domenica 31 marzo 2019

Rogue One: A Star Wars Story (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/10/2017 Qui - Il primo dei cosiddetti "film antologici", che usciranno in alternanza con i film della saga principale (l'ottavo è già pronto e il secondo spin-off ha già il titolo), in modo da non lasciare mai a bocca asciutta i fan, Rogue One: A Star Wars Storynoto semplicemente come Rogue One, film del 2016 diretto da Gareth Edwards, si rivela, inaspettatamente, un film più riuscito de Il risveglio della Forza, e questo è dovuto ad una serie di fattori. Innanzitutto, non s'impone con il ricatto emotivo derivante dall'inevitabile effetto nostalgia scatenato da quel film per poi proporre un remake sotto mentite spoglie dell'originale del '77 (come sottolineato nella mia recensione di un anno fa, anche se era comunque uno dei pregi), ed anzi si concentra su una storia collaterale e su personaggi quasi del tutto sconosciuti al grande pubblico (in quanto, per la gran parte, inventati appositamente per il film). Anche perché Rogue One si propone di dare una spiegazione accettabile (cercando di rendere giustizia ad un "personaggio" che fino ad ora era rimasto sullo sfondo, nonostante 7 film), al come l'Alleanza Ribelle sia entrata in possesso dei piani della Morte Nera, che sarà poi il punto di partenza della trilogia originale. Dopotutto l'alleanza ribelle era il presupposto che permetteva l'azione dei personaggi principali, ma la storia è sempre stata guidata da pochi. Qui invece puntando sui ribelli il film riesce e permette di confrontare le diverse origini e motivazioni dei personaggi che compongono questa ribellione. Non un gruppo monolitico ma un insieme di storie personali diverse e opinioni anche distanti su come agire che trovano il loro senso e il loro scopo comune nella rivolta contro la dittatura dell'impero.
Inoltre, al contrario dei film della serie madre, presenta una trama che permette agli autori di esplorare temi in parte inediti per la saga: caratteristica più evidente, non vi è la netta e limpida distinzione fra Bene e Male che è propria della serie originale, i confini tra i due in questo film sono quanto mai labili, e ciò concorre alla composizione di un quadro più sfaccettato, complesso e dalle tinte fosche. Il limite di questa operazione è ovviamente il tempo che non permette di caratterizzare a sufficienza personaggi che avrebbero meritato maggiore attenzione, ma d'altra parte Star Wars è ed è sempre stato in primo luogo un prodotto d'intrattenimento, un grande spettacolo sonoro e visivo. E, in quest'ottica, di certo Rogue One non delude, gli effetti digitali sono sensazionali (basterebbe citare la sola sequenza della distruzione di Jedha City per dirne l'efficacia spettacolare) e si fanno pacchiani solamente in due occasioni (ovvero nel ricreare digitalmente le fattezze di Peter Cushing e di una ringiovanita Carrie Fisher). In più, fatta salva la natura commerciale dell'operazione, questo film (uno spin-off, ufficialmente, cioè una deviazione dal canone principale, cui però è collegato inesorabilmente), si rivolge a un pubblico meno ampio (e un po' più adulto) rispetto a quello del Risveglio della Forza che l'ha preceduto.
E' più cupo, intenso e drammatico, non è stupido né sentimentale, non punta troppo sull'inerzia dello spettatore più benevolo ma cerca di sedurre anche il più esigente, non si prende troppo sul serio ma neanche troppo poco (un'azione di guerra è un'azione di guerra e non una scampagnata, la perdita di un genitore è un momento doloroso e non un cliché narrativo, etc..). La Disney insomma (perché ormai sono loro che comandano), pur avendo le limitazioni date dalla linea temporale, visto che precede l'episodio IV e basandosi su elementi noti ma senza cadere nella ripetitività, a differenza di quanto è successo con episodio VII, riescono ad incastonare un piccolo gioiello. Ma non c'era tanto da stupirsi, perché come spesso accade, essa non delude e porta sul grande schermo una pellicola che si erge sul ricordo e su una trama avvincente e imprevedibile (seppur in parte), tra scene d'azione, di guerra "stellare" con tanto di astronavi interspaziali e momenti profondi, anche se poco coinvolgenti a livello emotivo, il film è tutto fuorché banale e nasconde in sé anche alcune sorprese, colpi di scena apprezzabili e per nulla scontati. Ma l'aspetto più convincente è l'accelerazione, il precipitare degli eventi verso l'inizio della storia che conosciamo e che ora viene illuminato da una grande drammaticità.
Anche perché il film è in grado di tenere lo spettatore incollato alla sedia e di permettergli di immergersi e sentirsi parte di un nuovo mondo, quello che per molti fan è un sogno, una dimensione fatta di astronavi, ribellioni e molti imprevisti. Nonostante questo (anche perché è l'aspetto più bello ed emozionante), il finale della vicenda narrata (il recupero dei piani de La Morte Nera) potrebbe essere prevedibile per chi conosce la saga e in particolare "Star Wars: Episodio IV - Una nuova speranza", in quanto può immaginare a grandi linee l'evoluzione (purtroppo amarissima seppur speranzosa) dei fatti raccontati e che fine faranno i diversi personaggi presenti. Jyn Erso, interpretata da Felicity Jones, è una giovane ribelle abbandonata all'età di quindici anni dal padre per proteggerla, il capitano Cassian Andor (Diego Luna), un ufficiale dell'Alleanza Ribelle che ha una missione segreta, il direttore Orson Krennic, interpretato discretamente (e meglio che nel deludente dramma Mississippi Grind) da Ben Mendelsohn, è un ambizioso ufficiale dell'Impero deciso a completare la costruzione della Morte Nera, Chirrut Îmwe (Donnie Yen), un guerriero cieco devoto allo stile di vita dei Jedi e uno dei personaggi più interessanti, ben scritti e interpretati della storia, Galen Erso (Mads Mikkelsen) è il padre di Jyn Erso ed è uno scienziato in possesso di informazioni ricercate sia dall'Impero che dall'Alleanza Ribelle e, infine, K-2SO (Alan Tudyk, recentemente visto in Maze Runner: La Fuga e Trumbo), un imponente droide di sicurezza che ha regalato attimi di spensieratezza con la sua vena umoristica (precisando che Tudyk interpreta il personaggio tramite performance capture).
Tuttavia non tutti i personaggi vengono gestiti bene, perché anche se tutti gli attori principali danno grande prova delle proprie doti recitative, affermando sempre più quanto sia importante l'intensità delle performance in un film che mescola sapientemente azione, avventura e fantasy, una pecca è proprio la cattiva gestione di alcuni personaggi, in particolare quello di Forest Whitaker (anche leggermente bruttino è il suo doppiaggio, sprecato un po' come in Arrival, seppur straordinario è il film in generale) ma anche ad un bravo attore come Mads Mikkelsen viene lasciato troppo poco spazio e poco approfondimento come già successo in Doctor Strange. Ma anche Diego Luna, che fa comunque quel che può con uno dei personaggi più penalizzati dalla mancanza di approfondimento, così come i suoi colleghi Wen Jiang e soprattutto il bravissimo Riz Ahmed. Ma certamente si può dire che il progetto si basa su una sceneggiatura solida, che non si perde in dialoghi superflui ma anzi sottolinea il ritmo serrato e incalzante che caratterizza il film per tutta la sua durata. Questi elementi dovrebbero essere prerogativa di ogni pellicola del genere: l'obiettivo primario di questi film, infatti, dovrebbe essere proprio quello di stupire il pubblico con scene inedite, originali e ricche di una suspense continua per far sì che lo spettatore riesca a mantenere la concentrazione senza vivere il prodotto come un qualcosa di pesante.
Tuttavia, la sceneggiatura non è esente da pecche (dato che la prima parte del film è forse troppo lenta, anche se fortunatamente dalla metà in poi tiene incollati alla poltrona sempre più ad ogni minuto che passa), ma compensa l'eccellente prova (seppur i protagonisti mancano di personalità) di tutti gli attori (Felicity Jones, che dopo il deludente Inferno dimostra nuovamente il suo talento, lei che dona credibilità ad una nuova, coraggiosa eroina ribelle, in più lei è davvero stupenda, in tutti i sensi), gli effetti visivi perfetti, e il lungo finale con scene epiche memorabili, su tutte la lunga battaglia nello spazio con gli X-wings, e quella nella splendida location sulla spiaggia. Il finale poi è veramente emozionante, per la sorte che tocca ai componenti dell'eroica missione Rogue One, e per il cameo finale di uno dei personaggi più amati della saga. Sempre a proposito di camei, ci sono anche due-tre personaggi (i robot e il senatore) della trilogia originale che si intravedono. Per il resto, di buon livello la fotografia e il montaggio, gli effetti speciali e le scenografie invece sono degni del cinema fantascientifico degli anni Settanta e Ottanta, ma soprattutto eccellente è la colonna sonora di Michael Giacchino, anche se ovviamente è solo quando compaiono i temi classici di John Williams che l'hype non si contiene. E Gareth Edwards, dal canto suo (che migliora ad ogni film che fa), dirige il traffico con competenza, d'altra parte aveva già dimostrato di trovarsi a suo agio nell'ambito della fantascienza, il suo adrenalinico Godzilla infatti non si dimentica facilmente.
In definitiva, parte leggermente in sordina, questo Rogue One, ma è un film in crescendo, di emozione, intensità e suspense, fino ad arrivare ad un finale riuscito e di grande impatto, che porta a compimento il collegamento con Una nuova speranza. Un film quindi di buona qualità che, si può tranquillamente affermare, è riuscito a fugare le perplessità per quello che poteva rivelarsi un semplice "filler". Ha finito infatti, come detto, per rivelarsi un film migliore de Il risveglio della Forza. Perché se si riesce (anche con qualche difficoltà) a staccarsi dai personaggi che tanto abbiamo amato di questa saga (i vari Obi-Wan, i Skywalker, Han Solo) ci si trova davanti a due ore di assoluto godimento. Due ore in cui la coppia Jyn Erso/Cassian lascia comunque un segno indelebile nella saga, tanto che sarebbe bello (difficile, ma non impossibile) rivederli in altre storie dell'universo Star Wars. In ogni caso, anche solo per i rimandi alla storia originale e alla spettacolarizzazione di alcune scene che la rendono adatta ad adulti e bambini, la pellicola (decisamente promossa) merita di essere vista e vissuta, per godere ancora una volta di uno spettacolo (seppur amaro, poco deciso e poco approfondito) grandioso, immaginifico e indimenticabile. Voto: 8-