Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 04/01/2021 Qui - Idea buona, belle location, sceneggiatura simpatica. Peccato che il film, benché non risulti mai noioso, non riesca quasi mai a far ridere (o, almeno, sorridere). Cento minuti che scorrono senza pretese e senza emozioni (e, per fortuna, senza sbadigli). Pure la recitazione, a parte un Massimo Popolizio sprecato, non convince. Insomma, un prodotto guardabile ma che non lascia alcun segno (tanti cliché e poche gag memorabili, ma soprattutto penuria di sentimenti, un pizzico di pathos emotivo in più non avrebbe fatto male). E comunque l'idea del viaggio nel tempo con interazione di personaggi storici si era già vista in Non ci resta che piangere (1984), con ben altra resa filmica. Non c'è riuscito il recente Non ci resta che il crimine, non riesce neanche questo, di cui resta tuttavia da ammirare la capacità del duo Ficarra & Picone di trattare argomenti religiosi col loro usuale humour anti-volgare, senza esagerare con la satira. Voto: 5,5
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lunedì 4 gennaio 2021
venerdì 15 marzo 2019
Veloce come il vento (2016)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 16/06/2017 Qui - Non sono un fan di Stefano Accorsi, e non sono (come probabilmente ben sapete) un fiero paladino del cinema italiano, ma vedendo Veloce come il Vento, film del 2016 diretto da Matteo Rovere, conosciuto anche col titolo internazionale Italian Race e liberamente ispirato alla vita del pilota di rally Carlo Capone, sono rimasto nuovamente sorpreso, perché questo che è un sorprendente film sui motori, le corse, ufficiali o clandestine che siano, ma anche la lotta di una giovane per non perdere il suo futuro e uno scarto sociale che non si ravvede mai del tutto (personaggio/interpretazione che non passano inosservate), è un film più che discreto, imperfetto quanto si vuole ma ulteriore dimostrazione che un cinema italiano diverso e migliore è sempre possibile. E così dopo il supereroe romano, la cena delle beffe e rivelazioni, è il turno del "Fast and Furious" alla bolognese. In questo caso però, non si ritrovano le finezze di Lo chiamavano Jeeg Robot o le eccezionali movenze e caratteri di Perfetti Sconosciuti, ma Matteo Rovere, dopo due film abbastanza anonimi, sorprende nelle (molteplici) riprese a quattro ruote e approfitta in lungo ed in largo di un personaggio non arrotondato, non solo perché insegna come in gara le curve non si debbano fare per forza tonde. Personaggio che, quello di Loris De Martino (di cui Stefano Accorsi ne è l'incarnazione pressoché perfetta), sarebbe potuto rimanere certamente schiacciato dall'etichetta del tossicodipendente "tout court" ma che invece stupisce e colpisce. Un personaggio ironico nella sua tragicità, completo nel suo essere interiormente frammentato, un eterno fuori luogo che trova, in questa storia (che si gioca su due piani diversi, l'uno adrenalinico, colorato e rumoroso, l'altro discreto, quotidiano, silenzioso), un rifugio accogliente.
lunedì 7 gennaio 2019
Non essere cattivo (2015)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 09/07/2016 Qui - Non essere cattivo è un drammatico film del 2015 diretto da Claudio Caligari, al suo terzo e ultimo lungometraggio (deceduto poco dopo il termine delle riprese), trentadue anni dopo Amore tossico e diciassette dopo L'odore della notte, e prodotto dal suo amico Valerio Mastrandrea. Il film che pare essere una continuazione di Amore tossico (divenuto cult, ci sono anche molte similitudini), racconta una storia cruda con stile dissonante che unisce gusto del grottesco, lirismo poetico e realismo minuzioso, e mette in scena una storia di droga e di perduta giovinezza, in cui la necessità di maturare coincide con la necessità di sopravvivere in un microcosmo in cui il traffico di droga è la modalità più ovvia di lavorare e di mettere insieme un po' di soldi. In particolare, seguiamo le vicende di Vittorio e Cesare, amici da una vita e compagni di (dis)avventure tra traffici illeciti, cocaina e alcol, un modello topico di gioventù perduta. I due hanno infatti poco più di vent'anni, ma i due non sono solo amici da sempre ma sono "fratelli di vita". Fratelli e figli della borgata romana sottoproletaria con una vita di eccessi, si arrabattano per la sopravvivenza tra spaccio, furti e tentativi di riscatto sociale e umano. Vivono in simbiosi ma hanno anime diverse, entrambi alla ricerca di una loro affermazione, ma poiché sono ormai avvezzi agli sbalzi tra "il senza una lira" e parecchi soldi di equivoca provenienza che consente macchine potenti, locali notturni e droga, si azzuffano, si fanno di cocaina, eroina e altro, si ubriacano fino allo sballo, rischiando spesso la vita. Vittorio però dopo una crisi da overdose, in cui appare allucinato e vede un pullman con dei circensi in mezzo alla strada, che non c'è, con gli occhi sbarrati da rasentare il comico, decide fermamente di smettere e lavorare anche con scarso ma onesto guadagno. Incontra anche una donna Linda e per salvarsi prende le distanze da Cesare, che invece sprofonda inesorabilmente. Cesare infatti, il più impetuoso e sregolato, che vive con la madre e la nipotina affetta da Aids (trasmessogli dalla madre, ormai morta), alla morte di quest'ultima dà i numeri e mette a rischio quello che di buono era riuscito a creare anche grazie all'aiuto di Vittorio che ritrovato poco tempo dopo l'aveva aiutato coinvolgendolo nel lavoro. Cesare difatti finalmente intenzionato a cambiare vita, frequenta Viviana (una ex di Vittorio) e sogna di costruire una famiglia insieme a lei, ma il richiamo della strada avrà la meglio sui suoi propositi. Ma nonostante le continue cadute dell'amico (e anche a dispetto delle discussioni che deve affrontare con Linda su questo punto) Vittorio non abbandonerà mai veramente Cesare, in virtù del legame fortissimo che li unisce e nella speranza di poter guardare al futuro con occhi nuovi insieme, perché tragici imprevisti purtroppo accadono.
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