martedì 2 aprile 2019

Doctor Strange (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 13/10/2017 Qui - Quattordicesimo titolo di quello che ormai viene chiamato "L'universo cinematico Marvel", Doctor Strange, film del 2016 diretto da Scott Derrickson, è fin dal titolo, una delle mosse più azzardate della casa di produzione, forse persino più di Ant-Man. Al pari dei Guardiani della galassia, il personaggio in questione è fra i meno conosciuti dal pubblico al di fuori della cerchia ristretta dei cultori dei fumetti Marvel (io infatti non conoscevo affatto), ed è, tra l'altro (da quello che prima ho percepito e poi visto), uno dei più bizzarri ed eccentrici, ma quasi sicuramente uno dei personaggi più affascinanti usciti dalle menti e dagli inchiostri di Steve Ditko e Stan Lee. Una origin story su queste basi quindi non era solo difficile da realizzare, ma per di più il risultato finale poteva rivelarsi di un kitsch estremo. Oltreché precipitare nel ridicolo, con il suo carico di misticismo New Age e orientalizzante. Invece, per fortuna, il regista e la sua squadra sono riusciti a contenere al minimo indispensabile le sferzate "mistiche", concentrandosi più sull'azione e sullo stupire lo spettatore, e, soprattutto, non trascurando la componente dell'autoironia, che in più occasioni salva il film dal cadere nel già menzionato ridicolo involontario. D'altronde in Doctor Strange, che ci mostra qualcosa di innovativo ed incredibilmente originale, come mai si era visto prima nei vari film, lo spettacolo straordinario e l'azione non mancano affatto, anche se per questo viene fuori il vero tallone d'Achille, la sceneggiatura, che produce un film che non sembra saper bene dove voler andare a parare, e spesso procede per semplice accumulazione, di effetti speciali, di combattimenti, di allenamenti, di scenette comico-ironiche, di lunghi e stanchi monologhi sul tema stantio dei supposti limiti della scienza che impedirebbero di vedere "oltre". E tuttavia il film, che certamente non brilla per acume o intelligenza data l'indubbia semplicità e superficialità della storia, girando su binari già percorsi, con cliché ed altro, riesce efficacemente ad andare avanti senza fermarsi. Anche perché, anche se questo non è difatti un film eccezionale, è però singolare, atipico, piacevole da seguire e vedere, e non è poco.
Storia semplice quindi, ma perché piacevole? Beh perché, a partire dal protagonista, presentato da una gustosa colonna sonora e da i suoi modi di fare, non si prende troppo sul serio. Il film infatti parte subito introducendo, dopo uno "strano" combattimento tra due "stregoni", Stephen Strange (Benedict Cumberbatch), un ricco neurochirurgo di notevole fama, capace ma arrogante, che proprio non riesce a nascondere il suo grande ego, come spesso gli fa notare la sua collega Christine Palmer (Rachel McAdams). Un giorno, però, la vita del dottore cambia per sempre a causa di un terribile incidente a bordo della propria Lamborghini, con conseguenze terribili, egli, infatti, perde sensibilità nell'uso delle mani, il che comporta la fine di una carriera di successo. Nonostante i numerosi interventi che lo portano all'impoverimento, Strange non riesce proprio a curare la sua condizione, ma le cose sono destinate a cambiare quando gli giunge voce che a Katmandu, in Nepal, si trova un luogo mistico chiamato Kamar-Taj, in cui forse avrebbe trovato quello che cercava...e anche di più. L'ex chirurgo, infatti, si ritrova faccia a faccia con l'Antico (Tilda Swinton), un essere da poteri incredibili che, anche grazie all'aiuto di Mordo (Chiwetel Ejiofor) e Wong (Benedict Wong), gli insegnerà a conoscere miriadi di realtà e dimensioni parallele oltre a quella che conosciamo, e gli darà le risorse (le armi, la forza e l'aiuto) per affrontare (e possibilmente sconfiggere) una minaccia di nome Kaecilius (Mads Mikkelsen), un suo vecchio allievo che ha tradito la sua setta in favore della Dimensione Oscura, governata dal terribile e potentissimo Dormammu.
E da qui ovviamente ne succederanno letteralmente di tutti i colori, dopotutto in questi anni il Marvel Cinematic Universe si è esteso in maniera esponenziale, raccontando un'infinità di storie in contesti differenti che combinano azione, avventura, fantascienza, fantasy e altro ancora, ma con Doctor Strange si esplora il confine tra le diverse realtà, attraverso manufatti mistici, portali dimensionali e un alto dosaggio di straordinari effetti speciali psichedelici, che richiamano notevolmente lo stile intricato del pittore Escher (quello delle scale "infinite") e a tratti anche Inception del 2010 di Christopher Nolan. In effetti, quasi tutte le sequenze in movimento di questa pellicola sono qualcosa di mai sperimentato prima all'interno dei cinecomics usciti nel corso del tempo. Benedict Cumberbatch, sempre più a proprio agio nel mondo del cinema, si cala perfettamente nel ruolo del protagonista, regalandoci un personaggio carismatico che ricorda molto Bruce Wayne e Tony Stark, sia per il carattere che per le sue avventure, in effetti, l'origin story in questione ricorda per certi versi sia Batman Begins che Iron Man, con un percorso di crescita abbastanza simile, sebbene poi prenda una strada propria e 'scollegata' dal mondo reale.
Scollegato è anche dagli altri film Marvel questo qui, dato che si ha la sensazione di guardare un film (e non una puntata tv) indipendente, slegato, ma è una bella sensazione. In più l'ambientazione orientale aiuta in questo senso. Eccezionale invece l'Antico, ottimamente interpretato da Tilda Swinton, attrice perfetta per un personaggio del quale è impossibile determinare l'età. Niente male i ruoli da supporter di Mordo e Wong, che aggiungono sicuramente molti elementi  al film e, grazie a loro, vengono esplorati valori come amicizia e fiducia (divertente invece il ruolo di Michael Stuhlbarg). Un po' meno apprezzabile, invece, il villain principale del film, Kaecilius, che soffre dello stesso problema di altri visti nei vari film, ovvero il mancato approfondimento e la motivazione, nonostante Mads Mikkelsen offra comunque una buona performance. Il tono del film è più cupo rispetto ad altri dello stesso genere e alcune scene sono condite da un maggiore tasso di violenza, complice il fatto che il regista nella sua carriera ha diretto prevalentemente pellicole horror, come Sinister (meglio il primo del secondo, qui), nonostante non manchi come detto la divertente vena umoristica tipica dei Marvel Studios, anche nei momenti più seri, e la colonna sonora composta da Michael Giacchino si rivela eccellente, anche se non ai livelli dell'inarrivabile Guardiani della Galassia (del primo s'intende, perché il secondo mi manca).
Vi sono, inoltre, alcuni citazionismi della cultura popolare ed ovviamente la solita straordinaria apparizione di Stan Lee. Ma come spesso succede non tutto è oro quello che luccica. D'altronde la storia non è poi così "strana", anzi, lineare e del tutto scontata (già vista tante altre volte), dove gli infiniti spunti offerti dalla trama comunque non vengono mai particolarmente sviluppati (povera la mia adorata Rachel McAdams, trascurata e dimenticata). Tanto che essi impediscono al film di elevarsi dalla media di quel cosiddetto genere di film di supereroi, che pare ormai aver raggiunto la saturazione (o quasi, basti vedere, a titolo di esempio il recente fiasco, quantomeno in termini di qualità, di Suicide Squad). Ma è il piacevolissimo sfruttamento del digitale a valere "il prezzo del biglietto" e la visione, di solito (ma non sempre) aborrisco il troppo morboso uso della tecnologia, ma in questo caso è pienamente giustificato. Le scene paradossali a specchio, gli altri mondi, le immagini psichedeliche, il delirio di colori e sfumature è davvero eccezionale, e soddisfacente. In Doctor Strange infatti, la realtà e il tempo vengono manipolati sovvertendo non solo la logica, ma anche le leggi comunemente accettate dalla fantasia. L'effetto però non è affatto spiacevole, grazie anche alla presenza di buone dosi di ironia (che lasciano appunto spazio anche a qualche risata) in una storia dal ritmo altissimo e sempre carica di tensione.
Dopotutto nonostante qualche piccolo errore in termini di sviluppo della trama e qualche altra imperfezione come, appunto, il villain, questo nuovo capitolo del franchise si rivela uno dei migliori dei Marvel Studios, oltre che uno dei più riusciti di sempre, che apporta notevoli modifiche che sconvolgeranno per sempre il futuro della saga e regala, allo stesso tempo, una ventata d'aria fresca. Niente di trascendentale certo, ma comunque un film godibile. Cast indicato, belle scene (notevole tecnicamente tutta la sequenza finale nell'universo parallelo, pieno di colori), scontri ben fatti per un classico film Marvel. Un film che, a mio avviso quindi, è da vedere, diverte, cattura l'attenzione (fra prospettive e paradossi alla Escher visivamente ammalianti e coinvolgenti e straordinari effetti speciali), distrae e rilassa al contempo (soprattutto per chi ama il genere), coinvolge lo spettatore, e si conclude con un finale inaspettato (e i sempre presenti titoli di coda), ben costruito, ma che certamente rappresenta intelligentemente il prologo per un interessante sequel. Insomma un film, e anche il regista (da tener sicuramente d'occhio), promosso a discreti voti. Voto: 7,5