi con la ragazza che ama. Certo è quello doveva accadere però non nel modo in cui avviene, troppo semplificato e superficialmente. In ogni caso è ottima la regia che in certi casi diventa di uno sperimentale estremo, e così capita che in una scena onirica, i personaggi all'interno dell'azione si trasformino in cartoni animati dai colori sgargianti, davvero fantastico. Uno degli altri momenti per il quale ho apprezzato la pellicola è anche il punto in cui il protagonista spiega alla ragazza (a proposito bello il video della loro fuga romantica) in che modo poter catturare la gente ad una festa attraverso la manipolazione della mente e del corpo con la musica forsennata. Comunque ho apprezzato molto anche la costruzione del brano che Cole compone per il fatidico evento e qui penso ci sia la 'grande' morale del film, per sfondare non basta tenere le cuffie sulle orecchie ma ascoltare i suoni che il mondo ha da offrirci.
Ma soprattutto, lasciando perdere la trama leggermente prevedibile, è la presenza della sensuale Emily Ratajkowski (inquadrata con dovizia di dettagli per tutto il film in piena sintonia con i desideri del pubblico), è quella che più salta all'occhio, quando entra in scena lei infatti sembra accendersi una lampadina che puntualmente alla sua uscita si spegne (anche se credo che anche alle ragazze la visione del tenebroso Zac faccia lo stesso effetto). Tra questi però spicca il DJ interpretato da Wes Bentley (il misterioso detective John Lowe di American Horror Story: Hotel), forse l'unico personaggio quasi ben costruito del film, d'altronde sono sue le lezioni che Cole impara ed è solo grazie a lui che riesce ad evadere dalla sua vita monotona e a trovare il suo trampolino di lancio. Comunque il regista non è che fa tantissimo, cioè segue un canovaccio molto semplice e schietto, ma che però tratta con una conoscenza della materia e soprattutto con la necessaria vicinanza agli ambienti reali. Questo film sembra sapere molto bene infatti che non si può raccontare una storia simile a tante altre senza raccontare il mondo in cui è ambientata. Strade, case abbandonate, piscine sporche, tralicci dell'elettricità, persone sfrattate, feste pazzesche e retrobottega, c'è un campionario di luoghi che di fatto creano l'atmosfera concreta senza la quale We are your friends sarebbe un film come altri, come tutti quelli che hanno la sua medesima trama. Certo l'obiettivo rimane quello di tutti i film sulla sua medesima scia, cioè montare un'epica sentimentale questa volta intorno al mondo della dance e alla professione del DJ, ma lo fa credendoci così tanto e conoscendo così tanto quel mondo da essere inevitabilmente coinvolgente. Per questo Max Joseph centra il suo obiettivo e forse anche di più. Anche se non c'entra quello principale di fare cassa, il problema a mio parere è stato essenzialmente di marketing, We Are Your Friends non è stato infatti pubblicizzato per quello che è, ovvero una semplice, innocua (comunque positiva) commedia generazionale su un gruppo di young adult che cercano di trovare la loro strada nella vita. No, hanno preferito lanciarlo come la storia di un DJ di serie B che tenta di sfondare in un mondo tra i più noiosi che esistano facendo credere che per diventare uno che mette i dischi nelle discoteche più importanti del mondo serva un talento sovrannaturale (non proprio argomento interessante), nonostante proprio il fatto che il mestiere è spiegato in modo tecnico, scientifico quasi, è stato un altro grande fattore che mi ha portato ad essere catturato dalla pellicola. In conclusione comunque sono due gli elementi che salvano il film, ovvero la buona (elettrizzante) musica e la fotografia (più la freschezza e giovinezza degli bravi interpreti), per il resto, se non ci fossero stati Zac Efron e Emily Ratajkowski, forse a nessuno sarebbe interessato molto di questo film. Non a me che in ogni caso lo reputo discreto. Voto: 7