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martedì 30 aprile 2024

Comandante (2023)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/04/2024 Qui - Pierfrancesco Favino tiene abilmente le fila di una storia che ha come leitmotiv la legge del mare. Salvatore Todaro è un uomo di mare, regge un equipaggio, lo dirige, è in grado di intravedere anticipatamente l'andamento delle situazioni, ma innanzitutto è un uomo e un uomo non può lasciare morire altri uomini, anche se si sta combattendo una guerra. Edoardo De Angelis utilizza un fatto storico per fornirci un messaggio: in mare gli uomini si salvano, sempre e a prescindere. Una narrazione talvolta rarefatta che coincide con i claustrofobici interni del sommergibile. Bella la caratterizzazione dei marinai imbarcati e toccanti le parole del protagonista. Indubbiamente un film di livello che, nonostante le due ore ed una certa (evitabile) retorica, non annoia, anzi, regala sopite emozioni. Voto: 6,5 [Paramount Plus]

mercoledì 16 settembre 2020

L'ospite (2018)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 16/09/2020 Qui - Il Daniele Parisi di Orecchie, in un'altra brillante, sarcasticamente credibile, commedia. Potrebbe essere infatti lo spaccato di vita di chiunque quello raccontato da Duccio Chiarini in questo film. Una vita ordinaria, fatta di alti e bassi (forse più bassi che alti) tra un amore che finisce, una famiglia che preoccupa, malattie e stress, problemi lavorativi e la continua ricerca di sé stessi, crescita e perdita, figli forse voluti ma non cercati, amicizia e tradimento. Insomma, la vita nella sua (normale) quotidianità. A sopperire la mancanza di originalità c'è il garbo e l'eleganza emotiva del racconto, attraverso gli occhi del protagonista che condivide con il pubblico le sue paure, le emozioni e le incertezze, sotto una regia pulita, un ritmo narrativo lineare e una discreta prova attoriale (del protagonista ma anche di Silvia D'Amico e Sergio Pierattini, nonché di tutti gli altri). Un film centratissimo, fatto di incastri "diabolici" e che, soprattutto, sa usare l'arma dell'ironia e del sarcasmo anche quando la situazione sembra implodere (come succede spesso nella realtà). Una sceneggiatura equilibrata che non cede mai spazio a ruffianerie e sdolcinature fini a loro stesse (menzione obbligata per la coppia di genitori del protagonista: memorabili). Non il massimo in ambito dramedy, ma pellicola meritevole di attenzione. Voto: 6+

venerdì 5 luglio 2019

Orecchie (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2019 Qui - Il film Orecchie, dal titolo alquanto singolare, racconta ciò che di assurdo capita in una giornata al protagonista non appena una mattina si sveglia ed avverte un fastidioso fischio all'interno del suo orecchio. Egli dapprima legge il biglietto della propria ragazza che gli comunica che un suo amico (di cui peraltro l'uomo non si ricorda affatto) è improvvisamente deceduto e che il funerale si svolgerà alle sette della sera, poi nel suo girovagare per la città al fine di raggiungere un otorino laringoiatra per farsi diagnosticare la causa del fischio egli viene a contatto con personaggi strambi: dai medici che egli consulta, ad un suo alunno a cui dà lezioni private, ad una direttrice di giornale con cui ha un colloquio per un'eventuale assunzione, alla stessa madre che ha una relazione sentimentale con un artista di strada, al suo ex-professore di filosofia con la consorte sino ad un "originale" prete che deve celebrare il funerale dell'amico. Questa intera galleria di personaggi ed il colpo di scena finale ribalterà completamente l'esistenza del protagonista. Questa è la trama sulla quale si sviluppa questa particolare e intelligente commedia, costata pochissimo (circa 150.000 euro, meno di un terzo di un film low budget) ma molto ben fatta sia sul piano tecnico sia su quello narrativo (la fotografia insieme al montaggio, molto dinamico soprattutto nella prima parte, e l'efficace colonna sonora sono difatti combinati in modo molto fluido e piacevole). On the road a piedi lungo un giorno, l'opera di Alessandro Aronadio (qui al suo secondo lungometraggio) ha un taglio tragicomico, pervasa da un senso di smarrimento e scollamento dalla realtà che appare al protagonista folle e incomprensibile. Un prodotto illuminante, che non si pone l'obiettivo di rendere il mondo un posto migliore, piuttosto cerca di guardarlo in modo diverso, dandogli un'altra possibilità, con l'ambizione di trasformare l'odissea del protagonista in una riflessione esistenziale.

venerdì 7 giugno 2019

Finché c'è prosecco c'è speranza (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/09/2018 Qui - Finché c'è prosecco c'è speranza (Giallo, Italia 2017): Un giallo che più classico non si può, e in tal senso ero indeciso sul voto da dare, perché se considerassi il soggetto e la sceneggiatura sarebbe un 4 pieno, c'è obiettivamente poca originalità nella storia, un noir neanche troppo complicato nella sua evoluzione. Di contro, se si valutano gli interpreti e alcuni aspetti tecnici (fotografia, musiche e scenografie, dopotutto siamo nel Veneto), possiamo alzare un po' il voto, ma di poco. Infatti Antonio Padovan si cimenta per la prima volta nella regia cinematografica e, sebbene la sua opera sia di tutto rispetto e, in linea generale, ben diretta, egli però non riesce, purtroppo, a consegnare una pellicola che si discosti dal semplice sceneggiato televisivo. Il film appare un po' senza verve, senza quella forza necessaria ad intrigare completamente lo spettatore perché, man mano che la storia si dispiega, la pellicola diviene quasi scontata e, pertanto, parecchio prevedibile. Un vero peccato perché la figura dell'ispettore è invece molto ben interpretata dall'attore Giuseppe Battiston (forse anche meglio che ne I delitti del BarLume) la cui presenza, anzi, si rivela fondamentale ad innalzare il valore di quest'opera cinematografica (anche se qui sembra comunque annaspare in una sceneggiatura decisamente poco brillante). Non mancasse che non tutto è bene a fuoco ed alcuni personaggi (soprattutto quelli femminili, tra cui quello interpretato da Liz Solari, già vista in Sei mai stata sula Luna?) rimangono un po' indefiniti (alcuni personaggi di contorno poi risultano essere inutili orpelli). E alla fine perciò ne esce un prodotto con poche, troppo poche, "bollicine" e si sa, per un Prosecco che si rispetti quest'ultime son tutto. Voto: 5,5

lunedì 7 gennaio 2019

Non essere cattivo (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 09/07/2016 Qui - Non essere cattivo è un drammatico film del 2015 diretto da Claudio Caligari, al suo terzo e ultimo lungometraggio (deceduto poco dopo il termine delle riprese), trentadue anni dopo Amore tossico e diciassette dopo L'odore della notte, e prodotto dal suo amico Valerio Mastrandrea. Il film che pare essere una continuazione di Amore tossico (divenuto cult, ci sono anche molte similitudini), racconta una storia cruda con stile dissonante che unisce gusto del grottesco, lirismo poetico e realismo minuzioso, e mette in scena una storia di droga e di perduta giovinezza, in cui la necessità di maturare coincide con la necessità di sopravvivere in un microcosmo in cui il traffico di droga è la modalità più ovvia di lavorare e di mettere insieme un po' di soldi. In particolare, seguiamo le vicende di Vittorio e Cesare, amici da una vita e compagni di (dis)avventure tra traffici illeciti, cocaina e alcol, un modello topico di gioventù perduta. I due hanno infatti poco più di vent'anni, ma i due non sono solo amici da sempre ma sono "fratelli di vita". Fratelli e figli della borgata romana sottoproletaria con una vita di eccessi, si arrabattano per la sopravvivenza tra spaccio, furti e tentativi di riscatto sociale e umano. Vivono in simbiosi ma hanno anime diverse, entrambi alla ricerca di una loro affermazione, ma poiché sono ormai avvezzi agli sbalzi tra "il senza una lira" e parecchi soldi di equivoca provenienza che consente macchine potenti, locali notturni e droga, si azzuffano, si fanno di cocaina, eroina e altro, si ubriacano fino allo sballo, rischiando spesso la vita. Vittorio però dopo una crisi da overdose, in cui appare allucinato e vede un pullman con dei circensi in mezzo alla strada, che non c'è, con gli occhi sbarrati da rasentare il comico, decide fermamente di smettere e lavorare anche con scarso ma onesto guadagno. Incontra anche una donna Linda e per salvarsi prende le distanze da Cesare, che invece sprofonda inesorabilmente. Cesare infatti, il più impetuoso e sregolato, che vive con la madre e la nipotina affetta da Aids (trasmessogli dalla madre, ormai morta), alla morte di quest'ultima dà i numeri e mette a rischio quello che di buono era riuscito a creare anche grazie all'aiuto di Vittorio che ritrovato poco tempo dopo l'aveva aiutato coinvolgendolo nel lavoro. Cesare difatti finalmente intenzionato a cambiare vita, frequenta Viviana (una ex di Vittorio) e sogna di costruire una famiglia insieme a lei, ma il richiamo della strada avrà la meglio sui suoi propositi. Ma nonostante le continue cadute dell'amico (e anche a dispetto delle discussioni che deve affrontare con Linda su questo punto) Vittorio non abbandonerà mai veramente Cesare, in virtù del legame fortissimo che li unisce e nella speranza di poter guardare al futuro con occhi nuovi insieme, perché tragici imprevisti purtroppo accadono.

venerdì 21 dicembre 2018

Fino a qui tutto bene (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 01/04/2016 QuiFino a qui tutto bene è un film del 2014 diretto da Roan Johnson, che ha curato per Sky la regia de I delitti del BarLume. Film in cui si racconta di un gruppo di neo laureati i quali devono abbandonare la casa (a Pisa) dove per anni hanno condiviso giornate (durante gli studi), mangiando assieme, scontrandosi, innamorandosi e passando intere nottate sui libri, tra feste, gioie e dolori, al fine di affrontare la propria nuova vita da adulti. Ma quel momento così divertente, acerbo e allo stesso tempo protetto, sta per giungere al termine e i protagonisti dovranno assumersi le loro responsabilità. Prenderanno strade, direzioni diverse, andando incontro a scelte che cambiano tutto, incontro a scelte che cambieranno quell'idilliaco equilibrio. Alcuni rimarranno nella propria città, altri sceglieranno di partire per lavorare all'estero. Protagonisti Paolo Cioni (Cioni, l'elemento più stralunato e naif del gruppo, che si avvia a rientrare a casa dai genitori), Silvia D’Amico (Ilaria, una sessualità disinibita che le porta una gravidanza non voluta e un probabile ritorno nella provincia laziale), Alessio Vassallo (Vincenzo, laureato in vulcanologia, destinato a raccogliere l'offerta di una cattedra da professore associato in Islanda), la sua fidanzata Francesca (Melissa Anna Bartolini) che non condividerà con lui la scelta, ma continuerà a sperare in una carriera teatrale nel gruppo "I poveri illusi", insieme ad Andrea (Guglielmo Favilla), frustrato dalla mancanza di occasioni e dalla separazione da Marta (Isabella Ragonese), che invece "ce l'ha fatta". Su tutto aleggia la presenza discreta di Michele, loro amico ed ex inquilino morto in un incidente che cela un suicidio per loro ancora indecifrabile quanto il futuro che li attende. Il film racconta proprio questo, gli ultimi tre giorni di cinque amici che hanno condiviso il momento probabilmente più bello e intenso della loro vita, che difficilmente dimenticheranno.