martedì 7 maggio 2019

Oceania (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 19/02/2018 Qui - Il 2016 è stato un grandissimo anno per la Disney, visto che ha confezionato nell'animazione tre successi di critica, ma anche al botteghino. Ha aperto le danze il bellissimo Zootropolis (giustamente vincitore dell'Oscar 2017), le ha continuate il bello ed emozionante Alla ricerca di Dory e le ha concluse appunto, con il film in questione, ovvero l'altrettanto bello e affascinante, Oceania (Moana), film d'animazione del 2016 prodotto da Walt Disney Pictures e i Walt Disney Animation Studios e diretto da Ron Clements e John Musker. Quest'ultimo però, già classico Disney, non raggiunge il livello dei suddetti precedenti film, perché anche se quest'altro ottimo lavoro di Disney che, con la sua nuova "principessa che non vuol essere una principessa", centra di nuovo l'obbiettivo, anche grazie a personaggi e ambientazioni completamente inedite, e anche se realizza un film d'animazione eccellente sia per grandi che piccini, non ha stessa profondità, intensità e coinvolgimento. Tuttavia seppur io abbia apprezzato di più Zootropolis per il messaggio più maturo, questa è stata una bella sorpresa. Anche perché la casa di produzione, dopo aver sfidato i cliché nel precedente Frozen: Il regno di ghiaccio (personalmente non proprio eccezionale), torna sulla strada classica continuando, però, a innovarsi sotto qualche aspetto (molto interessante e più "originale") come quello dell'escludere completamente la love story. Una particolarità del film è quella di raccontare appunto una storia avventurosa, lontana dai classici Disney come BiancaneveCenerentola e altri progetti e, soprattutto, senza un principe azzurro pronto a salvarle la vita. Perché qui, il ruolo della "salvatrice" spetta a lei.
Lei, la protagonista, un'eroina che deve compiere una pericolosa e difficile missione da cui alla fine ne uscirà vincitrice. Poiché la nostra Vaiana è indipendente, forte, ostinata e determinata più di ogni altro personaggio femminile visto in precedenza e non ha bisogno di nessuna guardia del corpo per riuscire nell'impresa che l'oceano gli ha affidato, quando da grande infatti scopre che le leggendarie storie che le raccontava la nonna a tutti i bambini del villaggio erano "vere" (quella di una divinità che da molti secoli terrorizza gli isolani) e che quella pietra verde trovata così per caso non era affatto una pietra qualunque, anzi, proprio consegnando alla suddetta divinità un talismano fatto di una particolare pietra a forma di cuore, può "superare" la maledizione che attanaglia l'isola "Madre", decide di partire da sola (con la sola compagnia di un "particolare" galletto e l'aiuto di un particolare potere) con la propria imbarcazione per il mare aperto, sfidando ampiamente il divieto del genitore, per scoprire finalmente la ragione di certi divieti e porvi rimedio. Nel corso di questo viaggio Vaiana però, grande appassionata dell'andar per mare (attività appunto che le viene severamente proibita dal padre) si imbatterà in numerose avventure e pericoli ed incontrerà anche un personaggio, una sorta di divinità Maori grossa e tatuata che, volente o nolente l'aiuterà nella sua missione e contribuendo così a farla ritornare all'isola natia vittoriosa ed osannata da tutti.
È un film strano però Oceania (titolo italiano, come è noto il titolo originale Moana è stato considerato poco opportuno per il nostro paese...), perché non è frequente vedere un'altissima qualità tecnica e spettacolare (alcune scene danno i brividi) accompagnata a una storia (in cui comunque il carattere indomito di Vaiana, sulla scia di altre eroine dei film animati recenti, si fa apprezzare) che non sarà facile ricordare sia per i bambini (soprattutto per loro, la trama intricata, all'inizio specialmente, l'esempio perfetto) ma anche, pur puntando sull'amore per l'esotismo, agli adulti. Tuttavia, al di là, della trama in sé che risulta comunque abbastanza piacevole (non perfetta e non lineare come sembrerebbe) ma senza alcuna particolarità eclatante, ciò che si ammira principalmente appunto, per non dire esclusivamente (anche ad uno spettatore adulto sebbene il film è rivolto esclusivamente ad un pubblico di bambini), in "Oceania", anche se il discorso è da estendersi a tutte le ultime pellicole della produzione Disney, è proprio la tecnica, altamente raffinata al computer, con cui i personaggi (curati abbastanza efficacemente, soprattutto fatto benissimo il "cattivo" Te-ka), gli ambienti circostanti e tutti i particolari delle scene vengono rappresentati.
Consegnandoci quindi delle immagini quanto mai reali da sembrare riprese direttamente dalla macchina da presa o da quella fotografica. Il resto sono un mix (e non sempre efficace) di azione anche vorticosa, scontri tra caratteri (Vaiana e Maui battibeccano come innamorati, anche se il sentimento come detto, e fortunatamente, è escluso dalla storia), nemici temibili, pericoli mortali, entità naturali "umanizzate" (l'Oceano, con soluzioni a tratti davvero risibili, come quando "dà il 5" a Vaiana...), segreti che riemergono, un po' di umorismo (affidato soprattutto a un pollo non proprio intelligente e "interpretato" da quel pazzo di Alan Tudyk, ormai abituato a certi personaggi, come visto in Rogue One) e qualche tentativo arduo di far scattare emozioni. Purtroppo però, una trama che non accenna a rendersi meno intricata, non riesce a risultare particolarmente coinvolgente, anche perché la pellicola pecca (e non poco) di prevedibilità, dato che racchiude molte delle situazioni tipiche del genere. In tal senso non aiutano i tanti momenti musicali (con canzoni non tutte all'altezza, certamente una, ma niente in confronto ad altre), alla maniera dei vecchi classici Disney e neppure alcune gag davvero modeste.
Nonostante ciò, nel finale sono presenti un paio di colpi di scena interessanti ed emozionanti nonché poetici che risollevano un film in cui geniale è la scelta di mostrare i tatuaggi di Maui (in teoria modellato su Dwayne Johnson, che lo doppia in inglese, ma che con in più una folta capigliatura, non è particolarmente simpatico, seppur si fa largamente apprezzare, dopotutto non si può non voler bene a The Rock) in movimento, dando vita ad alcune gag molto divertenti tra lo stesso semidio e il tatuaggio che rappresenta la sua persona. Ma è solo uno dei pochi pregi (aggiunto ovviamente alla qualità visiva) di un film comunque piacevole e godibile (perché la messa in scena di tutto in ogni caso è ottima), ma che non convince fino in fondo, perché alla fine rimangono in mente, del film diretto dai veterani John Musker e Ron Clements (quelli di La sirenetta, Aladdin, La principessa e il ranocchio), alcune (non bellissime ma godibili) scene musicali (non certo le canzoni, che qui sono anche troppo), immagini di impatto di imbarcazioni che sfrecciano sul mare e suggestivi momenti notturni, e quasi nulla più, tranne forse che in ogni caso questo 56esimo lungometraggio Disney merita una visione perché certamente bello.
Perché il film, incentrato come quasi tutti sulla scoperta delle proprie risorse, e sulla necessità del viaggio, anche se questa non è una novità, è un elogio del femmineo. Una favola femminile moderatamente femminista dai colori sgargianti e una bella protagonista a riabilitare un dio narciso e caduto. Certo, temi abbastanza convenzionali e consolatori, che mancano altresì di quella oscurità che spesso non difettava nei film vecchiotti (seppur apprezzabile la scelta di non far morire sempre e pure male, vittima della sua cattiveria, il cattivo), ma anche stavolta ci troviamo davanti ad un film piacevole e divertente. Tuttavia resta il sospetto che una vicenda più robusta ma anche più lineare avrebbe servito maggiormente la causa. Perché anche se riuscite ad apprezzare le canzoncine (io non tanto..) e seppur la trama abbastanza già vista non vi turba, ed anche se avrete e vedrete dei protagonisti davvero ben fatti ed una serie di invenzioni che, per il target, rendono la visione molto godibile (i cattivi fatti coi cocchi sono imperdibili, senza dimenticare gli altri), il film non raggiunge il precedente e il suo precedente. Tuttavia esso resta, nonostante pregi e difetti, in tal senso il doppiaggio italiano è altamente passabile (fortunatamente), un film bello ma non eccezionale e neanche tanto memorabile. Voto: 7+