Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 25/10/2017 Qui - Era da tanto che volevo vedere 9, film di animazione del 2009 diretto da Shane Acker, basato sull'omonimo cortometraggio del 2005 che nel 2006 venne candidato all'Oscar. Del film infatti ne avevo sentito parlare tempo fa, ma a causa di molte dimenticanze ho sempre rimandato, ora per una strana coincidenza e dopo sfortunatamente avuto la notizia della dipartita di Martin Landau, una delle voci del cast originale del film in questione, ne ho approfittato e l'ho finalmente visto. Anche perché del grande attore americano solo ultimamente, grazie al bellissimo thriller Remember (in cui insieme a Christopher Plummer, che ritroviamo anche qui nel notevole cast di voci, ha dato prova della sua bravura), ho avuto modo di conoscerlo fino in fondo, giacché proprio non saprei (seppur certamente qualcuno sicuramente) se qualche altro film con lui protagonista ho mai visto. Probabilmente Ember: Il mistero della città di luce, Frankenweenie (in cui ha prestato la voce) e qualche altro vecchio film, anche se sono ricordi un po' sfocati. Ma tralasciando ciò, quando se ne va un grande attore (e ultimamente purtroppo sta accadendo troppo spesso) è sempre un dispiacere, soprattutto nel caso in cui come questo scopro, anche grazie al suo prezioso supporto (perché importante è in questo film l'interpretazione degli attori per far rendere al meglio i loro personaggi, tra cui ovviamente un perfetto e convincente Martin Landau, capace nel suo poco tempo a disposizione di fare la differenza), un piccolo e autentico gioiellino, soprattutto per un particolare, ovvero lo zampino del grandissimo Tim Burton. Ma prima di addentrarci nel film in questione un piccolo ringraziamento a chi ha collaborato ed ai partecipanti della rassegna (Commemoration Days) che io oggi comincio, fatta per commemorare grandi artisti e attori che quest'anno ci hanno lasciati e che durerà per un po' di giorni. Tim Burton dicevo, lui che insieme a Timur Bekmambetov (regista dell'inutile remake di Ben-Hur), entrambi in veste di produttori, hanno avuto la brillante idea di riscoprire il corto originale del regista Shane Acker, che si è fatto conoscere proprio per quel bellissimo cortometraggio (che ho recuperato dopo la visione del film), e di sviluppare pertanto questo lungometraggio d'animazione di sbalorditivo livello tecnico.
Shane Acker infatti ha preso spunto da i lavori animati del grande regista visionario, per realizzare questo film che, nonostante sia stato realizzato con la grafica computerizzata, ricorda appunto, soprattutto nello stile delle immagini e per l'uso dei pupazzi animati, la tecnica del passo uno usata dallo stesso Burton per la realizzazione di film come Nightmare Before Christmas del 1993 e La sposa cadavere del 2005 (due capolavori indiscussi). Quando difatti 9 (il protagonista) prende vita, a seguito di un incredibile e particolare esperimento (nel quale risiede la speranza di un nuovo inizio) che un vecchio scienziato pratica, si ritrova in un mondo post-apocalittico (dove le macchine hanno distrutto l'umanità e preso il totale controllo), privo di vita, cadente, malinconico e al tempo stesso inquietante. Tutti gli umani se ne sono andati ed è solo per un colpo di fortuna che 9 si imbatte in un piccolo gruppo di suoi simili, in cerca di rifugio da alcune spaventose macchine che vagano per il pianeta, anche loro prossime all'estinzione. Nonostante sia l'ultimo arrivato del gruppo di "bambole" però, 9 convince gli altri che non serve a nulla nascondersi, che devono essere loro ad attaccare, se vogliono sopravvivere, cercando inoltre di scoprire per quale misteriosa ragione le macchine provano in tutti i modi a distruggerli. 9 e i suoi nuovi compagni si preparano così alla battaglia, scoprendo ben presto però che il futuro del mondo dipende da loro.
Sembrerebbe una trama semplice a dir così quindi, se non fosse per un bellissimo ed incantevole particolare, ovvero che i pupazzi non sono altro che (e non è uno spoiler) pezzi dell'anima del loro creatore. Ognuno infatti rappresenta un aspetto dell'anima che lo scienziato ha infuso in loro poco prima della sua morte. 9 pupazzi di pezza, con 9 personalità, 9 'fisici' e 9 tipi di espressività differenti. 1 (Christopher Plummer) è il più anziano e leader imposto del gruppo, ossessionato dal bisogno di nascondere se stesso e i suoi compagni dalla "bestia" meccanica. E' testardo, irritabile e non accetta idee diverse dalle proprie. Si avvale dell'energico 8 per imporsi. La forza enorme compensa la mancanza di intelligenza, e ben si associa all'ottusità di 1. 2 è l'inventore (eccezionalmente interpretato da Martin Landau), la parte più attiva e pragmatica del professore. Si contrappone probabilmente a 6, un apparente pazzo che trascorre il tempo a dipingere un simbolo misterioso, lato più artistico che vede il mondo sotto un punto di vista diverso rispetto ai compagni. 3 e 4, i pupazzi gemelli, sono degli archivisti e catturano ogni particolare, ma non hanno il dono della parola (sono la curiosità e il mistero tipici di uno scienziato). 5 (John C. Reilly) è il curatore. Cieco di un occhio, ha un carattere remissivo, renitente e leale (la fede dello scienziato). 7, la parte femminile e più dinamica dell'anima (Jennifer Connelly), darà una smossa alla paura e permetterà al gruppo di uscire dal suo bozzolo (rappresenta il coraggio, la tenacia, e per contrasto anche il lato femminile che ogni uomo possiede).
Per finire c'è 9 (con la voce originale di Elijah Wood), ultimo della serie, che ha l'onere di iniziare la rivoluzione contro la macchina e di spingere i suoi compagni ad avere dei dubbi sullo scopo della loro esistenza (è l'umanità dello scienziato, disposto a mettere a repentaglio la sua esistenza pur di conoscere il significato della vita e il suo scopo). A tal proposito, e come anticipato prima ed appena sottolineato, proprio l'interpretazione degli attori che hanno prestato le loro voci rendono i personaggi molto più che fantocci con un numero sulla schiena, in cui lo spettatore si diverte (scusate perciò se vi ho tolto la soddisfazione) ad identificare il tratto peculiare che lo caratterizza. Come detto altresì, in particolar modo la pellicola usufruisce (soprattutto per l'originale ambientazione oscura, violenta e spaventosa, sviluppata con cura e perizia, ricca di bei personaggi ben sviscerati e citazioni cinefile notevoli, da 2001 di Kubrik, a Matrix) di un atmosfera e di una caratterizzazione grafica affascinante e melanconica, ma non è tutto, anche di una colonna sonora ispirata e di una trama che obbliga lo spettatore a non soffermarsi al mero divertissement. Dopotutto questo non è un cartone per bambini, che non riuscirebbero a coglierne il significato cupo, la morale e il profondo dramma psicologico dei personaggi (il rapporto uomo-macchina, macchina-progresso, uomo-futuro).
Le vicende dei nove pupazzi dotati di anima infatti (anche grazie all'animazione che fa di suo punto forte la dolce empatia dei protagonisti nei confronti dello spettatore) coinvolgono profondamente, il protagonista poi è assolutamente un non-eroe, il più comune forse tra i suoi stessi simili (che con visi poco delineati, ma molto espressivi, occhi ingenui, e le poche parole riescono a entrare velocemente in sintonia coi protagonisti), in grado di combinarne di tutti i colori fino al toccante finale. Esso è infatti, come tutto il film (anche se simile eppur diverso dai capolavori burtoniani, se Burton riempiva i suoi personaggi di ironia, Acker elimina l'elemento di divertimento per far un film d'animazione adulta), girato con uno stile visivo di grande impatto che incanta con immagini degne di Wall-E e dei migliori film d'animazione. Violento e triste, può spaventare i più piccoli e far riflettere i più grandi. E non è cosa da poco. Nel film, infatti, bene si mescolano una trama interessante, un'atmosfera post-apocalittica ed inquietante e scene d'azione che catturano letteralmente lo spettatore per soli 79". La tecnica digitale in tal senso è ottima, i movimenti dei personaggi e delle macchine sono fluidi, credibili, tutto è particolareggiato in modo maniacale ma senza esagerazione.
La sceneggiatura per questo sa essere accattivante, il genio musicale di Danny Elfman sa farsi riconoscere e la narrativa del film lo ringrazia, anche se il film scorre via forse un po' troppo velocemente, a causa proprio della durata, con una storia che si evolve in breve tempo, trovando troppo rapidamente una degna, poco chiara e buonista (troppo?) conclusione. Anche perché uno dei pochi nei, se questo può esserlo, sta proprio nell'avere una trama poco complessa. Con altri 15 minuti, qualche informazione in più sulla storia e un finale in linea con il resto del film, sarebbe difatti forse stato meglio, seppur la solidarietà l'un l'altro, che prevale su tutto l'arco del film è una sensazione che da soddisfazione e orgoglio nel vederla. D'altronde la fantasia di contorno (che possiamo anche riscontrare in Coraline, di cui l'inizio è simile, anche se il resto della storia si contraddistingue per le ottime e suggestive scenografie, fino ad arrivare alla bellissima immagine tra la polvere sulle note di 9 Over the Rainbow) che troviamo in tutti i dettagli è semplicemente geniale, dai costumi a scenografie, dall'azione, a tutti oggetti. In più sembra anche possibile vedere l'impronta tangibile dei due produttori Tim Burton (vedere il numero 8 per credere) e Timur Bekmambetov (le scene d'azione comunque decisamente efficaci). Infine la costruzione interamente digitale dei pupazzi è perfetta, come anche la traduzione italiana ben riuscita, seppur il film è arrivato in Italia soltanto nella versione Blu-Ray.
Dove la pellicola funziona un po' meno è nella struttura, il ritmo difatti è un po' altalenante e ci sarebbero diversi aspetti che avrebbero meritato maggior introspezione a discapito magari di qualche scena action un po' eccessiva. Forse anche i personaggi, dal carisma tutt'altro che indimenticabile, con caratterizzazioni piuttosto insignificanti e dialoghi decisamente scialbi non aiutano tanto, ma nonostante ciò 9 rimane ugualmente un'opera prima notevole. La trama poi, togliendo la parte della classica ribellione dei robot, è originale e densa di significati, con un finale aperto con gocce di piacevole speranza. Senza dimenticare che questo bellissimo film d'animazione per adulti sa benissimo interessare amanti di diversi generi, azione, horror, fantascientifico, con una trama lineare (forse troppo) ma ben costruita, validi personaggi e adeguati colpi di scena. D'accordo, non siamo ai livelli di Up o Coraline, seppur in qualità, nonostante il budget chiaramente non al livello dei prodotti Pixar o Dreamworks, riesce a competere, ma 9 (un film cupo, oscuro e piuttosto affascinante) come detto, ha tante frecce interessanti al proprio arco. Intanto, ci dimostra che si può parlare di argomenti profondi e seri (totalitarismo, rapporto uomo-macchine, senso di umanità presunta e reale) in un genere che viene ancora troppo spesso accostato ai bambini, e che si può lanciare un messaggio anticonformista senza essere per questo retorici e/o banali. Peccato solo duri così poco e che a conti fanti proprio perfetto non è.
Tuttavia, per quanto 9 sia tutt'altro che un prodotto perfetto, ci conferma ancora una volta che la vera alternativa al cinema troppo fracassone e decisamente stupido viene dall'animazione. Perché se qualcuno avesse ancora bisogno di una conferma, 9 è l'ennesima dimostrazione che i lavori migliori del cinema americano contemporaneo ormai bisogna andarseli a cercare nell'animazione. Per questo agli amanti del genere questo è un titolo semplicemente imperdibile. Un titolo che merita certamente un 7 per la bellezza ed un più per l'emozione che suscita. Per concludere quindi non mi resta che dare un saluto a Martin Landau, un attore che forse ho conosciuto troppo tardi, ma che resta e resterà (anche per questo piccolo gioiello supportato dal suo grande carisma e le sue grandi doti interpretative) un grande attore, che ha lavorato con i più grandi tra cui Hitchcock e Francis Ford Coppola, ma anche proprio Tim Burton, che gli fece vincere un'Oscar, e soprattutto un grande artista, perché nonostante una certa fama cinematografica, è stato in realtà uno dei più grandi caratteristi della televisione americana, in un'epoca in cui la notorietà reale era solo dei divi hollywoodiani. Dopotutto lui era uno degli ultimi divi degli anni d'oro di Hollywood, un divo che non aveva una faccia che bucava lo schermo, ma che sapeva essere un sofisticato interprete, capace di impersonare a tal punto un personaggio, da sparire nei suoi panni. Infatti sulla scena Landau era magistralmente sempre qualcun altro. E per questo ci mancherà. Addio.
Per finire c'è 9 (con la voce originale di Elijah Wood), ultimo della serie, che ha l'onere di iniziare la rivoluzione contro la macchina e di spingere i suoi compagni ad avere dei dubbi sullo scopo della loro esistenza (è l'umanità dello scienziato, disposto a mettere a repentaglio la sua esistenza pur di conoscere il significato della vita e il suo scopo). A tal proposito, e come anticipato prima ed appena sottolineato, proprio l'interpretazione degli attori che hanno prestato le loro voci rendono i personaggi molto più che fantocci con un numero sulla schiena, in cui lo spettatore si diverte (scusate perciò se vi ho tolto la soddisfazione) ad identificare il tratto peculiare che lo caratterizza. Come detto altresì, in particolar modo la pellicola usufruisce (soprattutto per l'originale ambientazione oscura, violenta e spaventosa, sviluppata con cura e perizia, ricca di bei personaggi ben sviscerati e citazioni cinefile notevoli, da 2001 di Kubrik, a Matrix) di un atmosfera e di una caratterizzazione grafica affascinante e melanconica, ma non è tutto, anche di una colonna sonora ispirata e di una trama che obbliga lo spettatore a non soffermarsi al mero divertissement. Dopotutto questo non è un cartone per bambini, che non riuscirebbero a coglierne il significato cupo, la morale e il profondo dramma psicologico dei personaggi (il rapporto uomo-macchina, macchina-progresso, uomo-futuro).
Le vicende dei nove pupazzi dotati di anima infatti (anche grazie all'animazione che fa di suo punto forte la dolce empatia dei protagonisti nei confronti dello spettatore) coinvolgono profondamente, il protagonista poi è assolutamente un non-eroe, il più comune forse tra i suoi stessi simili (che con visi poco delineati, ma molto espressivi, occhi ingenui, e le poche parole riescono a entrare velocemente in sintonia coi protagonisti), in grado di combinarne di tutti i colori fino al toccante finale. Esso è infatti, come tutto il film (anche se simile eppur diverso dai capolavori burtoniani, se Burton riempiva i suoi personaggi di ironia, Acker elimina l'elemento di divertimento per far un film d'animazione adulta), girato con uno stile visivo di grande impatto che incanta con immagini degne di Wall-E e dei migliori film d'animazione. Violento e triste, può spaventare i più piccoli e far riflettere i più grandi. E non è cosa da poco. Nel film, infatti, bene si mescolano una trama interessante, un'atmosfera post-apocalittica ed inquietante e scene d'azione che catturano letteralmente lo spettatore per soli 79". La tecnica digitale in tal senso è ottima, i movimenti dei personaggi e delle macchine sono fluidi, credibili, tutto è particolareggiato in modo maniacale ma senza esagerazione.
La sceneggiatura per questo sa essere accattivante, il genio musicale di Danny Elfman sa farsi riconoscere e la narrativa del film lo ringrazia, anche se il film scorre via forse un po' troppo velocemente, a causa proprio della durata, con una storia che si evolve in breve tempo, trovando troppo rapidamente una degna, poco chiara e buonista (troppo?) conclusione. Anche perché uno dei pochi nei, se questo può esserlo, sta proprio nell'avere una trama poco complessa. Con altri 15 minuti, qualche informazione in più sulla storia e un finale in linea con il resto del film, sarebbe difatti forse stato meglio, seppur la solidarietà l'un l'altro, che prevale su tutto l'arco del film è una sensazione che da soddisfazione e orgoglio nel vederla. D'altronde la fantasia di contorno (che possiamo anche riscontrare in Coraline, di cui l'inizio è simile, anche se il resto della storia si contraddistingue per le ottime e suggestive scenografie, fino ad arrivare alla bellissima immagine tra la polvere sulle note di 9 Over the Rainbow) che troviamo in tutti i dettagli è semplicemente geniale, dai costumi a scenografie, dall'azione, a tutti oggetti. In più sembra anche possibile vedere l'impronta tangibile dei due produttori Tim Burton (vedere il numero 8 per credere) e Timur Bekmambetov (le scene d'azione comunque decisamente efficaci). Infine la costruzione interamente digitale dei pupazzi è perfetta, come anche la traduzione italiana ben riuscita, seppur il film è arrivato in Italia soltanto nella versione Blu-Ray.
Dove la pellicola funziona un po' meno è nella struttura, il ritmo difatti è un po' altalenante e ci sarebbero diversi aspetti che avrebbero meritato maggior introspezione a discapito magari di qualche scena action un po' eccessiva. Forse anche i personaggi, dal carisma tutt'altro che indimenticabile, con caratterizzazioni piuttosto insignificanti e dialoghi decisamente scialbi non aiutano tanto, ma nonostante ciò 9 rimane ugualmente un'opera prima notevole. La trama poi, togliendo la parte della classica ribellione dei robot, è originale e densa di significati, con un finale aperto con gocce di piacevole speranza. Senza dimenticare che questo bellissimo film d'animazione per adulti sa benissimo interessare amanti di diversi generi, azione, horror, fantascientifico, con una trama lineare (forse troppo) ma ben costruita, validi personaggi e adeguati colpi di scena. D'accordo, non siamo ai livelli di Up o Coraline, seppur in qualità, nonostante il budget chiaramente non al livello dei prodotti Pixar o Dreamworks, riesce a competere, ma 9 (un film cupo, oscuro e piuttosto affascinante) come detto, ha tante frecce interessanti al proprio arco. Intanto, ci dimostra che si può parlare di argomenti profondi e seri (totalitarismo, rapporto uomo-macchine, senso di umanità presunta e reale) in un genere che viene ancora troppo spesso accostato ai bambini, e che si può lanciare un messaggio anticonformista senza essere per questo retorici e/o banali. Peccato solo duri così poco e che a conti fanti proprio perfetto non è.
Tuttavia, per quanto 9 sia tutt'altro che un prodotto perfetto, ci conferma ancora una volta che la vera alternativa al cinema troppo fracassone e decisamente stupido viene dall'animazione. Perché se qualcuno avesse ancora bisogno di una conferma, 9 è l'ennesima dimostrazione che i lavori migliori del cinema americano contemporaneo ormai bisogna andarseli a cercare nell'animazione. Per questo agli amanti del genere questo è un titolo semplicemente imperdibile. Un titolo che merita certamente un 7 per la bellezza ed un più per l'emozione che suscita. Per concludere quindi non mi resta che dare un saluto a Martin Landau, un attore che forse ho conosciuto troppo tardi, ma che resta e resterà (anche per questo piccolo gioiello supportato dal suo grande carisma e le sue grandi doti interpretative) un grande attore, che ha lavorato con i più grandi tra cui Hitchcock e Francis Ford Coppola, ma anche proprio Tim Burton, che gli fece vincere un'Oscar, e soprattutto un grande artista, perché nonostante una certa fama cinematografica, è stato in realtà uno dei più grandi caratteristi della televisione americana, in un'epoca in cui la notorietà reale era solo dei divi hollywoodiani. Dopotutto lui era uno degli ultimi divi degli anni d'oro di Hollywood, un divo che non aveva una faccia che bucava lo schermo, ma che sapeva essere un sofisticato interprete, capace di impersonare a tal punto un personaggio, da sparire nei suoi panni. Infatti sulla scena Landau era magistralmente sempre qualcun altro. E per questo ci mancherà. Addio.
La rassegna continua domani e proseguirà nei giorni successivi: