venerdì 5 luglio 2019

Orecchie (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2019 Qui - Il film Orecchie, dal titolo alquanto singolare, racconta ciò che di assurdo capita in una giornata al protagonista non appena una mattina si sveglia ed avverte un fastidioso fischio all'interno del suo orecchio. Egli dapprima legge il biglietto della propria ragazza che gli comunica che un suo amico (di cui peraltro l'uomo non si ricorda affatto) è improvvisamente deceduto e che il funerale si svolgerà alle sette della sera, poi nel suo girovagare per la città al fine di raggiungere un otorino laringoiatra per farsi diagnosticare la causa del fischio egli viene a contatto con personaggi strambi: dai medici che egli consulta, ad un suo alunno a cui dà lezioni private, ad una direttrice di giornale con cui ha un colloquio per un'eventuale assunzione, alla stessa madre che ha una relazione sentimentale con un artista di strada, al suo ex-professore di filosofia con la consorte sino ad un "originale" prete che deve celebrare il funerale dell'amico. Questa intera galleria di personaggi ed il colpo di scena finale ribalterà completamente l'esistenza del protagonista. Questa è la trama sulla quale si sviluppa questa particolare e intelligente commedia, costata pochissimo (circa 150.000 euro, meno di un terzo di un film low budget) ma molto ben fatta sia sul piano tecnico sia su quello narrativo (la fotografia insieme al montaggio, molto dinamico soprattutto nella prima parte, e l'efficace colonna sonora sono difatti combinati in modo molto fluido e piacevole). On the road a piedi lungo un giorno, l'opera di Alessandro Aronadio (qui al suo secondo lungometraggio) ha un taglio tragicomico, pervasa da un senso di smarrimento e scollamento dalla realtà che appare al protagonista folle e incomprensibile. Un prodotto illuminante, che non si pone l'obiettivo di rendere il mondo un posto migliore, piuttosto cerca di guardarlo in modo diverso, dandogli un'altra possibilità, con l'ambizione di trasformare l'odissea del protagonista in una riflessione esistenziale.
Cinico, caustico, Orecchie disegna un mondo pervaso da follia e vizi difficilmente sopportabili. Uno sguardo straniante, interessante e riflessivo sull'assurdità del mondo che ci circonda e sull'inetto odierno incapace di assoggettarsi alle stranezze altrui e per questo considerato ancora più pazzo degli altri. Il film infatti, in maniera pacata e quasi surreale presenta svariate assurdità del mondo di oggi o come tali appaiono al protagonista. Ma saranno proprio queste manifestazioni irrazionali e particolari ad insegnargli un atteggiamento diverso con cui d'ora in poi affrontare la propria vita, cambiandogli radicalmente le convinzioni in base a cui egli viveva. Il film è girato in bianco e nero (e non so quanto per scelta stilistica e quanto per mancanza di fondi, in ogni caso il risultato è funzionale), in maniera lineare nel corso del suo svolgersi ed intriso di un'ironia sottile che lo rende intelligentemente divertente. Arricchito poi da un cast pieno di volti noti e piacevoli del nostro cinema che vengono utilizzati con arguzia dal regista restituendo nobiltà alla definizione di "caratteristi" (Piera Degli EspostiRocco PapaleoIvan FranekMilena VukoticSonia Gessner, lo sceneggiatore Andrea Purgatori ed anche Silvia D'Amico) e centrato su un ottimo protagonista come Daniele Parisi (che ricorda un po' Claudio Santamaria e un po' Fabio Troiano), Orecchie finisce dunque per apparire abbastanza solido, al di là della sua apparente andatura svagata (un po' come sarà successivamente due anni dopo con l'altrettanto caustico e divertente Io c'è dello stesso regista Alessandro Aronadio). Solleva qualche dubbio solo l'ultima parte del film in cui, di fronte all'ovvia costrizione di dover chiudere i conti, si finisce per esagerare in sentimentalismo (inzeppando tutto quello che era stato accuratamente evitato fino a quel momento) e ci si lascia scappare qualche finale di troppo (non bastasse la seconda parte perde un po' ritmo, i dialoghi si dilungano a volte diventando quasi ripetitivi e anche alcune gag, per quanto verosimili e divertenti, risultano forse un po' forzate rischiando di scivolare nella macchietta). Nel complesso però è un film da vedere (una visione abbastanza curiosa, sufficientemente ritmata e godibile che strappa qualche sorriso e una piccola riflessione), divertente e dissacrante al punto giusto (si ride in maniera intelligente mai volgare o sguaiata). Un'opera, sia pure minore, tutta da scoprire ed apprezzare appieno. Voto: 6+