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venerdì 7 giugno 2019

Finché c'è prosecco c'è speranza (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/09/2018 Qui - Finché c'è prosecco c'è speranza (Giallo, Italia 2017): Un giallo che più classico non si può, e in tal senso ero indeciso sul voto da dare, perché se considerassi il soggetto e la sceneggiatura sarebbe un 4 pieno, c'è obiettivamente poca originalità nella storia, un noir neanche troppo complicato nella sua evoluzione. Di contro, se si valutano gli interpreti e alcuni aspetti tecnici (fotografia, musiche e scenografie, dopotutto siamo nel Veneto), possiamo alzare un po' il voto, ma di poco. Infatti Antonio Padovan si cimenta per la prima volta nella regia cinematografica e, sebbene la sua opera sia di tutto rispetto e, in linea generale, ben diretta, egli però non riesce, purtroppo, a consegnare una pellicola che si discosti dal semplice sceneggiato televisivo. Il film appare un po' senza verve, senza quella forza necessaria ad intrigare completamente lo spettatore perché, man mano che la storia si dispiega, la pellicola diviene quasi scontata e, pertanto, parecchio prevedibile. Un vero peccato perché la figura dell'ispettore è invece molto ben interpretata dall'attore Giuseppe Battiston (forse anche meglio che ne I delitti del BarLume) la cui presenza, anzi, si rivela fondamentale ad innalzare il valore di quest'opera cinematografica (anche se qui sembra comunque annaspare in una sceneggiatura decisamente poco brillante). Non mancasse che non tutto è bene a fuoco ed alcuni personaggi (soprattutto quelli femminili, tra cui quello interpretato da Liz Solari, già vista in Sei mai stata sula Luna?) rimangono un po' indefiniti (alcuni personaggi di contorno poi risultano essere inutili orpelli). E alla fine perciò ne esce un prodotto con poche, troppo poche, "bollicine" e si sa, per un Prosecco che si rispetti quest'ultime son tutto. Voto: 5,5

domenica 19 maggio 2019

Il cliente (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 06/04/2018 Qui - Finzione e realtà, violenza e bontà, vendetta e perdono, onta e onore, cultura e ignoranza, formalità e spontaneità, indifferenza e solidarietà, sono solo alcune delle dicotomie messe in campo dal film Il cliente di Asghar Farhadi. Il regista iraniano di Una separazione (già Premio Oscar per il Miglior Film Straniero) torna a Teheran (dopo Il passato, girato in Francia ed in francese) ed affronta (come spesso è solito fare) la complessità delle relazioni umane, in particolare all'interno della coppia come nei due film precedenti. Non a caso questo film del 2016 analizza il dramma di una famiglia iraniana di classe media. E quindi viene mostrato come un singolo evento (una misteriosa aggressione) sconvolga gli equilibri e gli animi dei protagonisti (tra ricerca del colpevole e desiderio di dimenticare), facendo emergere parti nascoste del loro carattere, che neanche loro conoscevano. Come spesso gli accade infatti, un po' per strategia un po' per mestiere, a Farhadi piace mettere i personaggi al centro di tensioni crescenti, per quanto accade all'esterno ma soprattutto all'interno delle relazioni tra persone. Era così in About Elly, il film che lo rivelò anche in Italia, e soprattutto nei suoi due successivi, e ancor di più nel precedente a questo con Bérénice Bejo, dove gli scontri tra i personaggi erano molto esasperati. Qui all'inizio sembra diverso, a parte la casa pericolante (si vede fuori una gru che sta effettuando dei lavori) che spinge tutti a lasciare le loro abitazioni, gli amici aiutano la coppia (una coppia di coniugi e attori facenti parte di una compagnia teatrale, lui è anche insegnante) a portar via le cose, un attore più anziano offre loro a condizioni di favore un suo appartamento che si è appena liberato. Certo, quella stanza chiusa zeppa di vestiti e oggetti della precedente inquilina prima li irrita e un po' li inquieta. Là ci viveva una donna, che non trova un'altra sistemazione e quindi non si decide a venire a riprendersi la sua roba. E che intanto non risponde alle telefonate, o se lo fa minaccia. Quella donna, si scoprirà, fa un mestiere "disonorevole", e una sera, credendola ancora lì, si farà vivo un suo cliente.